Gli affreschi
 

M.PARISI-E.VELLATI, Pitture senesi del tardo Trecento nella chiesa di S.Niccolò a Montepescali, in M.S.FOMMEI (a cura di), Montepescali, storia arte archeologia, Grosseto 1997, pp.79-80): «Gli affreschi, ad eccezione di una serie di immagini poste nell'area presbiteriale, sono per lo più riconducibili all'ambito senese della seconda metà del Trecento, in particolare a quel filone narrativo e decorativo caratterizzato da un linguaggio arcaizzante, desunto dall'ambiente delle botteghe artistiche di Siena. Le pitture di Montepescali, condotte con un fare semplice ma morbido e piacevole, sebbene un po' manierato, si inseriscono in quella determinata tendenza figurativa nata per una committenza di provincia dai gusti semplici e domestici... Testimonianze fotografiche relative al loro immediato recupero attestano in alcuni casi l'originaria ubicazione, e uno stato conservativo assai migliore di quello attuale e persino alcuni particolari oggi perduti. Ad esempio la scena rappresentante Gesù e la Maddalena in casa del Fariseo risultava essere collocata in fondo alla parete destra, nell'area presbiteriale, sovrapposta in maniera inequivocabile a quella scena di stile arcaico con il Martirio di Santo Stefano, che è ancora oggi nel luogo d'origine. Durante i restauri l'affresco di Gesù e la Maddalena in casa del Fariseo è stato verosimilmente staccato e trasportato nel luogo di attuale ubicazione, lungo la parete di destra, prima della porta di sagrestia. Questo fatto prova che le attuali collocazioni degli affreschi non sono sempre quelle originarie e costituisce un importante elemento per determinare e definire sia l'organizzazione narrativa, che la ricostruzione cronologica delle pitture. Infatti da un esame stilistico attento, emergono diverse fasi pittoriche, la cui distinzione è oggi possibile anche grazie ai documenti fotografici».
 
 

Nella chiesa sono presenti vari affreschi di diverso soggetto: nella controfacciata sinistra Santa Lucia, Santa Caterina d'Alessandria e Sant'Urbano V; sotto il campanile due lacerti di panneggio, una santa molto rovinata con iscrizione non leggibile e un San Cristoforo col Bambino, nella parete destra il Martirio di Santo Stefano con vasto paesaggio e mura urbane seguito dalla rappresentazione di Gesù e la Maddalena in casa del Fariseo, nell'area presbiteriale un altro Martirio di Santo Stefano e frammenti di sinopia. Nella parete di fondo dietro l'altare vi sono nell'ordine superiore Santa Barbara, Santo Giovane Cavaliere e Santa Genoveffa; nell'ordine inferiore Vergine in trono con Angeli (frammento) e Sant'Antonio Abate (frammento). Nell'angolo sinistro, in prossimità del tetto, è visibile un frammento di una finta decorazione marmorea a specchiature rettangolari. Sulla parete sinistra vi sono tracce di almeno sei medaglioni, due dei quali rappresentano i Dottori della chiesa e quello in alto a sinistra raffigura San Giovanni Evangelista. Al di sopra della chiave di volta della finestra il Volto di Cristo. Sulla stessa parete, in prossimità dell'ingresso, quattro scene della vita di Cristo e della Vergine (Sposalizio della Vergine, Annunciazione, Natività, Presentazione al Tempio). Nell'angolo estremo della Presentazione al Tempio, un frammento di Cena in Emmaus.
 

La parte più interessante della decorazione, disposta sulla parete a sinistra dell'ingresso, consiste nelle quattro Storie di Cristo e della Vergine del 1389: L' Annunciazione, lo Sposalizio della Vergine, la Natività di Gesù, la Presentazione al Tempio. Da notare l'iconografia della Vergine nel rovinatissimo riquadro della Natività e la ricchezza di particolari nell'episodio dello Sposalizio, affollato dai giovani suonatori e dai pretendenti delusi, mentre una donna si affaccia alla finestra per osservare l'accaduto. L'iscrizione sottostante ai riquadri indica in Dota di Cenni il rettore della chiesa e chiarisce l'anno di esecuzione: ANNO D(OMlNl) MCCCLXXXVIII A DI PRIMO DI LUGLIO CHE QUESTE STORIE FORO(NO) FATTE AL TEMPO DI DOTA DI CEN(NI) [...] (A)N0 DI MATTEO OPARI[...] D P DOTA (R)ETORE DI QUESTA CHIE(SA). L'opera appare attribuibile alla bottega senese di Bartolo di Fredi, eseguita da un pittore caratterizzato da un linguaggio narrativo autonomo e semplificato. Nella scena raffigurante Gesù e la Maddalena in casa del Fariseo, oggi collocata al termine della parete destra, prima dell'area presbiteriale si nota un' unicità di stile e di elementi decorativi con gli affreschi del ciclo che rende plausibile che questo comprendesse altri episodi della vita di Cristo rispetto a quelli oggi visibili.
 

Gli affreschi presenti nell'area presbiteriale sono tutti databili al XIV secolo. Le raffigurazioni stilisticamente affini di Santa Barbara, Santo Giovane Cavaliere, Santa Genoveffa, nella parete dietro l'altare, appartengono ai primi anni del Trecento; la Madonna in trono con Angeli ed il Sant'Antonio Abate mutilo sono attribuibili a maestranze senesi operanti negli ultimi decenni del XIV secolo; il Martirio di Santo Stefano, al di sopra dell'ingresso della sagrestia, è di probabile fattura senese del XIV secolo.