Con queste parole, nel 1576, il visitatore apostolico Francesco Bossi, vescovo di Perugia, descrive lo stato della chiesa di S.Giovanni, costruita fuori Grosseto, a poco più di un chilometro dalle mura della città: «Eadem die XX Februarii 1576. Visitauit ecclesiam Sancti Iohannis extra moenia Ciuitatis a qua per mille passus distat, et in ea reperit unicum altare amplum in forma, et nudum, et sub cappella testudinata conditum. Ecclesiae unica est nauis et pulcra, et eius forma, illam olim magnificam fuisse ostendit, sed tempore belli Senensis tecti magna pars corruit, reliqua uero postmodum cecidit, fores apertae sunt, et absque ualuis, et parietes multis in locis perforati, et corrosi, solum est obscurum, et pro ouili deseruit». Nel 1590 un decreto del Comune di Grosseto prevede il consolidamento ed il ripristino della chiesa pericolante, opera non portata a termine, visto che nel 1634 è richiesto l'aiuto del Granduca per riedificare la chiesa crollata. Probabilmente la richiesta non è accolta, visto che Francesco Anichini riferisce che all'inizio del secolo seguente, in seguito al crollo del tetto, la chiesa di S. Giovanni era stata più volte saccheggiata e utilizzata come stalla. Sono, dunque, fin dal secolo XVII, quelle di un edificio in rovina le condizioni della chiesa che forse già esisteva nei primi decenni del secolo XIII, annessa all'ospedale gerosolimitano documentato fin dal 1226, e dalla cui dedicazione ha il nome una vasta area circostante, attraversata da un fosso estremamente importante per il regime idraulico della pianura grossetana e per l'economia e l'igiene stessa della città. Per quanto, dunque, sia del tutto verosimile che un edificio sacro esista presso l'ospedale fin dai primi decenni del XIII secolo, la prima sicura notizia dell'esistenza di una chiesa di S.Giovanni è data dagli elenchi decimari del 1302-1303, ove compare assieme alla Ecclesia S.Guillelmi de Bosco, ovvero all'eremo di S.Guglielmo di Malavalle, presso Castiglione della Pescaia. È questo il primo documento che attesta lo strettissimo legame fra S.Giovanni e l'ordine guglielmita che alla fine del Duecento, forte dell'appoggio dell'influente cardinale Gia-

Archivio di Stato di Siena. Ospedale di S.Maria della Scala 1406, 'Grancia di Grosseto', Tomo VIII, c.244. Secolo XVIII. È evidenziata la poca distanza fra il luogo ove si trova la chiesa di S.Giovanni e la città di Grosseto. Oltre al "Fosso di S.Giovanni", di cui si vede come riceva le acque di rifiuto della città, sono rilevate la "Strada di Scorta Paglia" e la "Strada del Porticciolo".

como Savelli, prefetto di Toscana e figlio di Vanna Aldobrandeschi, futuro Papa Onorio IV, ebbe il momento di massimo splendore in Italia. Numerosissime istituzioni religiose divengono guglielmite, e che questo sia il caso anche della chiesa di S.Giovanni fuori le mura di Grosseto, oltre l'importantissima attestazione delle Rationes Decimarum, lo assicura un documento
del 1357, ovvero una deliberazione del Consiglio Generale di Siena nella quale così è indicato il luogo (il Querciolo) ove è intenzione del comune senese di realizzare proprie saline: «prope civitatem Grosseti per quactuor miliario infra confinia intra videlicet quod ab uno latere versus dictam civitatem Grosseti est ecclesia Sancii Johannis de ordine sancti Guillelmi, ex alio latere sive ab alia parte ets tombolus Grosseti et alio latere sive ex alia parte est steccaria que dicitur Lergine». «Quando questi» ( i guglielmiti) «abbandonarono il loro eremo generalizio ed i loro beni passarono in commenda per opera di Pio IV all' antica famiglia toscana dei Concini, anche la chiesa di S.Giovanni fuor delle mura di Grosseto, fu proprietà di quella nobile casata. Di poi venne assegnata con tutto il suo patrimonio all'ordine dei Cavalieri di S.Stefano Papa e Martire, istituito da Cosimo dei Medici per la difesa dagli insulti dei pirati. Ridotta dunque a Romitorio, e così trasandata rimase ai cavalieri di San Stefano fino al 1741 anno nel quale per sovrano decreto della Reggenza furono i beni di questa commenda alienati e venduti a particolari. La chiesa nella seconda metà del secolo XVIII rovinata del tutto fu ridotta a casa colonica...» (A. CAPPELLI’10, pp.36-37). Recentemente la chiesa è stata restaurata ad uso abitativo.