Archivio di Stato di Firenze. Segreteria di Gabinetto, f. 695, c. 88. 1749. Pianta della città di Grosseto, contenuta nell'Atlante Warren: O.WARREN, "Raccolta di piante delle principali città e fortezze del Granducato di Toscana...". È chiaramente riconoscibile il complesso degli edifici della chiesa di S.Michele e dell'area del suo cimitero. Antonio Cappelli (A.Cappelli '10,p.17) così descrive quanto della chiesa esiste ancora nel 1910: «Esistono di questa chiesa tutt'oggi gli avanzi consistenti in grosse bozze di travertino levigato che vedonsi dalla parte di mezzogiorno in quella fabbrica che serve oggi di rimessa circoscritta fra la via della Mucche, la piazzetta di S. Michele e l'orto che era l'antico cimitero parrocchiale. La piazza della chiesa era in passato assai più ampia, ed era limitata a ponente dalle antiche mura che in faccia alla chiesa avevano una porta, appellata appunto porte di S. Michele. Soppressa questa parrocchia nel 1786 decreto di Pietro Leopoldo, fu addossato alla facciata dell'antica chiesa un altro corpo di fabbrica che è oggi quella casa abitata prospiciente il R. Teatro degli Industri».

Il documento più antico relativo alla "canonica sancti Michaelis de Grosseto" è del 1148 : nella carta la chiesa è annoverata fra i beni che il pontefice Eugenio III riconosce appartenere all'abbazia femminile senese di Sant'Ambrogio di Montecellesi. La chiesa è scomparsa, ma la sua esatta localizzazione nel centro storico grossetano è sicura, grazie alle piante della città dei secoli XVIII e XIX, in particolare dalla pianta del 1749 disegnata dal Warren. Era, cioè, situata all' estremità occidentale della città, presso la porta omonima, sull'asse trasversale che la collegava al luogo ove era la chiesa di S.Lucia (ovvero a quello dove è dalla fine del secolo XVI la fortezza che ingloba il cassero senese). La posizione delle due chiese in riferimento alle vicende dello sviluppo urbanistico grossetano fra i secoli XI e XII è particolarmente interessante, quando si consideri che alla loro posizione alle estremità di uno stesso asse trasversale corrisponde, sull'asse longitudinale, quella identica fra le chiese di S.Pietro a nord e di S.Giorgio a sud. Il sito di fondazione di S.Michele, cioè, sembra esser stato scelto nel quadro di un preciso disegno urbanistico, dovendo l'edificio segnare uno dei punti di riferimento allo sviluppo del nucleo originario della città.
È verosimile, però, che la chiesa sia stata edificata ben prima del 1148, e probabilmente la sua appartenenza all'abbazia senese è dovuta
ad una donazione degli Aldobrandeschi. La famiglia proprietaria di Grosseto, infatti, ha effettuato numerose donazioni a Sant'Ambrogio di Montecellesi, documentate a partire dal 1103 (allorché la contessa Adalasia, vedova del conte Rainerio, donò

Archivio di Stato di Siena. Conventi 161 - "Caleffo S. Galgano I", c. 367t. Testimonianze rese nella domus di Angilerio da Ermanno del fu Mazzagallo, Pellegrino e Bonido su alcuni legati fatti da Uguccione del fu Guido . Fra i beni una vigna posta in distretto di Grosseto che lascia al convento di S. Galgano, un campo in contrada di Piscina Barbione che dona alla chiesa di S.Michele, varie saline in Querciolo, l'"aquam suam de grado", un casalino in "hora Sancti Petri". Fatto e pubblicato nella curia del Comune di Grosseto.Salvo not. grossetano.

la chiesa della SS. Trinità in Monte Calvo, sull'Amiata) fino al 1137 e, dunque, è possibile che la canonica di S. Michele di Grosseto sia di proprietà del monastero femminile in ragione di una donazione aldobrandesca fra il 1103 ed il 1148. Questo potrebbe far risalire la fondazione della chiesa ai primi anni del XII secolo, se non agli ultimi decenni deIl'XI, quando ad esser donata fosse una chiesa già costruita. «Nonostante questo passaggio di giurisdizione essa continuò a ricoprire un ruolo importante nella politica familiare della casata maremmana e quindi nella vita cittadina di Grosseto, come sembra attestare l'atto qui stipulato nel 1222, attraverso il quale gli Aldobrandeschi concessero franchigie, esenzioni e privilegi ai grossetani. Situata ad una delle estremità della città, in corrispondenza della porta omonima, San Michele rimase anche negli anni successivi una delle principali chiese parrocchiali di Grosseto, così che ad essa furono intestate numerose donazioni pie nel corso del XIII e XIV secolo e che nella sua parrocchia, alla metà del XVI secolo, confluirono quelle di San Giorgio e Santa Lucia, le cui chiese erano state rase al suolo per

Guardando alla situazione odierna si osserva come l'area della chiesa di S.Michele sia oggi esattamente occupata dal palazzo moderno che si affaccia sulla piazzetta, prossima al Teatro degli Industri, nel cui nome si conserva ancora il ricordo dell'antico edificio sacro. Nell'ingresso del nuovo edificio è conservata una base di colonna marmorea: è tutto quanto rimane dell'antica chiesa.

fare spazio alle nuove mura» (G. MARRUCHI '98,p.158). Dai resoconti delle "Visite", apostoliche e pastorali, che sono state effettuate dal secolo XVI è possibile seguire le vicende del decadimento che ha condotto alla scomparsa della chiesa di S.Michele.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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