Le terre di S.Galgano al "Fossone"
 

Nel 1751 era ancora assai cospicuo il patrimonio dei cistercensi di S.Galgano, costituitosi agli inizi del '200 con l'acquisizione dei beni già del monastero di S.Salvatore di Giugnano, amministrati dalla grancia di S.Andrea. Nella sua Storia ecclesiastica..., a cc. 239 - 241, Francesco Anichini tratta della "Badia di S.Galgano e beni ch'ella possiede tanto in Corte di Grosseto che nella sua Diocesi". A c.240, fra «I beni dunque che possiede la Badia nella corte e territorio di Grosseto» registra «Moggia tre e stara 18 di terra in detta corte e luogo detto Barbanella alle quali confinano a tramontana e levante un fosso chiamato il Fossone, da mezzo giorno Signor Lorenzo e Giuseppe Ariosti ora generale di S.M. l'Imperatrice Regina di Ungheria e di Boemia, terre della propositura e se, e da ponente terre della tenuta di Barbanella spettanti all'Opera di S.Maria della Cattedrale e se». È evidente che

l'appezzamento di cui tratta l'elenco riportato dall'Anichini è lo stesso registrato con «S.Galgano» nella pianta del 1765 disegnata da Giuseppe Montucci (Archivio di Stato di Grosseto. Uffizio dei Fossi, b. 562, c.353 "Livelli delle tenute". 1765). La pianta della tenuta di Barbanella fa parte della serie realizzata dall'agrimensore per le terre allivellate nel 1765. Il «Fossone» del documento riportato dall'Anichini, ovvero la medievale "Fossa del Comune di Grosseto", è dunque quello che attraversa il «Prato» a levante dell'appezzamento di proprietà dei cistercensi. 

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