Il Teatro in luogo della "Quarconia"
 

Archivio di Stato di Firenze. Segreteria di Gabinetto, n. 695, cc. 84-85. Raccolta di piante delle principali città e fortezze del Gran Ducato di Toscana levate d'ordine di Sua Maestà Imperiale sotto la direzione del S.re Odoardo Warren, colonnello del Battaglione d'Artiglieria e direttor generale delle fortificazioni di Toscana nel MDCCXLlX . Pianta di Grosseto di Andrea Dolcini, 1749. Particolare. Il baluardo nel particolare è quello di S.Michele, e l'edificio di forma quasi circolare, in prossimità della "via del cacio", è la "Quarconia" di Grosseto. Il termine - nelle forme quarquonia, carconia, qualconia - è originariamente attribuito ad istituti di correzione per minorenni, in particolare a quello fiorentino fondato nel 1677 dal Franci. L'etimologia è incerta: «secondo alcuni, voce di origine scherzosa composta dalle espressioni latine quare 'perciò' e quoniam 'poiché', con allusione alle formule stereotipe che motivavano i severi provvedimenti disciplinari (come la segregazione in celle speciali) presi talora nei confronti dei ragazzi» (S.BATTAGLIA, Grande dizionario della lingua italiana, XV, Q-RIA, Torino 1990, p.76). Nel caso di quella grossetana, la quarconia è un ospizio per poveri, come specifica chiaramente il provveditore dei Quattro Conservatori Galgano Loggini, che nel 1695 chiese all'Opera della cattedrale di «ridurre qualche stanza di questa città ad uso d'ospitio per li poveri, acciò la notte habbino il coperto» (Archivio di Stato di Grosseto. Comune di Grosseto. Preunitario, n°7, c.75v). In effetti quanto offerto dall'Opera era insufficiente, e dunque, collegato ai locali messi a disposizione, nel 1700 lo stesso Loggini fece costruire un «capannone o stanzone». Dietro compenso il pigionale dei locali dell'Opera curava l'apertura alla sera e la chiusura alla mattina dello stanzone, «dopo che i mendicanti avessero provveduto alla pulizia», e di notte controllava il buon comportamento degli ospiti (Ivi, c.204r). Al cappellano della chiesa di S.Michele, di fronte all'ospizio, al di là della via, era affidata la cura spirituale dei poveri della quarconia, che avevano l'obbligo di recitare ogni sera il rosario.

Cessata nel 1780 l'attività del teatro nei locali dei granai del convento di S.Francesco, «Dieci anni più tardi, il grossetano Michele Del Re prese in affitto dall'Opera della cattedrale la quarconia, (detto anche pellegrinaio, locale adibito a ricovero dei poveri e dei pellegrini) per fare una stanza ad uso di teatro, ma l'impresa fu abbandonata, perché non si riuscì a trovare una adatta sistemazione ai pochi poverelli, che qualche volta [erano] mancanti di ricovero. Nel 1795, Del Re propose nuovamente la modifica, ora che da per tutto si permetteva il lodevol sollievo del teatro e che nei luoghi ancor meno colti, la comunità ed il pubblico sagrificavano delle somme per tale oggetto (Archivio di Stato di Grosseto. Comune di Grosseto. Preunitario, n° 220, 24 marzo 1795)» (M.INNOCENTI '98, p.14). Il progetto del Del Re, che prevede la realizzazione del teatro ove in effetti sarà successivamente edificato, rimane inattuato, anche in ragione delle vicende politiche dell'epoca che portano all'occupazione francese ed alla nascita, nel 1801, del Regno d'Etruria. Ed è proprio nel periodo in cui, col titolo di granduchessa la sorella di Napoleone, Elisa Baciocchi, ha il Governo Generale della Toscana che viene finalmente realizzato il primo vero e proprio teatro grossetano, su iniziativa di un gruppo di cittadini ed ad opera della Accademia degli Industri, appositamente fondata. Nel corso dell'800 il teatro è oggetto di interventi, finché alla fine del secolo viene completamente ricostruito.

Archivio di Stato di Grosseto. Comunità di Grosseto, Sezione H. Foglio Unico, Città . 1823. Nell'area già occupata dalla "quarconia" e dai locali dell'Opera, in cui risiedeva il pigionale che doveva controllare il funzionamento dell'ospizio, è ormai il Regio Teatro degli Industri.