Dal XVI al XX secolo
 

Archivio di Stato di Siena. Ospedale S.Maria della Scala n.1433 . "Grancia di Grossero". Fine Sec.XVII- primi XVIII. La datazione è suggerita dalla ultima data (1698) indicata nelle brevi note storiche sulla grancia grossetana, scritte sotto il disegno. In primo piano è il complesso degli edifici della fattoria e sullo sfondo quello del convento di S.Maria alle Capanne.

«Sul Portone della Grancia dello Spedale in Grosseto si vede in pietra un’arma Biringucci, sotto la scala di detto Spedale, senza alcuna memoria in scritto». Così riferisce Jacopo Boldrini nella sua Relazione sul Capitanato di Grosseto nell'anno 1760 (V.PETRONI s.i.a., p.179). L'apposizione di questa "arma" dovrebbe avvenire attorno al 1562, l'anno in cui il granduca Cosimo I dei Medici nomina Girolamo Biringucci rettore dell'ospedale di S.Maria della Scala di Siena, ovvero in un periodo di forte crisi per l'istituzione ospedaliera. Questa nomina segna l'inizio di una radicale modifica nell'organizzazione amministrativa e nella gestio-

Archivio di Stato di Siena. Ospedale S.Maria della Scala n.1406. Cc. 303 352, "Partite dei lavoratori dei terreni di Grosseto dal 1568 al 1585". C.315: 1571. Per un canone di 10 staia di grano all'anno è affittato un campo in contrada di S.Lazzaro a Lorenzo di Nigi di Grosseto. Allo stesso, per 15 staia di grano di canone, è affittato un altro campo, «alla gorarella».

ne del patrimonio dell'ospedale - definitivamente sancita dalle disposizioni di Ferdinando I alla fine del secolo -, che durante la guerra che segnò la fine della repubblica di Siena si trovò in una drammatica situazione finanziaria, tanto da dover vendere preziose opere d'arte (AA.VV., Lo Spedale...'85, p.265). Le stesse brevi note storiche scritte nella carta del disegno qui riportato informano che, negli anni della guerra in cui l'ospedale senese è sovraffollato dal gran numero dei feriti, anche nella grancia di Grosseto è aperta (1552) una infermeria «cui sono da n° 24 letti», il cui mantenimento è assicurato dai proventi della fattoria. Questa è assegnata in vincolo perpetuo all'ospedale grossetano della Misericordia, reso indipendente da Siena, che durante il secolo gestisce le terre dandole in affitto anche in piccoli appezzamenti (vengono, per questo, tenute le "Partite dei lavoratori") ed incrementa la quantità delle terre possedute tramite donazioni ed acquisti, «particolarmente nell'anno 1592, vi si comprò di Beni Stabili per scudi 9.542 dalla Religione dei Signori Cavalieri di S.Stefano». Nel XVII secolo le terre possedute dalla grancia ha diversi modi di conduzione: infatti, da una situazione di presenza di alcune unità poderali e di terre concesse a terratico agli inizi del '600, si passa ad una gestione parte in economia e parte in mezzadria, per poi adottare un sistema di affitto negli anni Ottanta. Vengono curate, oltre all'allevamento del bestiame e la cerealicoltura, la coltura di vigne, di gelsi per bachi da seta e di rose, di cui è fatto largo uso nella preparazione di prodotti farmaceutici o di profumeria. Nei primi decenni del '700, soprattutto per la scarsa cura che ha di essa il grancere, attento piuttosto alle responsabilità amministrative dell'infermeria e della spezieria, la tenuta subisce un notevole dissesto economico, e dunque fino alla sua "allivellazione" eseguita nel 1765 dagli amministratori dell'Opera di S.Maria di Grosseto, secondo quanto disposto dal motuproprio granducale del 30 marzo che riunisce il diritto di pascolo alla proprietà del terreno, le terre vengono pre-

Archivio di Stato di Siena. Ospedale S. Maria della Scala n.1406, c. 207. Anno1679. Situazione del territorio a cavallo dell'Ombrone fra la Grancia e l'"Argine del trabocco del fiume Ombrone" (ovvero il bastione in terra battuta costruito nel 1603 per proteggere Grosseto dalle piene del fiume). La carta illustra come si sia tentato in passato di salvaguardare dall'erosione le terre della "Tenuta della Grancia" mediante argini artificiali (in legenda: "V-Argine che era fatto dallo Spedale, quale al presente vi è questo poco, che il resto l'ha portato via il fiume").

valentemente cedute in affitto o "terratico", piuttosto che essere condotte dalla proprietà per lo scarso reddito ottenibile, dati gli alti costi di gestione. «Il Commissario della Provincia inferiore nel 1781 dichiarò acquirenti della tenuta della Grancia i sigg. Filippo e Tommaso figli del fu Andrea Ciaramelli del popolo di S.Vito all'Incisa potesteria di Reggello e vicariato di S.Giovanni nel Valdarno, al seguito di pubblici incanti per scudi diciassettemila con riservo di dominio. L'acquisto fu trattato dal loro procuratore ser Bernardino del fu Giovanni Antonio Cappelli da Grosseto. La Grancia fece quindi passagio nei Castellini, Stefanopoli, Castellani. Divisa fra il marchese de' Medici-Tornaquinci e il cav. Enrico Pascale, oggi è posseduta a perfetta metà dagli eredi di questi e dai Ricasoli-Firidolfi che ne curano meravigliosamente l'agricoltura» (A.CAPPELLI '10, p.59). «Giovanni Ricasoli si proponeva, oltre che di sviluppare e perfezionare l'opera dei suoi predecessori nelle due aziende già appoderate, di adottare gli stessi criteri per la messa a coltura e colonizzazione dell'azienda di Grancia. Purtroppo la morte lo colse giovane e prima ancora che potesse dare inizio al suo programma. Non per questo però l'opera non ebbe compimento... furono costituite 18 unità poderali perfettamente efficienti, delle quali una metà in golena di Ombrone ed una metà in collina trasformata in oliveto in coltura pro-

Biblioteca Moreniana di Firenze, Mappe 8, c.1, Mappe storico-topografiche del lago di Castiglione di Serafino Calindri, 1784-85. Particolare della Tavola Prima. L'area della Fattoria della Grancia e di S.Maria alle Capanne.

miscua con le colture erbacee. Anche questa impresa fu coronata dal pieno successo; le colonie della zona collinare avevano un indirizzo zootecnico-arboricolo, basato cioè sull'allevamento del bestiame e sulla olivicoltura; quelle dell'area di pianura assunsero un carattere cerealico-zootecnico di notevole intensità, nonostante le frequenti alluvioni a cui erano soggette a causa delle esondazioni dell'Ombrone. Le famiglie coloniche, provenienti in parte dalla Val di Chiana, trovarono anche qui buone condizioni di vita ed una soddisfacente situazione economica » ( P.L.PINI '80, p.75).

 

La tenuta appartenne alla Società Fondi Rustici dal 1919 al 1942, e con l'istituzione dell'Ente Maremma e la riforma agraria avviata negli anni cinquanta del '900, la Fattoria della Grancia diviene sede di una Cooperativa

di Servizio; passato all'ETSAF della Regione Toscana, il complesso è di recente stato trasferito da questa al Comune di Grosseto.

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