Il Tino e l'abitato
 

«Le strutture murarie attualmente visibili escludono l'attribuzione dei resti del villaggio ad un periodo protostorico, anche se i rinvenimenti di epoca villanoviana testimoniano l'antichissima frequentazione dell'area. La particolare posizione dominante sulla pianura Maremmana e sull'antico lago di Prile, la prossimità con Roselle, posta sulle colline attigue più basse e chiusa nella visuale verso sud proprio da Moscona, inducono a ritenere del tutto probabile l'esistenza di una qualche costruzione collegata con la vicina città etrusca e romana. Recentemente è stata fatta anche l'ipotesi che il Tino potesse far parte dei castra bizantini posti lungo l'antica viabilità romana, a presidio delle coste e dei porti maremmani, durante le fasi della conquista longobarda. In sostanza, appare del tutto plausibile considerare la fase bassomedievale (il castello di Montecurliano) come la rioccupazione di un sito precedentemente abitato. Resta da chiarire se la fortificazione degli Aldobrandeschi sia scaturita in seguito ad una fondazione ex novo, magari riutilizzando materiale di resulta di precedenti edificazioni, o dal semplice restauro di manufatti già definiti nell'impianto. Una serie di considerazioni sulla muratura, sulle dimensioni e sulla tipologia del castello, sembrano delineare la prima ipotesi, ovvero che si sia trattato di un atto fondativo coincidente con la fine del XII secolo» (F.MANGIAVACCHI 2002, pp.147-148).

POGGIO DI MOSCONA

PLANIMETRIA DELL'INSEDIAMENTO

(da F.MANGIAVACCHI 2002, pp.128-129)

 

TINO DI MOSCONA

T.1- PARETE NORD-OVEST

T.2- PARETE SUD-EST

Muratura a sacco con paramento in blocchi di pietra calcarea rozzamente sbozzata disposta su filari orizzontali. Riempimento in malta di calce e pezzame di pietra. Malta terrosa con scarsa presenza di calce.

T.3 - PORTA EST

T.4-PORTA OVEST

Accumuli di materiale dovuto al crollo delle aperture e di parte delle pareti.

T.5- Tracce di ambiente rettangolare. Identificabile angolo est.

T.6- Muro concentrico al Tino.

Faccia nord: conservati 2/3 filari di pietre. Nessuna traccia di malta.

Faccia sud: identificabile l'allineamento di pietre affioranti dal terreno.

T.7- Muro concentrico al Tino.

Identificabile l'allineamento di pietre.

CISTERNE

C.1- Cisterna all'interno del Tino.

Volta a botte, parzialmente crollata, in blocchi di pietra calcarea. Malta con scarsa presenza di calce. Rivestimento interno con intonaco di calce e frammenti di mattone (cocciopesto).

C.2 - Cisterna ovest.

Volta a botte, parzialmente crollata, in blocchi di pietra calcarea. Malta con scarsa presenza di calce. Rivestimento interno con intonaco di calce e frammenti di mattone (cocciopesto).

C.3 - Cisterna nord.

Volta a botte, parzialmente crollata, in blocchi di pietra calcarea. Malta con scarsa presenza di calce. Rivestimento interno con intonaco di calce e polvere di mattone (cocciopesto).

CINTA MURARIA

M.1- Tratto nord dello cortina difensiva.

Muratura a sacco con paramento in  blocchi di pietra calcarea disposti irregolarmente. Riempimento in terra argillosa e pezzame di pietra senza tracce di calce. Distacco della malta dalla sommità e dalla base del paramento esterno. Presenza di calce nella fascia centrale.

M.2. M3. M4. M5 - Tratti sud-est della cortina difensiva.

Muratura a sacco con paramento in blocchi di pietra calcarea disposti regolarmente. Riempimento in terra argillosa e pezzame di pietra senza tracce di calce. Distacco completo della malta dal paramento esterno.

ABITATO

A.1, A.2. A.3- Tracce di ambienti concentrici al Tino.

Parzialmente identificabili gli allineamenti di pietra calcarea.

A.5, A,6, A.7, A.8 - Tracce di ambienti addossati alla cinta muraria.

Parzialmente identificabili gli allineamenti di pietra calcarea.

RINVENIMENTI

F.1. F.2- Frammenti di macine.

AREA NON RILEVABILE

R.1, R,2 -Tracce di ambienti e accumuli di materiale. Il posizionamento degli ambienti A.6, A.7, A.8 risulta approssimativo.

 
Il Tino appare la parte maggiormente fortificata del Castello, ovvero quella che nell'Estimo di Montecurliano è indicata come "cassero" del castello. Relativamente ai resti dell'abitato e delle mura che lo recingono «Dall'analisi della muratura sembra emergere una discontinuità temporale tra la costruzione del Tino e quella della cerchia muraria. La cinta fortificata, pur essendo ovviamente costituita dallo stesso tipo di pietra calcarea prelevata sul posto, differisce per alcune caratteristiche: 1) per la disposizione meno curata degli elementi che non individuano filari orizzontali; 2) per le dimensioni dei blocchi che risultano in genere più piccoli rispetto a quelli del cassero; 3) per l'assenza di malta di calce nel legante utilizzato per il riempimento. E' importante rilevare che la pratica edilizia medievale privilegiava le costruzioni di maggior importanza utilizzando contemporaneamente tecniche murarie completamente dissimili secondo le esigenze. In questo caso, quindi, la tecnica muraria più scadente non sarebbe sufficiente per giustificare una datazione anteriore al Tino, al contrario, il tratto di muro T6-T7 che probabilmente prelude ad una continuazione della cinta muraria attorno al Tino stesso, sembrerebbe escludere un'origine precedente. Il perimetro della cortina potrebbe essere il risultato di un'opera condizionata dalla necessità di proteggere l'aggregato abitativo e di rafforzare le possibilità difensive del cassero, includendolo all'interno. Lungo il perimetro interno della cinta muraria sono rilevabili le tracce di numerosi ambienti che vi si addossavano. Il fatto che la recinzione mostri una propria autonomia rispetto alle abitazioni, presuppone l'esistenza di una pianificazione che vide realizzare prima la cortina difensiva ed in seguito la lottizzazione degli spazi interni. Il diverso grado di conservazione fra i grossi tratti di cinta muraria e le labili testimonianze delle abitazioni, esclude che la fortificazione del castello sia avvenuta su un borgo preesistente poiché, in questo caso, avrebbe dovuto coincidere con i muri esterni delle abitazioni. Non è da escludere che alcuni edifici fossero già presenti al momento della costruzione del castrum, ma si può supporre che si trattasse soltanto degli ambienti immediatamente circostanti al cassero, planimetricamente disposti a raggiera rispetto al Tino stesso. L'analisi planimetrica sembra quindi delineare la seguente sequenza urbanizzativa: cassero (Tino di Moscona) - abitazioni attorno al cassero e circuito murario - abitazioni lungo il perimetro murario. Dal punto di vista della tecnica militare, la forma della cinta muraria di Moscona non presenta spigoli o "angoli morti" nei quali l'assediante potesse avanzare lungo la diagonale esterna senza essere sottoposto al tiro frontale. Tuttavia la concezione difensiva appare piuttosto arcaica, poiché il perimetro presenta numerose parti convesse, che, se adatte per il tiro frontale, non offrivano altrettanta efficacia per il tiro laterale o "di fiancheggiamento"...Il rilievo dell'abitato, sebbene incompleto, permette di intuire i principi ordinatori dell'impianto urbanistico del castello. La planimetria sembra prefigurare uno schema a "ventaglio", di cui il Tino costituiva il fulcro. La cortina muraria, lungo la quale si addossavano le abitazioni, segue approssimativamente l'andamento di un settore circolare i cui raggi convergono sul cassero. Attorno alle direttrici interne, anch'esse convergenti sul Tino, si disponevano i lotti abitativi. Gli ambienti Al, A2, A3 e A4, posizionati concentricamente, andavano a formare uno slargo tra l'abitato e le mura del Tino stesso, forse una delle due platee censite nell'estimo del 1320. Sulla base della descrizione di Pecci possiamo ipotizzare che le porta del castello fosse posizionata nei pressi dell'angolo nord della cinta muraria, immediatamente sotto la cisterna C/3: "Si scorge una diritta strada che dalla porta del Castello, conduce, a linea retta al Cassaro; la porta del Castello riguarda verso Roselle..." e analogamente nella relazione del Santi: "Noi vi entrammo per un vestigio di porta, ed osservammo subito a dritta una stanzetta antica fatta a volta, che bene scorgesi essere stata fortemente intonacata, e colorita di rossigno alla maniera di alcune case dell'antica Pompeja." L'orientamento dei lotti confermerebbe l'esistenza di un percorso che conduceva dalla porta del castello alla porta nord del Tino, sul quale, in corrispondenza degli abitati AI-A2, uno slargo nella maglia edilizia andava a formare un'altra piccola piazza. Il rinvenimento dei frammenti di macine (FI e F2), sono l'indizio della presenza di laboratori produttivi che, probabilmente, si disponevano lungo questo tracciato principale. In base alla "Tavola delle Possessioni" possiamo accertare il patrimonio edilizio nel 1320: CASTRO DE MONTECURLIANO = CASALINUS 60, DOMUS 16, PLATEA 2; ROCCA DE MONTECURLIANO = DOMUS 6» (Ivi, pp.145-147).