Il secolo XVIII  
 
Negli ultimi anni del governo mediceo la fortezza di Grosseto ha ancora un notevole ruolo nel contesto del sistema difensivo granducale, ma del tutto relativo al sistema stesso. Ormai questo dispone soltanto di tre "piazze", ovvero grandi centri fortificati, con la città maremmana assieme a Livorno e Portoferraio, ma con un contingente di soldati assai modesto, assai ridotto rispetto a quello ancora presente nel 1721, che annoverava 400 soldati e 122 cavalleggeri (Archivio di Stato di Firenze. Mediceo, f. 2356, c.60). Ciò appare da una relazione del 1733 inviata da Luigi Viviani al re Carlo di Napoli sulle fortificazioni toscane ( Biblioteca Riccardiana di Firenze, L. Viviani, tomo II, c. 65 e ss.), peraltro descritte come alquanto trascurate: la fortezza di Grosseto dispone di soltanto 130 soldati, a fronte dei 1250 di Livorno e dei 560 di Portoferraio. La necessità di intervenire per il miglioramento della fortificazione di Grosseto è segnalata, infatti, in quello stesso 1733 dal governatore di Grosseto Cosimo Bagnesi, e una serie di progetti è prodotta in proposito, senza però che ve ne sia la realizzazione, salvo quella, qualche anno dopo, delle opere di rinforzo delle difese della Porta Reale. Nel periodo della reggenzaaustriaca (1737-1765), pur rimanendo quella di Grosseto una fortificazione d'interesse nel sistema difensivo toscano, e pertanto oggetto di attenzione del governo, come attesta la visita del 1749 del colonnello Warren, nondimeno il suo ruolo continua a declinare, e dunque ad essere sempre meno importante quello della cittadella. Sintomatico in proposito sembra essere il fatto  testimoniato dal Boldrini:  «E  dal  1743  in qua non si è più offiziato l'altro

Boccale intero con stemma inquartato (Medici/Balzana di Siena), dai lavori di scavo e di restauro condotti nell'area del Cassero Senese, "Mastio o Torre del Forbolino" nella fortezza.

Oratorio di Fortezza, onde i SS.mi Sacramenti si amministrano dalla Cura di S.Michele, che è la Cura della Fortezza, e la di lei giurisdizione fuori della Fortezza non s'estende» (J. BOLDRINI, Relazione...1760, in V. PETRONI s.i.a., p.164).
 

Col governo lorenese, dal 1765, l'interesse prevalente per Grosseto è quello di carattere economico e sociale, piuttosto che militare. Pietro Leopoldo, il primo granduca della famiglia Lorena è interessato soprattutto alla bonifica della pianura grossetana, e la fortezza della città che è al centro delle imponenti opere che a questo fine sono messe in atto sotto la direzione di Leonardo Ximenes non ha altra attenzione che quella di ospitare una piccola guarnigione, collegata a quelle delle torri attive nella vigilanza del litorale marino. Questa, in una relazione del 1787, è dunque la situazione della cittadella delle mura di Grosseto dopo un ventennio di governo lorenese: «La fortezza di Grosseto, situata da una parte della città, è piccola ma di buon disegno e ben tenuta; vi è una cappella inutile, il quartiere del governatore che è buono e poi due caserme per soldati che sono per 26 uomini e sono grandi, luminose ed ariose; accanto a queste vi è una gran stanza sotto il mastio che ora non serve a nulla: questa va, secondo le proposizioni già fatte, divisa in due secondo l'altezza e rialzata per farne due stanze, che una sopra al medesimo piano di quella che già sopra vi è accanto e che darà luogo per altri 12 o 16 letti da scapoli, giacché molti abitano in città. Vi sono inoltre 8 quartieri da ammogliati staccati, che sono troppo pochi, ne vanno fatti fabbricare altri 6 lungo una cortina che vi è accanto la caserma presente e dietro i quartieri dei presenti ammogliati e dividendo un gran stanzone che vi è ora e serve da spedale in quattro altri quartieri da ammogliati con due altri muri divisori, giacché lo spedale si rende inutile, dovendo a suo tempo i malati passare nello spedale grande. Sopra vi è nella fortezza il mastio ove è una buona batteria ma inutile perché va solo verso la città; vi è armeria e arsenale. Gli uffiziali che vi sono, sono il maggiore Bruschieri, onesto, abile ed esatto, il capitano Bondoni, oramai vecchio, mezzo rovinato, pieno di parenti e di poco talento, il primo tenente Ariosti, che è di posto comandante a Castiglione, abile, onesto e attivo, e il sotto tenente Centurioni, vecchio, inabile e di poco talento, ed un abile sergente Paoli. I soldati si mutano quando lo chiedono colle torri e Castiglione della Pescaia e fanno in Grosseto le pattuglie e la guardia in fortezza. Vi sono 10 cavalleggieri, che sono pochi e volendo far bene il servizio a quel vasto littorale ce ne vuole altri 8 a Grosseto e 4 al Castiglione e almeno 30 comuni e 2 caporali di più» (P.L.D’ASBURGO LORENA, Provincia Inferiore...1787, in A.SALVESTRINI '74, pp.527).

 

La pianta della fortezza qui sopra è tratta da quella della città di Grosseto, rilevata nel 1749 dall'ingegnere Andrea Dolcini e contenuta nella Raccolta di piante delle principali città e fortezze del Gran Ducato di Toscana levate d'ordine di Sua Maestà Imperiale sotto la direzione del S.re Odoardo Warren, colonnello del Battaglione d'Artiglieria e direttor generale delle fortificazioni di Toscana nel MDCCXLlX (Archivio di Stato di Firenze. Segreteria di Gabinetto, n. 695, cc. 84-85). La pianta a destra è conservata presso l'Istituto di Storia e di Culturadell'Arma del Genio (FT 21/B 1529, "Quaderno con 20 piante di fortificazioni del litorale toscano", 1510-1529), ed è tratta da quella rilevata nel 1823 nella realizzazione del "Catasto Leopoldino" (Archivio di Stato di Grosseto. Comunità di Grosseto, Sezione H. Foglio Unico, Città). «La Fortezza dopo un periodo di smilitarizzazione avviato dal 1767 da Pietro Leopoldo, fu ripristinata ad uso militare nel 1840 con presenza di soldati fino al 1887. Durante la smilitarizzazione era comunque rimasta deposito delle polveri da sparo ed era sistematicamente sottoposta a manutenzione a carico dei Beni Civili e Militari amministrati dall'Uffizio dei Fossi. Dopo la trasformazione in pubblici giardini del rimante circuito murario e l'adozione del nuovo piano regolatore elaborato nel 1920, il Genio Militare di Livorno chiese ed ottenne dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici che il Bastione est dell'ex Fortezza Medicea fosse adibito a Distretto Militare, decisione che divenne applicativa nel 1921. Ovviamente le necessità pratiche e tecniche del Distretto imposero varie modifiche interne agli edifici, quali tramezzature e soffittature, allo scopo di ricavare un maggior numero possibile di vani. Dismesso come Distretto Militare, nel dopoguerra divenne luogo abitativo per sfollati e vagabondi, accelerandone il degrado e la rovina alla quale si è posto fine solo dopo i restauri degli anni ottanta relativi al solo Cassero senese e quelli recentemente ultimati riguardanti l'intera Cittadella fortificata. Dal 1980 al 1985 l'Amministrazione Comunale di Grosseto, in concertazione con la Soprintendenza ai Beni Architettonici, ha iniziato la prima trance di restauri diretta dall'architetto Marisa Forlani Conti, al fine di recuperare il monumento medievale del Cassero senese. Era il primo passo di un processo di valorizzazione che si sarebbe concluso con gli interventi sulle strutture cinquecentesche dell'intero Baluardo della Fortezza a cura degli architetti Alessandro Marri, Luca Perin e Concetta Polito. I due restauri si sono ispirati a diversi principi di recupero: mentre per il primo era fondamentale ritornare all'assetto medievale trecentesco, eliminando tutta quella complessa sovrastruttura di rifacimenti cinquecenteschi e novecenteschi, l'intervento più recente ha invece valorizzato proprio l'impianto del XVI secolo, restituendo alla potente macchina difensiva l'aspetto che aveva nel momento della sua massima efficienza» (M.PARISI-E.VELLATI 2002, p.71).

 

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