I ritrovamenti archeologici
 

Frammenti di maiolica arcaica dal castello di Moscona. (Da F.MANGIAVACCHI 2002, fig.XXIII).«L'analisi del materiale ceramico rinvenuto, oltre a costituire la prova dell'identificazione con il castello di Montecurliano, induce ad alcune considerazioni legate all'abbandono del sito. I boccali a piede svasato rimandano ad un'età compresa tra gli ultimi decenni del XIII secolo e la prima metà del XIV (periodo di massima diffusione della tipologia), che concorda con la frequentazione dell'insediamento desunta dalle fonti. Il catino con bordo a nastro convesso, l'olIa con orlo ad arpione ed i vasi con piede a disco, sarebbero invece relativi ad una fase più tarda (seconda metà del XIV sec.-primi del XV) che potrebbe presupporre un utilizzo del castello fino alle soglie del quattrocento, in parziale contrasto con la notizia del completo abbandono di Montecurliano fin dal 1359» (Ivi, p.142).

Sebbene il Tino di Moscona, con la sua particolare forma, sia sempre stato oggetto di curiosità, ed argomento di ipotesi sul suo ruolo nel quadro della topografia storica del territorio attorno all'antica Roselle, in effetti il complesso fortificato di cui fa parte e l'area ad esso circostante non ha avuta l'attenzione degli archeologi che certo meriterebbe. I soli e limitatissimi scavi qui effettuati, infatti, sono quelli che eseguì Angelo Pasqui in occasione della sua esplorazione nel 1908 del Poggio di Moscona: dopo di questi nell'area vi sono stati solo rinvenimenti casuali, come quelli segnalati da Aldo Mazzolai (A.MAZZOLAI '61, pp.86-87). Dei risultati della sua esplorazione attorno al Tino il Pasqui riferisce nella sua Relazione... pubblicata nel 1909: «I lavori di esplorazione da noi eseguiti attorno a questo fabbricato hanno avuto lo scopo di assicurare che nelle terre circostanti si trovavano i segni di un'alta antichità, e lo scopo fu raggiunto, in modo che scavando attorno per un grande raggio emergono ovunque frammenti di vasellame d'impasto nero, manufatto e cotto a fuoco libero in modo che è tutto annerito. Inoltre si prova facilmente che questo vasellame è proprio del luogo, cioè ivi fabbricato, poiché nel suo impasto terroso sono visibilissime le particelle micacee e schistose di cui è pieno il terreno. Trovai pure qualche avanzo dell'industria litica,  ma per la ricerca di questo materiale occorre-
rebbe un tempo lunghissimo perché bisognerebbe mettere al nudo tutto il terreno circostante alla fortezza, e, quasi direi, vagliare la terra». Circa l'area circostante quella sommitale del Tino, il Pasqui nel Saggio... del 25 aprile 1908 annota: «Scendendo per un leggiero declivio denominato il Grascetone, incontrammo lungo una linea di muraglie, costruite a sostegno della terra ed a protezione del declivio stesso contro le acque torrenziali, che discendono dalla Moscona, i segni di un sepolcreto di età antichissima, i cui manufatti frammentari corrispondevano nella loro tecnica a quelli raccolti dentro la località abitata. Le acque però avevano compiuta una radicale distruzione, in modo che in quel punto dai tempi del sepolcreto ad oggi deve essere scomparso più di un metro d'altezza di terra, se si considera che il muro a sbarra trasversale, costruito appunto a difesa del sepolcreto è ora rasato completamente al suolo, e della terra non resta che qualche basso strato erboso tra le punte di scogli.

Frammento di macina in pietra dal castello di Moscona. (Da F.MANGIAVACCHI 2002, fig.XXII).

Qui nondimeno si fermarono più a lungo i nostri assaggi nella speranza di trovare; qualche sepolcro intatto o almeno qualche esempio di vaso, se non intero, tuttavia in tale stato da poterne studiare con sicurezza la forma. Si ebbero soltanto frammenti di orli e fondi di vasi rozzissimi di terra scura, fatti a mano e cotti a fuoco libero (taluni rimasti entro piccoli incavi originariamente internati nella terra, che oggi è venuta a mancare, che costituiscono semplici pozzetti con ossa umane cremate e riposte entro cinerari, altri internati nelle fessure e nelle insenature degli scogli). Se ne raccolsero vari aggruppamenti, ma tutti appartenevano a vasi dissimili e non ricomponibili. Tramezzo a questo vasellame, in una piccola insenatura naturale del masso, e in conseguenza nel fondo di un pozzetto con avanzi di un cinerario e di poche ossa combuste, si trovarono ammucchiate e quasi legate insieme due piccole spirali di semplici fili d'oro,  che furono usate nell'acconciatura dei ca-

pelli, due spirali grandi di filo d'argento, forse orecchini da inserirsi attorno al padiglione delle orecchie, e un 'altra spirale di filo d'argento sottile e più piccola, che costituiva un braccialetto. Null'altro si raccolse, sebbene con larghi scassi venisse ricercato quasi tutto il terreno. I saggi di scavo sulla Moscona si limitarono nelle zone all'aperto, cioè dove non era macchia; perchè così era stato convenuto con l'amministrazione dei fondi rustici; si chiusero quindi il4 aprile dopo pochi altri saggi sulla spianata più bassa del Grascetone, dove apparvero soltanto alcuni miseri avanzi di fabbricati d'eta romana, appartenenti a case rustiche...» (A. PASQUl, Saggio...1908, pp. 170-171).

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