La "modernizzazione" delle mura medievali
 

Archivio di Stato di Siena. Ospedale di S.Maria della Scala 1407, c.183. In questo disegno, anonimo e senza data, è verosimilmente la più antica raffigurazione della cerchia muraria di Grosseto. Il perimetro delle mura è certo precedente alla realizzazione di quello, esagonale, delle Mura Medicee, e probabilmente i bastioni che sono agli angoli del quadrato sono i rinforzi apportati alle mura medievali nel 1541 e 1553. Forse il disegno rappresenta la situazione sulla quale si deve operare, nei primi anni di governo mediceo, realizzando il progetto di potenziamento cui si riferisce un disegno del XVI secolo attribuito a Baldassarre Lanci, relativo ad uno studio del per le fortificazioni di Grosseto

La necessità di riparare le mura medievali di Grosseto, e di adeguarle secondo moderne tecniche di costruzione delle fortificazioni, è sottolineata nel 1537 da Baldassarre Peruzzi. Nella relazione redatta dal grande architetto a seguito della visita effettuata in Grosseto su incarico del comune di Siena, si osserva che « le mura di Grosseto anno ancora bisogno in due luoghi d'essere finite di alzare, perché incorre el medesimo pericolo, ne in finirla andrà più che CXL canne di muro; e dalla parte verso Montepescali le mura pendono molto in fuore, che avertano di bisogno de una bona scarpa» (cfr. L.ZANGHERI '78, p. 39). Questi lavori dovrebbero essere eseguiti tre anni più tardi da Anton Maria Lari, seguiti poi da ulteriori interventi realizzati da Pietro Strozzi e dal Conte Sforza. Dopo la caduta della Repubblica di Siena, Cosimo I dei Medici ha cura che si provveda immediatamente a migliorare
le condizioni delle fortificazioni grossetane, ed a ciò verosimilmente si riferisce il disegno attribuibile a Baldassarre Lanci, riportato qui sotto, decidendo successivamente di ricostruirle praticamente ex novo, secondo i più moderni criteri.
 
 «I primi lavori commissionati da Cosimo I riguardarono un rafforzamento ed un restauro della cinta muraria esistente, che già negli anni 1552- 53 era stata «modernizzata» da Pietro Strozzi e dal Conte Sforza. Per la mancanza di fonti non è dato conoscere con certezza di quali lavori si fosse trattato; si può comunque supporre che queste prime opere fortificatorie, forse soluzioni provvisorie di difesa, o semplice rafforzamento di quelle esistenti in previsione di dotare la città di un nuovo impianto fortificato, dovessero essere in terra appena incamiciata di mattoni (addirittura potevano essere forme basse e acute da realizzarsi con

Archivio di Stato di Firenze. Miscellanea Medicea, 93, ins. 3, c.59. Questo studio del sec. XVI per le fortificazioni di Grosseto, è attribuibile a Baldassarre Lanci. Infatti questi nel marzo del 1563 riparò i bastioni già esistenti con lo scopo di assicurare una migliore protezione alla città dalle incursioni piratesche e dai briganti, in attesa di poter cingere Grosseto di nuove fortificazioni.
materiali provvisori davanti alle mura, rivellini e fossi con casamatte e cannoniere).

Tale supposizione si basa su una duplice considerazione: era consuetudine di quell'epoca di transizione verso tipologie bastionate consolidate sia lo sperimentare le strutture con materiali «provvisori» (terrapieni, mattoni, legname etc.), sia il creare una prima impronta dei bastioni con un'opera imbastita di legna, fascine e terra, per poi passare al successivo rivestimento in muratura, creando il «baluardo» vero e proprio. Non essere riusciti a reperire materiale cartografico può far proprio ritenere che i lavori effettuati non fossero stati così strutturali da dover essere graficizzati; ed infatti, in una lettera indirizzata da Simone Genga al Granduca, si legge: «ricordando a V.A. che quei bastionacci sonno per terra, et hanno bisogno d'essere incamisciati quanto più presto come la sa» (M.FORLANI CONTI '89, p.21).