14 Aprile 973: il"Castrum Grossito"
 
La carta amiatina del 973, della quale qui accanto è riportata la riproduzione della parte iniziale, costituisce un vero e proprio inventario - anche se certamente non completo - dei beni posseduti dalla famiglia aldobrandesca alla fine del secolo X. Fra tutti i luoghi citati muniti di fortificazione (in tutto diciassette, anche se è da ritenere che altre corti abbiano delle fortificazioni) soltanto per due il fortilizio è detto castrum anziché castello, ed uno di questi è proprio Grosito. La definizione attribuita alla fortificazione di Grosito non sembra essere semplicemente conseguenza di una normale intercambiabilità di termini fra castrum e castellum che dalla documentazione medievale emerge con evidenza, ma piuttosto rappresentare una di quelle eccezioni, riconosciute dagli studiosi, per cui con castrum a volte nella documentazione altomedievale si definisce una fortificazione di particolare importanza, per l'entità delle abitazioni stabilmente occupate che recinge e per essere la principale struttura finalizzata all’esercizio del potere militare e politico nel contesto territoriale in cui si trova .
La consistenza e la funzione nei confronti del territorio circostante dell’insediamento fortificato documentato nel 973 è, evidentemente, il risultato del ruolo rivestito dalla corte in precedenza. La necessità di disporre delle fortificazioni indispensabili ai compiti militari che sono chiamati a svolgere, per gli Aldobrandeschi è assolutamente

Archivio di stato di siena,Archivio di Stato di Siena. Diplomatico. S.Salvatore Montamiata. 973 Aprile 14. Lamberto del fu marchese Ildebrando, vende a Roppando prete, figlio del fu Benedetto, per il prezzo di diecimila lire tra oro e argento, molti castelli, torri e chiese posti nei territori di Roselle, Sovana, Toscanella, Chiusi, Populonia, Castro, e nel territoriodi Parma e Novi. «...infra comitato et territurio Rosellense.....prima curte Astiano, secunda Caliano cum castello et ecclesia seu turre ibidem consistente super ripa fluviis Umbrone, tertjia corte Grosito cum castro et eclesia ibidem consistente».

coincidente con quella di proteggere il loro patrimonio fondiario. Ecco, allora, che in Grossito, là dove è la chiesa di S.Giorgio, l’edificio stesso della chiesa e la sala, residenza di Ildiprando in territorio rosellano dall’803, vanno a costituire il fortilizio centrale del dominico, il nucleo originario del castrum che comincia a formarsi - per giungere alla consistenza che avrà nel 973 - all’interno del recinto che racchiude via via sempre più case. La documentazione attesta che la localizzazione di questo fortilizio è da individuare nell'area estesa dal Cassero del Sale all'odierno Cinema Marraccini. Attorno al recinto, allestito anche sul lato dell’insediamento che guarda al fiume per fortificarne la riva, la quantità d’acqua disponibile consente di alimentare fossati larghi e profondi, come imposto dalle esigenze di difesa di un ‘luogo del potere’. Ed ancora fossati, certo di più modeste dimensioni, sono scavati attorno alle recinzioni - forse un un semplice iderzum, o un axegiato, o una sepe stantaria - che proteggono gli altri piccoli insediamenti verosimilmente sparsi nel locus Grossito e dipendenti dalla corte di S.Giorgio: ad alimentarli sono ancora le acque dell’Ombrone, forse anche quelle del Lago Prile, o dei piccoli specchi d’acqua e degli acquitrini presenti nel territorio . Anche questi ultimi, come il fiume stesso, costituiscono di per sé un elemento naturale di difesa, come certo debbono esser stati quei Lagoni documentati esistere ancora nel XIV secolo a nord-est di Grosseto . L’acquitrino si trovava ai piedi del modesto rilievo, chiamato Podio di Sancta Lucera nel pieno medioevo, vale a dire l'area dall'odierna Piazza della Palma alla Fortezza, e dunque, anche alimentando un fossato, ha potuto ben essere elemento utile alla difesa del piccolo nucleo abitato esistente sul dosso con ogni probabilità anche nel secolo IX, là dove nel 1076 è documentata, appunto, la chiesa di S.Lucia. La documentazione medievale indica il territorio dipendente dal castrum grossetano esteso fra l'Ombrone ed il Lago, e fino alla sua sfociatura, ovvero all'isolotto - al gradum - sotto il poggio di Castiglione della Pescaia lungo il litorale marino. Certamente il castello ha fra le sue funzioni anche quella di deposito del sale che gli Aldobrandeschi estraggono dalle saline del Querciolo (poco distante da Grosseto), e che commercializzano nell'entroterra, secondo traffici vivi nella zona del Lago già in età longobarda. Dunque anche questa risorsa incide profondamente nello sviluppo che porta il castello ad avere un grosso borgo addossato alle proprie mura attorno al mille, con la pieve di S.Maria e la chiesa di S.Lucia, e finalmente a divenire città dal 1138, allorché in Grosseto venne traslata la sede vescovile rosellana.