Il Secolo XX
 

«Veduta aerea dell'intera città primi anni Trenta. Lo sviluppo edilizio è proiettato con chiarezza verso nord e lungo le strade Scansanese (in basso), Circondaria e via Tripoli. La futura via Aquileia è già tracciata, ma ancora non vi è alcuna costruzione. Ben visibile la fascia di rispetto intorno alle mura cittadine. A destra, vicino al Cassero, il campo da gioco Amiata e poco sopra la strada che collega via Saffi con via Scansanese (via Amiata), che comportò l'abbattimento di un tratto di mura davanti alle carceri. All'estrema sinistra in basso il Lazzeretto, costruito nel 1924 per ospitare gli ammalati contagiosi. In effetti fu utilizzato per questo fine solo per brevissimo tempo e, abbandonato, fu oc- cupato da vagabondi e ben presto cadde in rovina. Di fronte al Lazzeretto, la casa del casellante tuttora esistente» (E.-M.INNOCENTI '93, Vol.1, p.109. Foto Collezione Andolfi). Fra il 1900 ed il 1910, per quanto modesta, vi è la crescita della città verso sud, verso la via Aurelia e l'Ombrone, e verso nord, in direzione della stazione ferroviaria. Col "Piano Regolatore e di Ampliamento della città", redatto dall'ingegnere Andreini, nel 1912 la crescita urbana è indirizzata lungo il Viale Matteotti e Via Roma, e dal 1920 fino al 1930 lo sviluppo avviene anche nella zona ad est delle mura, configurandosi, secondo una organizzazione urbanistica su assi ortogonali con strade disposte a scacchiera. Con gli anni Trenta l'espansione prosegue in ogni direzione, tanto che ben presto l'abitato all'esterno delle mura giunge ad essere sette volte superiore a quello della "città murata". Nel dopoguerra, dopo la fase di ricostruzione per risarcire quanto distrutto dai bombardamenti, l'attività edilizia riprende intensa in ogni direzione attorno alla città.

Una vera e propria esplosione demografica avviene in Grosseto all'inizio del XX secolo: nel decennio fra il 1911 ed il 1921 la sua popolazione arriva addirittura a raddoppiarsi. Questo fenomeno, però, non comporta un'immediata forte espansione della città fuori delle proprie mura, anche se iniziano a sorgere i primi edifici sul viale esterno a Porta Nuova, la Via della Stazione, con la Piazza Umberto I che da essere un semplice slargo diviene una vera e propria piazza, e fuori Porta Vecchia nel 1909 viene addirittura inaugurato il Cinema Leopoli di Paolo Scopetani. Dopo la realizzazione dei primi modesti sobborghi di porta Vecchia e di porta Nuova alla fine dell'800, infatti, i primi anni del '900 sono caratterizzati soprattutto da interventi di saturazione nel centro storico, ancora caratterizzato da una grande quantità di aree non edificate, di trasformazione di edifici già esistenti e demolizione di antiche costruzioni, com'è il caso, nel 1903, di quelle addossate alla chiesa di San Pietro e successivamente di molte altre sulla "Via Colonnella" (Corso Carducci), per dare spazio ai nuovi palazzi in stile liberty . Lo sviluppo demografico avviene in coincidenza con quello delle bonifiche, e dunque dell'agricoltura, dovuto ad una classe di agricoltori illuminati, che con la loro attitudine alla sperimentazione dei più aggiornati sistemi di conduzione agraria determinano le condizioni perché in Grosseto vi siano anche imprenditori operanti nella costruzione di macchine agricole. Strettamente connessa alla
presenza di questa vivace classe borghese è la precoce e larga diffusione dello stile liberty in città, adottato principalmente nell'edilizia civile privata, mentre per l'edilizia pubblica a carattere rappresentativo la cultura ufficiale impose il corrente linguaggio accademico neogotico o neorinascimentale (cfr. F.ROTUNDO in L.FRANCHINA [a cura di ] s.d., p.90). Il fenomeno dai primi anni del secolo si protrae per tutto il periodo dal 1920 al 1930, caratterizzato particolarmente dalle grandi costruzioni pubbliche in stile neocinquecentesco in Piazza Umberto I, - che dal 1928 ha al centro la fontana in luogo deI Monumento ai Caduti trasferito sul Baluardo della Rimembranza -, "strategicamente" progettata tra il centro storico e i nuovi lotti da urbanizzare e dalle ultime manifestazioni liberty, anche all'esterno delle mura. Gli interventi all'interno di queste, ove nel 1932 viene ripavimentato il Corso, sostituendo le pietre di arenaria con blocchetti di porfido, negli anni trenta si attuano con trasformazioni di molti edifici che vengono a perdere le originarie caratteristiche, e soprattutto, nel 1937/38 viene abbattuto il Palazzo dei Priori, sulla cui area viene costruito l'edificio destinato all'Istituto Nazionale Fascista per la Previdenza Sociale. Ciò avviene nel quadro dell'introduzione nella città, particolarmente all'esterno del centro storico, dell'architettura rappresentativa tipica del periodo fascista, secondo i cui caratteri vengono realizzate opere pubbliche, edifici amministrativi e per le attività di partito, attrezzature ricreative ed impianti sportivi. «Nel 1925 venne costruita in via Aurelio Saffi la casa del Fascio ...
L'edificio appare improntato ad un stile caratteristico del ventennio e che si esprime attraverso la monumentalità dell'impianto con la facciata articolata in tre zone di cui quella centrale leggermente arretrata, divisa da cornici marcapiano e marcadavanzali. Il piano terra, a finto bugnato, è intervallato dalla succesione di portali ad arco mentre corrisponde, al piano superiore, un finto loggiato entro il quale sono collocate finestre bifore inquadrate da robusti architravi. All'interno si conserva ancora lo scalone principale a tenaglia arricchito da decorazioni a finto marmo, il pavimento dell'ingresso a disegno geometrico policromo e la bella sala delle adunanze con il soffitto decorato a riquadri geometrici recante stemmi dipinti e con le pareti decorate a stampo con effetto "a carta da parati", scandite da piatte lesene terminanti con capitello a stucco...» (F.ROTUNDO in L.FRANCHINA [a cura di ] s.d., p.125).