Il neogotico a Grosseto
 
  
Anche la sede della "Croce d'Oro" in Via Mazzini è costruita nel 1909 con una facciata terminante con un fastigio al di sopra di un cornicione con al centro lo stemma della società. suddivisa da lesene e cornici, fra le quali una finestra bifora sovrastava il portale ad arco a pian terreno. Ma anche questo pregevole esempio di edificio in stile neorinascimentale è stato assai compromesso dai successivi rifacimenti. Negli anni fra il 1900 ed il 1913 vengono realizzati due importanti edifici in stile neogotico: il 5 aprile 1900, su progetto dell'architetto Lorenzo Porciatti che prevede il rifacimento del medievale palazzo del podestà - e prima ancora del comune - inizia la costruzione del Palazzo della Provincia, sulla piazza maggiore della città, solennemente inaugurato il 31 maggio 1903 , e nel 1908 quella del Villino Pastorelli, fuori Porta Nuova, su progetto dello stesso architetto e terminato nel 1913.

Il Porciatti, assieme a Giuseppe Luciani, è protagonista di primo piano nel processo di trasformazione dell'aspetto della città fra la fine del secolo XIX e gli 
Negli stessi anni in cui Grosseto è all'avanguardia, rispetto alla maggior parte delle altre città toscane, nelle costruzioni in stile liberty degli edifici privati, in città la realizzazione degli edifici pubblici continua ad essere ispirata dalla cultura ufficiale. Ecco, dunque, che edifici come il Palazzo della Provincia ed il Palazzo del Monte dei Paschi di Siena (a sinistra) sorgono secondo una progettazione improntata dal linguaggio accademico corrente, ovvero in stile neogotico il primo, e neorinascimentale l'altro. Relativamente all'adozione di quest'ultimo stile nei primi anni del secolo, il restauro del 1908 non cancella completamente le caratteristiche originali - perse poi con i restauri successivi - con cui era stato costruito nel 1896 il Palazzo delle Poste in piazza Socci, attuale sede dell'Archivio di Stato.

 

L'antico Palazzo, già del Podestà e del Comune nel medioevo, prima della sua trasformazione in Palazzo della Provincia.

Il progetto di Lorenzo Porciatti per il Palazzo della Provincia

anni '20 del Novecento. Per le sue nuove opere segue il criterio stilistico della rivisitazione in chiave eclettica dell'architettura medievale, e quello del recupero integrale dell'originale per i restauri, com'è nel caso della chiesa di S.Francesco, ma non disdegna di aderire anche al linguaggio liberty, costruendo nella Piazza Umberto I - oggi Rosselli - il villino Panichi nel 1900.

Il Villino Pastorelli in una fotografia di poco tempo dopo il suo completamento, in cui si osserva anche l'assetto conferito negli anni venti all'area esterna alle mura fra Porta Nuova ed il Bastione di S.Francesco. Costruito per il facoltoso agricoltore Millanta, l'edificio «rievoca il mondo fiabesco del gotico internazionale, articolato in diversi volumi come la torretta quadrata angolare, il corpo centrale con loggiato scandito da esili colonnette binate e il corpo laterale coperto a capanna preceduto dal corpo-veranda poligonale. L'edificio presenta una varietà di elementi decorativi realizzati in pietra che creano una raffinata bicromia contro il paramento a mattoni e denunciano la suggestione dell'artista verso esperienze artistiche d'oltralpe. L'edificio passò prima in proprietà ad un illustre personaggio del foro grossetano, l'avvocato Pastorelli ... e poi, negli anni 1942-43, alla famiglia Marangoni che lo trasformò nell'albergo ristorante dancing "Excelsior" con relativa pista da ballo nell'annesso giardino. Acquistato successivamente dalla Banca Nazionale dell'Agricoltura, fu ampliato nella parte posteriore nel 1948-49» (F.ROTUNDO in L.FRANCHINA [a cura di ] s.d., pp....).

Nella progettazione del Palazzo della Provincia l'architetto esprime tutto il suo eclettismo: non si limita ad una riproposizione del neogotico, ma attinge anche da altre culture architettoniche. Ciò non è condiviso dall'esaminatore del progetto, l'ingegnere Guglielmo Calderini, che pur apprezzando sostanzialmente quanto proposto dal Porciatti, suggerisce che nella costruzione dell'edificio ci si attenga esclusivamente al neogotico, come in effetti è avvenuto. Totalmente conforme al modello del "castello neogotico" è, fin dalla progettazione, la realizzazione del Villino Pastorelli.

Il Palazzo Cosimini

La fase di sviluppo fra 1920-1930 vede l'adozione dello stile neocinquecentesco nei grandiosi lavori che trasformano radicalmente la piazza Umberto I. Del 1923 è il palazzo della Regia Scuola Normale Magistrale e Convitto, con facciata convessa, seguendo la rotondità della piazza, ai lati della quale sporgono le due ali contenenti i portali di accesso inquadrati da colonne ioniche che sostengono il balcone soprastante. Nel 1927 si concludono i lavori di costruzione del Palazzo del Governo, progettato dall'architetto Mariani di Siena, che con la sua struttura imponente va a costituire un punto di riferimento urbanistico sostanziale, sull'asse del Corso Carlo Alberto, fra centro storico e le nuove zone di espansione. Ha pianta pentagonale, con le tre facciate principali caratterizzate da un bugnato liscio al piano terreno e intonacato ai piani superiori. Anche in questo edificio la facciata verso la piazza è convessa, col monumentale porticato scandito da lesene e da robuste colonne di ordine gigante con capitelli di stile composito, concluso da un coronamento a loggia. Secondo lo stesso stile, e sempre con la facciata convessa, nello stesso anno è costruito l'edificio della ditta A. Cosimini e Figli, nell'area già occupata dall'ottocentesca fabbrica di macchine agricole. In luogo di questo palazzo, demolito nel 1970, è l'edificio moderno progettato da Ludovico Quaroni, che in verità contrasta alquanto coi caratteri originariamente conferiti alla piazza.Nel 1932 accanto al Palazzo del Governo, viene costruito il Palazzo delle Poste, in luogo del Palazzo di Adalgisa Barth, realizzato in stile Liberty nel 1928. L'edifìcio, progettato dall'ingegnere Angiolo Mazzoni, presenta una facciata rivestita di bugnato di travertino bianco di Rapolano, col monumentale portale sormontato da un gruppo marmoreo posto sopra l'architrave. «La composizione scultorea rappresenta un cavallo nitrente domato da un uomo ed allude alla Maremma "piegata" al regime. Nonostante la disponibilità di un lotto di limitate dimensioni, la monumentalità richiesta dalla classe politica viene raggiunta qualificando la massa architettonica dell'edificio attraverso lo sviluppo della torre. Questa diventa un elemento assiale per tutta l'altezza e costituisce la cerniera con i corpi laterali: la sua verticalità è accentuata da una lunga vetrata che indirizza lo sguardo verso l'alto. Due portali minori affiancano quello principale, sopra di essi due gruppi di fasci littori scolpiti in marmo completano la decorazione della facciata. Il prospetto frontale è sottolineato da un'ampia scalinata in granito che conduce all'ingresso dell'edifìcio. I prospetti laterali sono più modesti: si inseriscono infatti in un diverso contesto urbano dal carattere meno monumentale rapportandosi alla sola edilizia privata. Sono realizzati in laterizio con l'esclusivo uso del travertino bianco per i ricorsi orizzontali e per pochi elementi decorativi» ( V.MAZZINI '96, p.38).