La chiesa della Beata Libertesca
 

   

Archivio di Stato di Firenze, Piante Miscellanea, Scaf. G, palc.2,15, b, ‘Pianta e Spaccato della Chiesa della Badiola’

"La cappella sotto l'invocazione della beata Libertesca presentemente occupa una piccola parte dell'altra che vi avea ben grande il monachesimo, ha un solo altare e vi si celebra ogni dì festivo nel tempo che vi stanno i pescatori da un sacerdote ad arbitrio dei medesimi elettivo, sebbene a soddisfare il precetto pasquale debbano lutti presentarsi al pievano di Buriano che è il loro parroco e al medesimo spetta l'amministrare i sacramenti a tutta questa gente in ogni congiuntura durante la loro permanenza in questo luogo non ostante le varie contese che vi sono state rispetto alla jus parrocchiale tra questo pievano e il proposto di Castiglione della Pescaia, pretendendo ciascun di loro che l'Abbadia al Fango, ora l'Abbadiola, sia nel proprio territorio, ma invano per esser slato riconosciuto dai prelati che quantunque la vicinanza sia maggiore da Castiglione a qui debbano riconoscere queste persone per suo vero e legittimo parroco il pievano di Buriano, nell'amministrazione dei sacramenti" (F.Anichini, Storia ecclesiastica della Città e Diocesi di Grosseto, ms.1751 c.100) .

 

Un documento del 16 febbraio del 1489, conservato nell’Archivio Capitolare di Siena, riferisce che un eremita chiese in quell’anno di abitare ed officiare la chiesa di S.Pancrazio "massime per devozione a un corpo santo che v'era sepolto". Probabilmente questa notizia costituisce attestazione che già alla fine del XV secolo il culto della Beata Libertesca era legato alle rovine dell’antico edificio, in parte poi riutilizzate per la costruzione della nuova chiesa dedicata alla Beata. "Rifacendomi alla preziosa testimonianza dell’Anichini, credo di poter riferire tale trasformazione alla seconda metà del XVI secolo, quando l’operazione economica promossa dal granducato ed il culto sviluppatosi intorno a Santa Libertesca riportarono la vita alla Badiola, incentivandola costruzione di un nuovo luogo di culto" (G.Marrucchi , Chiese medievali della Maremma grossetana, Empoli 1998, p.85). La stessa studiosa (Ivi, p.84) osserva: " Ma nel 1776, come riportano gli atti della visita pastorale di Monsignor Franci, la messa presso l'oratorio non era più celebrata da dodici anni. Ciononostante l'edificio si manteneva ancora in buono stato, aveva un "altare in stucco con l'arme di Casa Medici" ed un "coro rotondo alla monastica", dove erano affrescate quattro immagini di santi. Sei anni più tardi il tetto della chiesa era in parte crollato ed essa si presenta "senza segnale di religione cattolica romana, non essendovi quadro alcuno né alcuna suppellettile"… negli atti della visita pastorale del 1818 si ricorda che "l'oratorio della Beata Libertesca all'Abbadiola non esiste più da molti anni".

 

"Nella Chiesa di Santa Maria Assunta di Buriano sono presenti le uniche superstiti testimonianze materiali del culto relativo alla Beata. La più importante è sicuramente l'altare a lei dedicato, situato in origine nei pressi dell'ingresso. L'altare conservava i resti della santa e fu qui che in una ricognizione effettuata nel 1638 il corpo di Libertesca fu trovato privo della testa e di un braccio…Interessante è un dipinto collocato sopra di esso e attribuito a Giuseppe Nicola Nasini (XVII-XVIII sec.). La tela raffigura in primo piano la Madonna con il Bambino; quest'ultimo tiene in mano un giglio mentre Libertesca offre una colomba. In secondo piano sono visibili San Giuseppe e - presumibilmente - Santa Margherita. Pur non potendo parlare di un'iconografia specifica data l'unicità della testimonianza si può notare che Libertesca viene qui rappresentata fanciulla e che in testa porta una corona di rose. E' presente nella chiesa anche un reliquiario in lamina d'argento (1706) che conserva il sangue della santa" ( P.Pellegrineschi, Beata Libertesca. Il culto e le testimonianze materiali, in M.Papa (a cura di), Viaggio in Maremma nei luoghidi fede, tra le figure e le testimonianze storiche e religiose, Amministrazione Provinciale di Grosseto 1999, p.42).