I ruderi
 

L’abside «mostra un basamento sagomato ed una maggiore cura della muratura, che sui fianchi si fa più disordinata tanto da sembrare per la maggior parte il risultato di una ricostruzione, in parte realizzata con materiale di recupero» (G.Marrucchi, Chiese cit., p.84)

«Lo stato dei ruderi esistenti nella località in cui fu edificata l’abbazia è tale da rendere difficile stabilire quale pianta avesse in origine la chiesa di S.Pancrazio.

Di essa, infatti, non rimangono che i resti della terminazione absidale e parte delle pareti laterali, in muratura realizzata a sacco di spessore notevole (80-100 cm.), con incamiciatura sulle due facciate costituita da spesse lastre di arenaria squadrate e lavorate in facciavista, disposte a formare corsi orizzontali. "In analogia con altre chiese monastiche dello stesso periodo, ritengo però probabile che essa avesse una sola navata provvista di transetto. Se di quest'ultimo non rimane oggi traccia, penso che la lettura delle murature nella parte terminale della chiesa, (specie nella parte destra che si è meglio conservata), possa sostenere questa ipotesi. Il regolare paramento murario romanico sembra infatti interrompersi a poca distanza dalla curvatura absidale, per poi riprendere dopo circa sette metri nei fianchi della chiesa.
 

 

 


L’impiego di mattoni si riferisce alla fase edilizia relativa alla costruzione della cappella di S.Libertesca

Nella pianta e nello spaccato della chiesa che si conservano nell'Archivio di Stato di Firenze l'edificio sacro alla seconda metà del XVIII secolo era costituito da un vano ad aula con abside semicircolare e presbiterio leggermente rialzato e preceduto da un 'vestibolo', in gran parte rovinato. Quest'ultimo costituiva probabilmente la parte anteriore dell'antica chiesa di San Pancrazio che non fu recuperato al momento dell'edificazione della cappella di Santa Libertesca, quando la facciata fu arretrata e la chiesa ridotta a poco più della metà della sua originaria lunghezza. In questo caso, qualora cioè la lunghezza della chiesa medievale di San Pancrazio sia stata realmente quella riportata nella pianta settecentesca, a maggior ragione ritengo probabile che essa avesse in origine un transetto a controbilanciare una pianta ad aula, altrimenti sproporzionata per la sua eccessiva lunghezza». (G.Marrucchi, Chiese medievali della Maremma grossetana, Empoli 1998, pp.84-85).

   

In questa foto del 1925 (da G.Marrucchi, Chiese cit., p.82 fig.9) la parte inferiore della facciata della chiesa dedicata a S.Libertesca appare ancora in piedi: realizzata in mattoni, mostra una porta ad arco.

La tecnica edilizia del tratto intermedio , dove un abbondante letto di malta avvolge piccole pietre sommariamente sbozzate e frammenti di mattoni, denuncia invece un intervento successivo. Quest'ultimo può aver trasformato la chiesa monastica in una semplice cappella ad aula, nei cui fianchi furono praticate alcune aperture: una finestra piuttosto ampia ed un arco si aprivano nella parete meridionale, mentre in quella settentrionale erano state ricavate due piccole finestre in asse tra loro, una nicchia ed una porta che immetteva in un vano adiacente, probabilmente un locale di servizio…Credo di poter riferire tale trasformazione alla seconda metà del XVI secolo…La cappella di Santa Libertesca pare quindi essere stata ricavata nella parte presbiteriale della chiesa di San Pancrazio, le cui strutture murarie, forse proprio in virtù di questa trasformazione cinquecentesca, si sono conservate fino ad oggi.