Cappella della sacrestia

 

 

 
Dalla Storia ecclesiastica dell'Anichini apprendiamo anche che il dipinto originariamente posto sull'altare della cappella era quello raffigurante la Madonna col Bambino in gloria e i Santi Cipriano, Sebastiano, Lorenzo e Rocco di Ilario Casolani , oggi nel Museo Diocesano d’Arte Sacra. Ed inoltre che «la sacrestia era ripiena nelle sue pareti di quadri da altare antichi in tavola, oltre ad altro in tela situato sopra un cassabanco, in cui si rappresenta S.Caterina allorché fu sposata da Gesù Cristo, che stava nell'Altare della medesima…».
Questa opera è purtroppo dispersa, mentre i "quadri da altare antichi in tavola" dovrebbero esser quelli custoditi nel Museo. Sull’altare, è oggi la tela raffigurante la Madonna in trono col Bambino e i Santi Domenico e Caterina, meglio conosciuta come Madonna del Rosario e attribuita ad artista senese dei primi del XVII secolo. Altri dipinti sono appesi alle pareti, cui sono addossati pancali del secolo XVII, in legno, con spalliera con cornice mistilinea terminante, agli angoli esterni superiori, in due motivi a voluta leggermente arricciati verso l'interno. Il cassone è liscio. Le zampe sono sagomate. Al centro della spalliera del pancale della parete destra è dipinto uno stemma che raffigura, entro cornice mistilinea sormontata da corona comitale, la grata simbolo di S.Lorenzo, titolare della cattedrale e patrono di Grosseto, e due rami di palma. Notevole è il tabernacolo per l'olio santo, in marmo bianco, murato alla parete di fondo, a sinistra della porticciola d’ingresso dal coro. Sulla parete sono appesi dipinti di modesta fattura, al di sopra di un bassorilievo in pietra raffigurante la Vergine col Bambino.
   

I reliquiari custoditi nella teca sul lato sinistro della cappella

 

 

 

 

Parete destra. L'Evangelista Matteo
La figura è rappresentata a mezzo busto, entro un tondo; l'Evangelista ha lo sguardo rivolto verso il basso ed è colto mentre sta scrivendo; il libro è rivolto verso lo spettatore. In fondo è un paesaggio raffigurato sommariamente. Sul libro è scritto un nome in caratteri greci poco leggibili, ma forse indicanti lo stesso Evangelista Matteo. L'opera fa pendant con l'altro Evangelista (di fronte a questo, sulla parete sinistra). Si tratta di un'opera collocabile al secolo XVII, dal modo in cui è rappresentato il volto dell'Evangelista dovrebbe trattarsi di un artista abbastanza notevole.

 
Particolare del paliotto conservato nella teca appesa alla parete destra
«ll paliotto presenta una ricca decorazione ricamata impostata su due ordini: una banda superiore ribassata e un'ampia fascia sottostante separate da un gallone. Al centro della parte inferiore si incastona, tra volute che si snodano speculari e simmetriche e uno straordinario repertorio botanico, lo scudo ancile con l'effigie del patrono della Cattedrale timbrato dallo stemma del vescovo Falconetti ...San Lorenzo è presentato a tre quarti di figura mentre mostra l'attributo del suo martirio (la graticola) secondo l'iconografia più diffusa. Il Santo e il fondo dell'ovale in cui è inserito sono eseguiti a punto pittura con una particolare attenzione alla risultante cromatica del ricamo tale da far presupporre l'esistenza di un modello pittorico per il manufatto. La raffinata e sapiente padronanza tonale e la doviziosa descrizione dei particolari si estende alla profusa decorazione floreale dove ogni specie è inequivocabilmente riconoscibile. Rose e peonie, gigli e iris, tulipani e garofani, resi in modo naturalistico, rendono l'insieme fresco e vivace, nonostante il ritmo serrato dato dal ridondare di decorazioni, colori e luccichii. Il ricamo anticipa il naturalismo e l'interpretazione pittorica dei tessili del terzo decennio del secolo XVIII che, attraverso la tecnica del point rentré, tentano di riprodurne
gli effetti con una ricca cromia e una morbidezza particolare degli sfumati. Il paliotto mobile era destinato alla decorazione del fronte dell'altare maggiore della Cattedrale di San Lorenzo....» R.PETTI, Catalogo, Scheda n.82, in C.GNONI MAVARELLI- L.MARTINI (a cura di), La cattedrale cit., pp.231-232
 
Tabernacolo per l'olio santo. Marmo bianco, di cm. 172x113, Al di sotto corre una iscrizione: Ď. A. CASTILIONEM PISCARIE. PP. GRO. ALTISSIM° DEDICAVIT
Il tabernacolo è murato alla parete di fondo della cappella della sacrestia, a sinistra entrando dalla porticciola d’ingresso verso il coro. Forse un tempo la sua collocazione era presso l’altare maggiore. A forma di tempietto è delimitato da due pilastri di ordine composito e diviso in tre parti da colonne di ordine corinzio, su cui si impostano archi a tutto sesto. Ai lati dello scomparto dello sportellino mobile ligneo, sormontato dalla colomba, gli scomparti in cui sono le raffigurazioni di S.Lorenzo, riconoscibile per la graticola sulla quale fu martirizzato, e S.Pietro, con le chiavi del Paradiso. Nel frontone è scolpito il monogramma di Cristo tra due serafini. La parte inferiore, compresa fra due targhe contenenti lo stemma di Castiglione della Pescaia (castello, su mare, sormontato da tre mezze lune), rappresenta Cristo posto nel sepolcro adorato da due angeli. La decorazione ornamentale di questo oggetto contiene elementi in parte ovunque usati, in parte propri dei grandi maestri fiorentini come l’ornamentazione dei pilastri costituita da vasi, tipica di Benedetto da Maiano. Le figure dei Santi sono rese in maniera piuttosto tozza; tuttavia il tabernacolo acquista maggiore eleganza grazie alla decorazione plastica strettamente legata alla concezione architettonica dell’insieme. Stilisticamente l’opera è vicina ai prototipi senesi quattrocenteschi.


 

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