Il Secolo XIV
 

Archivio di Stato di Siena. Ospedale di S.Maria della Scala, n.1406, cc.4-6. 1309 Marzo 1. "Catasto della Grancia di Grosseto del 1309". C.4: «Carmignano di Feo comincio il spedale del beato S.Giovanni battista posto nella città di Grosseto nel Terziero della Città di rincontro alla Chiesa di ms. S.Lorenzo di Grosseto».

Nei primi anni del Trecento la vitalità di Grosseto si esprime, sul piano urbanistico, nel completamento dell'imponente piano di ristrutturazione dell'area circostante la nuova cattedrale. Il declino del dominio aldobrandesco favorì, negli ultimi decenni del secolo XIII, l'ascesa del gruppo familiare degli Abati, così denominato da Abate di Manto di Guglielmo, e nei primi anni del nuovo secolo i grossetani ebbero in Bino di Abate l'uomo che ne sollecitò l'orgoglio necessario ad affrontare la grande impresa della costruzione della cattedrale e di tutte quelle opere finalizzate a conferire dignità alla città. Un orgoglio alimentato anche da una manifesta avversione nei confronti di Siena, e dall'intensificarsi dei rapporti politici con Firenze e Pisa, con quest'ultima particolarmente curati da un'altra importante famiglia grossetana, quella dei Beringeri. Fra il 1310 e il 1312 gli Abati «tentarono in due riprese di promuovere sotto il proprio governo personale un movimento contro l'autorità senese in G. I Senesi riuscirono a controllare la situazione, accettando l'emergenza degli Abati come famiglia dominante di G. ma imponendo loro, nel 1317, un rapporto di alleanza in posizione subordinata.
 
L'iniziativa dei conti di Santa Fiora, condotta nel 1328 contro gli Abati del Malia e contro i Senesi per riacquistare il dominio su G., con l'appoggio di Ludovico il Bavaro e con un assedio posto a G. dalle forze imperiali, si concluse con un insuccesso e finì per rafforzare la posizione politica di Siena. Fra il 1334 e il 1336, a seguito di nuove ribellioni dei Grossetani e degli Abati del Malia, il governo senese intraprese lo sforzo decisivo per assoggettare la città: da allora G. sarebbe rimasta sempre sottomessa alla Repubblica, fatta eccezione per un brevissimo intervallo di autonomia in seguito alla caduta dei Nove (1355). La conquista senese fu seguita nell'immediato dalla consueta distruzione, a scopo dimostrativo, delle fortificazioni cittadine; ma presto vennero intrapresi lavori di riattamento e di restauro delle mura, e la costruzione di un nuovo cassero (1344-1345), che sarebbe poi stato incorporato nelle mura medicee. Accanto a queste opere, si rendevano necessari provvedimenti di colonizzazione e di bonifica: la crisi agricola e demografica, che nei decenni centrali del secolo stava investendo l'intera Europa, colpiva infatti con particolare durezza le terre e gli insediamenti della Maremma.

Nel 1363 la Maremma fu colpita dalla peste, e otto anni dopo la popolazione di G. risultava ridotta a cento nuclei familiari. Interventi di sostegno economico promossi dal governo senese sono documentati per tutto il corso della storia di G., ma suggeriscono proprio essi l'immagine di quella degradazione continua dell'area grossetana che avrebbe avuto a sua volta un peso decisivo nella crisi dello Stato territoriale senese» (P.CAMMAROSANO-V.PASSERI ’85, r.24.1).

 

 

 

 

 

Archivio di Stato di Firenze. Principato di Piombino. App.II, n.1, c.50. 1364 Febbraio 6. I Dodici governatori e amministratori della Repubblica di Siena stabiliscono le seguenti provvisioni per Grosseto: che i Priori che pro tempore risiederanno a Grosseto abbiano soldi 60 di salario; che, affinché la città si popoli, tutti i banditi e condannati per malefìzzi possano andare ad abitare liberamente a Grosseto, purché abbiano avuta la pace dall'offeso, eccettuati però l'incendiari. che siano concesse franchige a chi andrà ad abitare a Grosseto per 5 anni. da tutte le fazioni e dazi del comune, «siccome che possa coltivare e far lavoro in terreni del Comune di Siena senza alcun pagamento di terratico né possa esser costretto a nulla delle cose dette per alcun Ufficiale, sotto pena di fiorini 100 d'oro dalle quali franchigie ed esenzioni si eccettuino i ribelli e condannati per incendio».

 

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