Sotto il dominio senese
 
L'8 agosto del 1301 gli incaricati del comune di Siena prendono possesso dei beni di quel comune nella città di Grosseto. In particolare di una "platea" e di un "casalino" in cui "olim fuit constructum palatium comitum de Sancta Flora", confinanti con Cione di domino Niccolò e la via pubblica e con di fronte la piazza del mercato e la porta della città di Grosseto, "que porta vulgariter dicitur porta cittadina". (Arch. di Stato di Siena. Capitoli 2, "Caleffo dell'Assunta", c.35).
 

Il "Cassero del Sale", costruito dai senesi nell'area del palazzo acquistato nel 1345 da Cecca Beringhieri, nipote di Cione di domino Niccolò, ricordato nel 1301 proprietario dello stesso palazzo, confinante col palatium comitum de Sancta Flora".

Con questo atto i senesi manifestano chiaramente come ormai abbiano definitivamente soppiantato gli Aldobrandeschi nel dominio della città, e pongono le premesse alla realizzazione di una delle più importanti strutture edilizie che costruiranno in Grosseto nel XIV secolo: il Cassero del Sale. Sedate le ribellioni che i grossetani misero in atto fra il 1334 e il 1336, il governo senese intraprese lo sforzo decisivo per assoggettare la città: « già nella primavera 1334 Siena dette avvio alla costruzione di un cassero e di una torre, detta "torre senese", nell'area a nord della città: dall'aprile di quell'anno, infatti, fu stipulata una serie di contratti di acquisto di terreni e immobili, il cui sedime sarebbe stato occupato dalla fortificazione. I lavori subirono una battuta d'arresto quando Bino del Malia, con l'aiuto di truppe pisane, occupò la città il 26 luglio 1335. La reazione di Siena produsse del risultati solo nell'anno successivo, quando alla riconquista di Grosseto seguì l'abbattimento delle mura della città, che rimase priva di difese per quasi un decennio. Il Comune di Siena, infatti, permise lo scavo di nuovi fossati attorno a Grosseto solo nel 1343, mentre il divieto di erigere mura cadde solo nel giugno 1344: in questa fase i lavori di costruzione procedettero con particolare celerità, canto che nella primavera del 1345 la cinta muraria era ricostituita e il cassero compiuto» (R.FARINELLI - R.FRANCOVICH 2000, pp.130-131).
 

Agli inizi del Trecento la realizzazione del programma di ristrutturazione dell'area attorno alla nuova cattedrale ebbe forse un rallentamento in ragione delle lotte fra Grosseto e Siena. Nondimeno nel 1309 vi fu la costruzione dell'ospedale di Carmignano di Feo nell'area occupata oggi dal palazzo comunale, e probabilmente anche quella del Palazzo dei Priori viene ultimata nello stesso periodo. I lavori per la cattedrale forse si interruppero attorno al 1310, per essere ripresi da parte di maestranze senesi dal 1320 al 1340, in particolare di Agostino di Giovanni e più tardi della bottega del figlio Giovanni, che realizzarono la decorazione del prospetto meridionale, della facciata occidentale e, probabilmente, della controfacciata. Inoltre continua la costruzione della nuova chiesa conventuale di S.Francesco.

 

 

 

 

La porta - nel lato che guarda la città - del "Cassero Senese": se ne vede, oggi, soltanto la parte superiore, poiché il fortilizio fu inglobato nella Fortezza Medicea realizzata alla fine del secolo XVI, con l'interramento della parte inferiore.

 

«Sempre nel XIV Secolo dall'Opera della cattedrale, ovvero dalla Comunità che dall'Opera ha il patronato, con i beni dell'Ospedale francescano si erige un nuovo Ospedale che si conosce con il nome di "Ospedale nuovo della Misericordia" per distinguerlo dall'altro che nel frattempo è stato ceduto con tutti i suoi beni da S.Maria della Misericordia di Siena a S. Maria della Scala. L'Ospedale Nuovo della Misericordia di Grosseto mantiene numerosi diritti e beni materiali a favore dei francescani...» (U.CARINI - P.BARABESI '98, p.29).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il finestrone archiacuto, il secondo che si trova nella facciata meridionale della cattedrale, con timpano ornato da motivi vegetali, delimitato da due colonnette con leoni stilofori e terminanti a guglie, e con le belle testine che si affacciano dalle formelle quadrilobate inscritte nelle losanghe che ornano gli squanci, è opera attribuibile a Agostino di Giovanni, che partecipò alla ripresa dei lavori nel nuovo duomo di Grosseto attorno al 1320.

 

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