Il convento su via Vinzaglio, accanto alla chiesa dei SS.Lodovico e Gherardo

«Vi è ancora la Chiesa e Convento di Monache sotto titolo di S.Chiara, che vivono a comune. Questo Convento non era in antico nel sito, ora si vede al presente, ma quivi lo rifece fabricare la Casa Medici, demolito l'antico, nel tempo della fabrica delle fortificazioni. L'antico era sotto titolo della Nunziata, e già di Monache Benedettine, del quale se ne vedono ancora a pezzi le vestigie sul Bastione, che dicesi delle Monache..

Parimente nella Chiesa delle Monache di S. Chiara esiste, in marmo, la memoria della consacrazione di quel1a chiesa che fu del 1592» (J. BOLDRINI 1760, pp.164 e175). La chiesa di cui riferisce il Boldrini è la chiesetta che ancora si trova a fianco dell'edificio del convento, in Via Vinzaglio, di fronte al Museo Archeologico e d'Arte della Maremma. Era, questa chiesa ora non più officiata, dedicata a S.Gherardo, e detta "Chiesa dei Bigi" per essere, dal 1794, la chiesa della confraternita intitolata a quel santo, in precedenza ospitata nel chiostro del vicino convento di S.Francesco, caratterizzata dal colore "bigio" del saio. Il visitatore apostolico Francesco Bossi fece visita all'antico convento in cui ancora risiedevano le suore nel 1576, ovvero l'antico monastero benedettino dell'Annunziata, che già nel XIII secolo aveva ospitato delle clarisse, tanto che i beni del monastero di cui riferisce la documentazione medievale sono, appunto, detti di S.Chiara. poi trasferitesi a Siena, ed in cui dagli inizi del Quattrocento aveva trovato dimora una comunità di terziarie francescane grossetane, che si dedicavano ad opere pie, pur senza vestire l'abito. Come riferito dal Boldrini le religiose entrarono in quello che ancora ne porta il nome soltanto verso la fine del secolo, ovvero nel 1594, quasi venti anni dopo la distruzione dell'antico, e ben prima della fine della edificazione, che procedette a rilento a causa delle ingenti spese da sostenere, e terminò solo nel 1633. Ciò avvenne nonostante a le forti resistenze delle suore, che avrebbero preferito continuare a risiedere nei

quartieri presso la chiesa di S.Pietro ove furono alloggiate provvisoriamente per la demolizione del monastero dell'Annunziata. Le condizioni di vita della piccola comunità nel nuovo convento furono sempre modeste, tanto che le suore furono costrette in più occasioni a ricorrere alla questua ed ad aprire, nel XVIII secolo, ad aprire una scuola per fanciulle, che tuttavia rimase attiva solo trent'anni. All'epoca della generale soppressione di chiese e conventi voluta dal granduca Pietro Leopoldo (1785), il monastero risultava già disabitato. Due anni più tardi, l'intero complesso fu ceduto all'ospedale della Misericordia: nell'occasione fu costruito il camminamento, detto arco delle Monache, che aveva la funzione di collegare il vecchio convento con l'ospedale stesso. L'arco fu demolito nel 1927, durante la ristrutturazione del nosocomio.
 

 

L'orto del convento delle clarisse e l'"Arco delle Monache" nella ricostruzione del pittore grossetano Maurizio Nardini.

 

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