I criteri della progettazione
 
«Dopo la caduta della Repubblica Senese e la riunione quindi delle sue terre allo Stato fiorentino, Cosimo I affidò a Baldassarre Lanci il compito di fortificare Grosseto. L'ingegnere pertanto portò avanti contemporaneamente i lavori della fortezza di Siena e Grosseto, cui si aggiunsero nel 1565 quelli per Radicofani. Nel 1567 sappiamo che il Lanci era a Grosseto per un sopralluogo, ma poi lasciò a dirigere i lavori il figlio Marino che sicuramente integrò i progetti paterni per quanto riguarda il circuito delle mura della città che si presentava a pianta esagonale irregolare i cui vertici erano rappresentati da bastioni; il circuito aveva una sola porta d'accesso cui corrispondeva dal lato opposto una porta murata per facilitare la difesa della città» (L.ZANGHERI '78, p. 39).

Biblioteca Riccardiana di Firenze, Acquisti Diversi, 142. Compendio storico del governo economico e militare della Toscana di L.Viviani, tomo II, Firenze 1733. Il Disegno in "Pianta della Piazza di Grosseto", è una carta rappresentativa delle fortificazioni. In particolare, sono evidenziati il fossato perimetrale, la cinta esterna di controscarpa; e le postazioni a cielo aperto che ospitavano i cannoni (posizionate su ciascuno dei due fianchi arretrati dei bastioni). E inoltre evidente il torrione di Porta Murata, e la disposizione dell'interno del baluardo della Fortezza, con il cassero, i quartieri militari e la cisterna della piazza d'armi.
 


Ivi . La "Prospettiva della Piazza di Grosseto" presenta una veduta prospettica della città dal lato di Porta Reale: è evidente il perimetro delle mura e delle fortificazioni esterne, la cunetta del fosso circondario e le tre strade che pervenivano a questo lato. Chiaramente delineati sono i casini da sentinella antistanti la Porta, non ulteriormente protetta. Le garitte sono individuate anche sui vertici dei bastioni. Oltre i casini da munizione sui baluardi delle Palle, di S.Michele, delle Monache, di S.Francesco e della Fortezza, è ben evidenziato il terrapieno retrostante gli spalti, il fossato che circondava dal Iato interno (verso la città), la Cittadella, e l'area interna di quest'ultima. Risulta appunto un solo accesso in quanto l'altra porta era murata fino dal periodo mediceo.

 

 

 

Collocato sul portale della Fortezza è posto uno stemma mediceo a ricordo della conclusione dei lavori di costruzione delle mura nel 1593. Il testo della targa in è il seguente:
FERDINANDUS
MEDICES ETRURIAE
MAGNUS DUX TERTIUS
A. S. MDLXXXXIII.

«Se l'esame attuale della conformazione tipologica delle mura medicee non può prescindere dalla analisi anche se concisa dei circuiti precedenti, solo lo studio correlato di ulteriori fattori ha potuto meglio evidenziare e chiarire questa realtà strutturale, perché, da ciò che resta oggi, non è possibile rilevare, datare precisamente e comprendere le varie parti e membrature dell'ex perimetro fortificato mediceo. L'impianto esagono ha infatti sostituito il precedente quadrangolare; tale articolazione, secondo i teorici e i trattatisti rinascimentali, si esemplava su riferimenti alla tradizione biblica, come emblema di Salomone, ed al tempo stesso era legata ad una concezione cosmologica ed astrologica (segni dello Zodiaco, Apostoli, etc.), allo stesso modo in cui la stella pentagona secondo la quale era improntato il perimetro fortificato di molte città rinascimentali, corrispondeva al "Corpo Umano ben costrutto" articolato nei cinque vertici, secondo le teorie di Francesco di Giorgio Martini. L'esagono irregolare rafforzato da sei baluardi, incluso la «Fortezza», fu determinato sia dal perimetro delle precedenti fortificazioni, sia dalla particolare posizione della città di pianura e la lunghezza del perimetro venne stabilita anche in funzione della distanza tra i baluardi, distanza fissata dalla gittata massima del tiro delle artiglierie...In ottemperanza alle direttive teorizzate dell'epoca che prevedevano l'impiego di forme geometriche poligonali per recingere città di pianura (mediante la fortificazione moderna di «fiancheggiamento»), la — magistrale bastionata — venne qui impiegata anche secondo concetti tattico-difensivi. Il progettista Baldassarre Lanci (1510-1571) (che nel condurre le prime opere di fortificazione toscane si avvalse dell'apporto del Buontalenti) impiegò nell'edificazione delle mura di Grosseto tutti gli elementi del nuovo lessico che in quel periodo andava consolidandosi. Nato a Urbino, fu allievo di Girolamo Genga: dopo aver lavorato per i francesi durante l'assedio di Montalcino, nel settembre del 1559 entrò a servizio del Granduca Cosimo I, e nel 1562 iniziò alcune prime opere di restauro alle fortificazioni di Grosseto. Oltre a diversi lavori relativi alle fortezze del Granducato di Toscana, fu autore di molte opere idrauliche intraprese per la bonifica della Maremma grossetana» (M.FORLANI CONTI '89, pp.21-22).