Il Secolo XII
 

Archivio di Stato di Siena. , Capitoli 2, "Caleffo dell'Assunta", c.23; Capitoli 1, c.20, "Caleffo Vecchio" ( Ed. CECCHINI n.31). 1151 Luglio. Giuramento di amicizia col Comune di Siena fatto dai "boni homines de Grosseto". Promettono ai senesi: "In illa ruga, in qua habetis tres stationes a nobis concessas, in eadem damus alias tres stationes"

«Durante gli anni Trenta del XII secolo si determinarono alcune favorevoli condizioni che incisero profondamente sulla definizione istituzionale dell'abitato. Infatti, in quel decennio papa Innocenze II ebbe occasione di soggiornarvi a più riprese assistendo, tra l'altro, nella primavera del 1137, all'assedio montato dal duca Enrico di Baviera e sanzionando, con bolla del 18 aprile 1138, la traslazione della sede episcopale rosellana a Grosseto. Già prima della fine del XII secolo, l'elevato numero degli enti religiosi presenti nella città attesta il notevole sviluppo del centro, come emerge da una bolla pontificia del 1188 ove sono menzionate la cattedrale e ben cinque chiese (San Pietro, ancor oggi riconoscibile nel tessuto urbano, San Michele, Sant'Andrea, San Giorgio, Santa Lucia). Probabilmente i monasteri di S.Fortunato e della Annunziata oltre alle quali esistevano perlomeno anche quella di San Benedetto e quella di San Leonardo, cui era annesso un ospedale documentato attorno al 1163. In tale contesto acquista rilievo l’interpretazione della volontà manifestata dal conte Ildebrandino VII Aldobrandeschi,  nell'agosto 1179, di trasferire la cit-
tà sul vicino Monte Corneliano (oggi Poggio di Moscona) quale atto di pressione sulla cittadinanza in una delicata fase politica, dalla quale uscì consolidato il nascente ordinamento comunale» (R.FARINELLI - R.FRANCOVICH 2000, p.125). In effetti la situazione politica di Grosseto, allorché diviene città nel 1138, è tale da renderla atipica rispetto alla gran parte delle città non solo toscane, ma di tutta l'Italia centro-settentrionale, che hanno già vissuto - o stanno allora vivendo - la loro esperienza precomunale avendo il vescovo come massima autorità cittadina cui confrontarsi. È cioè una situazione caratterizzata da forti limitazioni della libertà d'azione e di sviluppo per i cittadini, derivanti dalla dominazione militare dei signori presenti in città, e che dunque impone a questa un tipo di evoluzione agrario-feudale analogo a quello delle città dell'Italia meridionale, piuttosto che a quello delle altre città toscane, con delle differenziazioni sostanziali - per esempio rispetto a Siena - nella stessa determinazione delle modalità in cui si attuerà lo sviluppo successivo. Mentre a Siena i cittadini costituiscono il comune e poi trattano con la nobiltà del contado per il suo inurbamento, ai fini anche di rafforzare le possibilità militari della città, in Grosseto la pesante presenza aldobrandesca non solo frena con l'esercizio dei suoi poteri bannali - rafforzati dal privilegio imperiale che crea IIdebrandino conte palatino nel 1164 - le aspirazioni dei cittadini, ma paradossalmente induce i cittadini stessi a frenarle. Troppo importante, infatti, è la presenza aldobrandesca in città per la sua difesa militare e troppo condizionate dagli eccezionali poteri giurisdizionali concessi dall'imperatore ad Ildebrandino sono le attività economiche dei grossetani: l'estrazione e la commercializzazione del sale prodotto nelle saline del Querciolo e l'esistenza stessa di un mercatum a Grosseto sono strettamente dipendenti dalla discrezionalità concessa al conte (cfr.G.PRISCO '89, pp.162-163). Ovviamente il fatto che Grosseto si trovi ad esser governata con gli stessi criteri di un castello feudale, mentre nello stesso periodo nelle altre città toscane si sta formando il comune, determina soltanto il rallentamento del processo, non potendo certo precluderne l'inevitabile attuazione. D'importanza sostanziale nell'evoluzione politica grossetana è la risolutezza con la quale interessa la Maremma il movimento espansionistico senese; già nel 1151 i cittadini grossetani giuravano di tutelare l'interesse dei senesi in città e di prestare loro aiuto militare. Dal punto di vista urbanistico, se l'evoluzione da castrum - che ha il suo avvio con la riforma del regime fondiario della loro corte di Grossito, operata dalla famiglia aldobrandesca nell'XI secolo - ha inevitabilmente avuto origine da una "matrice funzionale" "feudale-laica", lo sviluppo nel XII secolo della città è alimentato dall'attivazione di altre «matrici» subordinate, quali la «militare» e la «mercantile». Il documento del 1188 (il privilegio di Clemente II al vescovo di Grosseto) lascia forse trasparire che dal 1179 probabilmente viene ad essere prevalente, per lo sviluppo urbanistico della città, la «matrice funzionale feudale-ecclesiastica», in ragione dei beni posseduti in città dalla mensa vescovile, del distretto che all'episcopato è riconosciuto, della proprietà della terra attorno alla città - cioè quella relativa a sessanta casalinos - che è la riserva alimentare della città stessa.