Cappella del Crocifisso  
   

La cappella del Crocifisso dalla metà dell'800 è situata nel braccio destro del transetto, e prende il nome da un Crocifisso ligneo policromo della seconda metà del XV secolo posto nell’edicola dell'altare. Ma la sua prima collocazione fu nell'area retrostante l'altare maggiore, ove fu costruita nel XV secolo, allorché venne ampliata l'area dell'abside progettata da Sozzo Rustichini. Dell'antica cappella vide i resti il visitatore apostolico Bossi nel 1576, e nel 1669 un altare del SS.mo Crocifisso è realizzato in una cappella costruita nell'area cimiteriale della cattedrale, per esser successivamente trasferito nella cappella ov'è tuttora, e dove lo attesta essere nel 1751 il cancelliere Anichini. Ai tempi della "Visita Bossi" in questo braccio del transetto era l'altare dedicato a S.Lucia (cfr. G.PRISCO 2002, Cappella del Crocifisso; Crocifisso ligneo; Altare del Crocifisso).

L’altare in marmo, in stile rinascimentale che imita quello della Madonna delle Grazie, è opera eseguita nel 1857 dallo scultore lucchese Domenico Iardella. Questi, autore anche delle due lapidi in marmo - riproduzioni di quelle originali del 1294 e del 1295 - murate una sulla facciata e l'altra sul pilastro d'angolo con la facciata meridionale, e di parte della pavimentazione in marmo della chiesa, realizzò i confessionali delle cappelle del transetto, collocandone due in ognuna.

 

 
«Se la derivazione dai modelli fiorentini appare innegabile, l'opera ci sembra senese e straordinariamente affine allo stile del Vecchietta, tanto da indurci ad assegnarla a alla mano dell'artista. È strabiliante notare la grande somiglianza con il Cristo Risorto in bronzo della chiesa della SS.Annunziata annessa allo Spedale di Santa Maria della Scala a Siena: identici il taglio degli occhi, il trattamento della barba, di ciò che resta di originale dei capelli (maldestramente rifatti nelle ciocca destra e nelle punte ricadenti a sinistra) e quel modo tipico di rendere l'anatomia del corpo, la superficie della pelle segnata da rigagnoli di vene a suscitare intenzionalmente un'impressione di ribrezzo

per le membra martoriate dalla sofferenza. Medesima è l'espressione del volto stralunato che sembra esalare con un lamento l'ultimo respiro. Per questi confronti sarebbe ipotizzabile una collocazione cronologica del crocifisso nel periodo della maturità dell'artista, tra il settimo e l'ottavo decennio del secolo» (F.FUMI CAMBI GODO '96, p.46).

 

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