Prima del Teatro
 

Archivio di Stato di Grosseto. Uffizio dei Fossi, 17, c.205 bis. Anno 1784. Una di queste stanze - forse la n.4 ("Sala") - registrate nella "Pianta dimostrativa dell'Uffizio dei Fossi di Grosseto", è quella che nel 1676 il Gherardini vide adattata a "Salone delle Commedie".

«Gl'edifizi pubblici sono gli seguenti, cioè il Palazzo di Giustizia con tre secrete et una publica, il Palazzo de' Priori, ove è l'archivio publico e stanze per il cancelliere con il salone delle commedie». Così, a pag.174 della sua Visita fatta nell'anno 1676 alle città terre e castella dello stato della città di Siena..., tomo IV, l'Auditore Generale Gherardini attesta la presenza in Grosseto di un locale in cui si tenevano pubbliche rappresentazioni teatrali, ottenuto adattando allo scopo una stanza del palazzo dei Priori. Alla fine del secolo, seppure le condizioni generali di Grosseto siano alquanto precarie, i grossetani mostrano di avere interessi culturali e di giudicare questa sistemazione insufficiente ad appagarli, e dunque fanno richiesta alle autorità affinché se ne trovi una migliore. Il 20 febbraio 1697, pertanto, «radunati, li
magnifici priori rappresentanti, intese le istanze di più cittadini che vorrebbero un'entrata di scudi venti l'anno per impiegarla in mantenimento d'un teatro in cui si potessero non solo recitarsi comedie, ma ancho istruirsi la gioventù con qualche migliore letteratura introducendovi l'academia, deliberarono di tale cosa scriversi all'illustrissimo Loggini per intendere se voglia favorire del suo patrocinio tale domanda appresso sua altezza e fu scritto (Archivio di Stato di Grosseto. Comune di Grosseto. Preunitario, n° 7, c. 149v). «La risposta di Galgano Loggini, provveditore dei Quattro Conservatori, che allora governavano lo stato senese, fu
positiva e la richiesta dei grossetani, fatta pervenire al granduca, fu accolta favorevolmente. Il locale dove approntare il palco e le scene fu individuato in uno dei magazzini adibiti a granaio del convento di San Francesco. Il teatro, di cui non conosciamo ad oggi la data di inaugurazione, era certamente in esercizio nel 1700. Quell'anno infatti, poiché nel locale trasformato in teatro si apriva l'unico ingresso ai granai, il padre guardiano chiese al cancelliere della comunità di prendere a pigione non solo il magazzino dove sono le scene et il palco, ma anche tutti gli altri locali, perché inutilizzabili e quindi non in grado di garantire quell'entrate che dovrebbe[ro] (Ivi, c. 203r, 23 giugno 1700)» (M.INNOCENTI '98, p.10). La questione è risolta con la realizzazione di una scala esterna dalla quale accedere al granaio-teatro dalla "piazza" o "prato di S.Francesco", e successivamente viene rinnovato il contratto d'affitto dei locali del convento, per il cui «resarcimento et abbellimento» al soprintendente al teatro, Giovambattista Lazzaretti, i denari occorrenti sono anticipati da cittadini grossetani. Le entrate del teatro sono costituite dal contributo comunale e dal pagamento dell'ingresso da parte degli spettatori delle commedie rappresentate, ed anche dai partecipanti alle feste da ballo che vengono organizzate nei locali. «La stagione teatrale aveva inizio e termine, tranne occasioni eccezionali, durante il carnevale. In genere venivano rappresentate due commedie, più volte ripetute, e durante gli intervalli tra una scena e l'altra, erano recitati degli intermezzi, cioè brevi opere comiche accompagnate da musica. Sempre in periodo carnevalesco, il teatro ospitava concerti vocali e strumentali (accademie) e balli con o senza maschera. Le recite erano saltuariamente tenute da compagnie comiche vaganti, ma la maggior parte delle rappresentazioni furono certamente organizzate, gestite e recitate da attori dilettanti locali. Nel l720 era attiva l'Accademia degli Oziosi, che in febbraio rappresentò in teatro due commedie e tre intermezzi» (Ivi,p.15). Il teatro grossetano entra, però, in crisi alla metà degli anni '70, in ragione di quella assai grave della città: la grande

Archivio di Stato di Siena, Conventi 491. "Cabreo di S.Francesco di Grosseto, 1723. Prospetto anteriore della chiesa di S.Francesco". L'edificio in primo piano, accanto all'entrata del chiostro, è quello dei granai del convento. La scala fu realizzata per consentire l'accesso ai locali ove si tenevano le rappresentazioni teatrali.

alluvione del 1775 e l'incendio che nel 1777 distrugge gran parte della pineta del tombolo impediscono alla comunità di disporre delle risorse economiche da destinare alla rappresentazione di commedie. «Così, il 1 gennaio del 1779, durante l'annuale Consiglio Generale, il savio consultore Giovanni Nerucci consigliò e consigliando disse, che tenendo questo publico a pigione dai padri di San Francesco una stanza, ossia granaio, per uso di teatro e della quale ne corrispondono annualmente ai medesimi padri scudi diciotto e non essendo ciò di nessuna utilità per il publico, perché rare volte vi si fanno le commedie e gl' ordegni sono in cattivissimo stato... crederebbesi bene smettere tale teatro e perciò restituirsi ai detti padri la stanza, ossia granaio predetto alla scadenza del contratto prevista per il maggio del 1780. La proposta fu approvata con 14 voti a favore e tre contrari. Nella stessa seduta il Consiglio per evitare le spese che sarebbero occorse sia per il trasporto che per provvedere altra stanza dove collocarl[a] decise all'unanimità di vendere l'attrezzatura teatrale al pubblico incanto (Archivio di Stato di Grosseto. Comune di Grosseto. Preunitario, n° lO, c. 192) (Ivi, p.14). Alla fine del secolo Michele Del Re, cittadino grossetano, mette a punto un progetto per la realizzazione di un teatro nei locali della "Quarconia".