La facciata occidentale  
   
I numerosi rifacimenti non hanno impedito che la facciata del Duomo di Grosseto abbia conservato i tratti architettonici romanici conferiti da quel Sozzo Rustichino che è ritenuto l’iniziatore della costruzione della cattedrale. Conserva tuttora delle interessanti parti scultoree gotiche, fra le quali l'Aquila e il Santo posti sopra la grande cornice marcapiano che divide i portali dalle lunette, probabilmente opera dello stesso Sozzo. L’antico architrave della porta maggiore, probabilmente appartenente alla primissima fase costruttiva della cattedrale, essendo pericolante nel 1833 fu sostituito dall'attuale. Nella parte al di sopra dei portali il ballatoio, costituito da loggette praticabili, ed il rosone, che si apre nel frontone che lo sormonta, appaiono invece di matrice trecentesca (cfr. I.MORETTI '96, p.79). Probabilmente il completamento della facciata appartiene alla fase costruttiva, fra il 1338 ed il 1340, in cui fu realizzata la decorazione dei finestroni e del portale del lato meridionale. Le manomissioni hanno inizio nel XVI secolo, con gli interventi di restauro avviati verso il 1538 e conclusi poco dopo il 1540 dall’architetto senese Anton Maria Lari, allievo di Baldassarre Peruzzi. Vengono utilizzati nuovi marmi che, pur provenendo dalle stesse cave utilizzate nel medioevo, avendo dimensione e luminosità diversa da quelle degli originali, sono in evidente contrasto con le facciate laterali. Ma soprattutto è sconvolto il disegno trecentesco della facciata con l'aggiunta dei due chioschi, certo d’ispirazione peruzziana, sui salienti laterali e dei piccoli obelischi situati nella estremità del fastigio. Sostanziosi rifacimenti sono effettuati nel secolo XIX, a partire dal 1824, in ragione di uno stato di degrado rilevato da numerose perizie. Una lapide – murata accanto al portale di sinistra- informa dell'intervento sul paramento marmoreo e le decorazioni della facciata conclusosi nel 1845, ed un’altra informa che soltanto otto anni più tardi fu necessario ripetere i lavori. Nel 1862 assunse l'incarico della direzione dei lavori l'ingegnere capo Gaetano
Niccoli, e quelli di ornato furono affidati allo scultore Angelo Marucelli detto Canapino. Appartiene ai rifacimenti ottocenteschi l'architrave della porta maggiore. Recentissimo l’ultimo restauro.
 

  

 

  

«Le parti gotiche ancora in loco sono i quattro simboli del Tetramorfo , un capitello figurato nell'ultimo archetto all'estrema destra del ballatoio e parte delle mensole scolpite con foglie di acanto, al di sotto della cornice marcapiano tra l'ordine inferiore e quello superiore. L'intero gruppo degli Evangelisti è stato studiato soltanto dalla Garzelli, che si limitava ad evidenziarne i rapporti con tipologie di derivazione giovannea e l'uso consuetudinario che di questi si era fatto in numerose fabbriche gotiche toscane ed umbre. Osservando il Tetramorfo si può notare che il complesso è incompleto; manca l'Angelo, simbolo di San Matteo e al suo posto, sul contrafforte angolare sinistro, è stata collocata un'immagine di Santo non pertinente al resto del gruppo. Ne sono una conferma almeno due fatti. La scultura del Santo ha subito una resecazione nella parte inferiore, dove è stato aggiunto un blocco di marmo che doveva avere lo scopo di rialzare l'altezza della figura. Nella tradizione iconografica del Tetramorfo scolpito, il San Matteo è generalmente rappresentato con sembianze di angelo e in ginocchio, proporzionandosi, con la sua posa rannicchiata, alle dimensioni degli altri tre simboli zoomorfi. Il Santo grossetano invece, sottile e minuto come uno stilila, non sembra avere un rapporto proporzionale con gli altri tre, dalla forma compatta e potente e dalla spiccata espressività, assimilabili alle opere dello stesso soggetto lasciate a Siena da Giovanni Pisano.... Negli animali grifone toro leone inoltre è concentrata una forza muscolare, accentuata anche dalla loro posizione in forte aggetto dal piano architettonico, che li fa protendere in avanti come se fossero in procinto di spiccare un balzo. La loro massa corporea si staglia a tutto tondo sulle mensole d'appoggio, conquistando un proprio 'spazio prospettico'. La figura del Santo mostra invece nella parte tergale un evidente appiattimento dei volumi, come se la sua collocazione non prevedesse una visione globale. E probabile che la scultura fosse destinata ad un altro luogo,
ideata per essere inserita in uno spazio architettonico più circoscritto (nicchia, pilastro) come lo è la figura del San Lorenzo collocata nel lato meridionale, nella nicchia al di sopra della lesena di controspinta. Verosimilmente lo spostamento della scultura potrebbe essere avvenuto durante gli interventi di rifacimento della facciata eseguiti da Anton Maria Lari intorno al 1540, perché in alcune stampe ottocentesche precedenti i restauri effettuati nel secolo scorso, il Santo appare già collocato nella sua odierna posizione. Le fattezze del Santo sono vicine ad una tipologia riscontrabile proprio negli Antenati di Cristo della facciata del Duomo Vecchio senese....Il fatto che Rustichini sia documentato come scultore nel Duomo senese negli anni in cui si fortificano queste nuove istanze, le stesse che possiamo riscontrare nel Santo grossetano, ci permette di avvicinargli questa scultura» (M.PARISI '96).

 

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