I molini
 

Archivio di Stato di Siena. Conventi 162. "Caleffo S. Galgano", II; cc.137-138. 1227 aprile 30

Pepo vescovo di Grosseto col consenso dei Canonici dona a Giovanni abate di S.Galgano alcune terre poste nel Castello di Istia al fine erigervi chiese, case mulini e al tempo stesso gli concede di poter estrarre dalle terre sottoposte alla sua giurisdizione tutto il materiale necessario per le dette costruzioni. In Grosseto nel refettorio dei Canonici. Testi Maestro Lorenzo arciprete massano, prete Rustico di Istia e Giovanni rettore di S. Pietro di Grosseto.

Come in quello grossetano anche nel territorio di Istia è assai importante la presenza del monastero di S.Galgano, situato nel senese. In Istia i cistercensi mirano particolarmente alla costruzione di molini che utilizzino le acque dell'Ombrone. Per la loro costruzione è necessario il consenso del vescovo di Grosseto, che come attesta il privilegio papale del 1188 è il signore del distretto del castello, ed in particolare è il titolare di ogni diritto su «aquis piscariis, molendinis, et quicquid edificii est, vel proveniri potest in flumine Umbronis, infra curtem, et districtu in praedicti castri». Con l'atto registrato nella carta qui riprodotta inizia uno stretto rapporto - destinato a durare a lungo - fra l'episcopato grossetano ed il potente monastero che ha per oggetto la costruzione e la gestione in comune di molini che sfruttano le acque dell'Ombrone presso Istia. Gli abitanti di tutto il distretto debbono obbligatoriamente avvalersi di quei molini per le loro necessità, finché nel 1321 il vescovo grossetano ed il procuratore dell'abate di S.Galgano, con un atto scritto nel palazzo del vescovo, concedono agli uomini di Istia la quarta parte del reddito dei molini posti nel fiume Ombrone in luogo detto Vigna Vecchia, confinante con beni dell'ospedale del castello e la via pubblica. «Nel 1259 il governo senese delibera di non distruggere i mulini di Istia durante una campagna militare contro Grosseto. Nel 1336 una piena dell'Ombrone portò via la steccaia di protezione del mulino il cui mantenimento era a carico della Comunità. Da questo momento fino al 1478 Istia non potè utilizzare questa struttura perché non possedeva il denaro necessario a ricostruire la steccaia. Quando finalmente i fondi furono reperiti sorsero dissidi per cui il mulino non venne più ricostruito. Nel 1594 due soci di Brenna presso Siena intraprendono la costruzione di un mulino presso la Voltarella i cui resti erano visibili ancora agli inizi di questo secolo (Cappelli). La visita Gherardini ci informa che nella corte di Istia non c'erano mulini e che per macinare il grano gli abitanti erano costretti ad andare a Roselle. Agli inizi del XX secolo fu attivato nel castello un mulino a vapore (Cappelli). Va forse identificato con i resti ancora visibili pochi anni fa nel palazzo Pretorio (notizia raccolta sul luogo)» ( COMUNE DI GROSSETO '86, p37).