La Tenuta di Volta di Sacco fa parte, nel 1765, di quelle concesse a livello dagli amministratori dell'Opera di S.Maria di Grosseto, secondo quanto disposto dal motuproprio del 30 marzo che riunì il diritto di pascolo alla proprietà del terreno.
La Tenuta è appoderata e le sue terre sono interamente coltivabili.

Silvio Pieri, nella sua Toponomastica della Toscana meridionale, p.160, indica i toponimi che presentano 'Sacco' come derivati da nome di persona germanico, esprimendo comunque il dubbio che derivino dal latino 'saccus'. L'ipotesi principale del Pieri, dunque, vorrebbe che 'Volta di Sacco' abbia derivazione da un nome germanico del tipo di Saccia, la moglie di uno dei duchi longobardi beneventani, ma pare assi più probabile che il nome di luogo si sia formato in preciso riferimento alla morfologia del luogo. Ovvero sembra assai più verosimile che, proprio in ragione del fatto che ci si trovi all'interno di una "volta" del fiume Ombrone, al luogo sia dato un nome composto appunto da 'Volta' e da 'sacco' derivato dal latino saccus, nel senso traslato geografico di "insenatura senza uscita".

 
Il toponimo Volta di Sacco nella documentazione medievale appare in riferimento alle terre le terre che sono appartenute alla Casa della Misericordia di Grosseto - forse in ragione delle numerose donazioni ricevute dall'Ospedale di S.Giovanni Battista, fondato da Carmignano di Feo nel 1309- fino al 1466. In quell'anno i beni della Misericodia furono acquisiti dall'Ospedale di S.Maria della Scala, entrando a far parte del patrimonio amministrato dalla Grancia di Grosseto.
 

 

Archivio di Stato di Siena. Ospedale di S.Maria della Scala n.1406. Anno 1469. "Beni acquistati dall'Ospedale di S.Maria della Scala dalla Casa della Misericordia di Grosseto nel 1466", c.33v.

Nell'inventario relativo all'acquisto di tali beni, a carta 33v, si legge: «un pezzo di terra di moggia due e staia dodici o circa posto nel camariceto, da un lato ebeni di S.Galgano et da unaltro lato la via che va al vado della gorarella et da unaltro lato ebeni di Domenico di Domenico pescatore e da unaltro lato el fiume del Ombrone verso la volta di sacco». Dalla cartografia del '700 è evidenziato come nella zona venga coltivata anche la vite, particolarmente nella terra posseduta dal
Bruschieri, che a Volta di Sacco costruì una fattoria ed una cappella. Questa coltivazione, registrata nella allivellazione del 1765 (cfr. D.BARSANTI ''78), è ancora praticata negli anni di rilevazione del Catasto Leopoldino (1822-26): «Così anche nella " Sezione K detta di Poggio Cavallo, Grancia e Volta di Sacco ", ubicata ad est di Grosseto nella Parrocchia dell'antica Grancia dello Spedale di S. Maria della Scala di Siena, l’allora fattoria omonima di Giacomo Stefanopoli (con casa a uso di villa ", granaio, oratorio e una decina fra case e "case coloniche"), coltivata "a gran cultura" secondo le forme estensive tipiche del "sistema maremmano", registrava però circa 27,5 ha di "lavorativo vitato", 4 ha di "lavorativo vitato e olivato" e 6 ha riferibili soltanto al "lavorativo olivato"» (L.ROMBAI '80).