Area presbiterale  

A - Altare maggiore;

B - Ciborio dell'altare maggiore;
C - Paliotto dell'altare moderno;
D - Confessionale della cappella della Madonna delle Grazie;
E- Altare di S.Lorenzo;
F - Altare del Sacro Cuore;
G - Confessionale della cappella del Crocifisso

F.ANICHINI, Storia ecclesiastica della Città e Diocesi di Grosseto, 1751, c. 36r : "Il maggiore fu cominciato l'anno 1649, al tempo di Iacomo Lazzari, e terminato al tempo d'Orazio Lazzaretti, ambedue operai stati di detta Cattedrale, con marmi finissimi e senza sparammio veruno di spesa...Nel vuoto del mezzo dello stesso Altare, il 1692 vi fu collocato parimente un ciborio di marmi d'eccellente lavoro e maestria, il valore del quale non s'è trovato a quanto giugnesse, e di tutto ciò ce se ne fa fede da memorie postevi e che esistono dalla parte posteriore di detto Altare dalla banda del Coro".

 
L'aspetto odierno dell'abside - a destra - è dovuto alla ristrutturazione seicentesca che produsse anche gli ambienti della nuova sacrestia. La pianta relativa ai lavori del Lari mostra qual era quello realizzato con i lavori di ampliamento del '400, che consentirono la costruzione di un coro rettangolare e di due cappelle: una è certamente la Cappella del Crocifisso - ricostituita poi nel braccio destro del transetto -, i cui resti dietro l'altare maggiore furono visti dal visitatore apostolico Bossi nel 1576; l'altra era assai probabilmente quella dell'altare della Vergine Assunta (della Madonna delle Grazie), realizzato appunto nel 1470, e poi trasferito più volte in cattedrale (cfr. G.PRISCO 2002, Il secolo XV; Abside e coro).

 
La zona presbiteriale non venne adeguatamente ristrutturata nel quadro dei radicali interventi operati da Anton Maria Lari tra il 1538 e il 1540. Infatti più volte, già negli anni sessanta, si denuncia lo stato di incompletezza in cui versa ancora il Duomo, e nel giugno del 1590 si segnala particolarmente proprio il pessimo stato dell'area dell'altare maggiore. Questo venne costruito nel 1649 su un progetto iniziale che prevedeva un grande ciborio architettonico in bronzo al centro dell'altare. Autori dell'altare furono gli "scalpellini" senesi Andrea Betti, capomastro della 'fabbrica' e Vincenzo Betti, Pietro Bertucci da Massa Carrara, "cottimante", e Tommaso Redi. È probabile che il Redi abbia effettuato il progetto dell'altar maggiore, realizzando però soltanto il rilievo in marmo bianco venato di grigio del timpano con Dio Padre benedicente lasciando alla bottega del Betti la realizzazione della struttura architettonica. La tipologia dell'altar maggiore deriva da modelli ancora tardo cinquecenteschi, in particolar modo dalla produzione dell'architetto senese più importante del tempo, Flaminio Del Turco, autore, fra l'altro, dell'altare maggiore del Duomo di Massa Marittima. Il monumentale ciborio fu realizzato nel 1692, probabilmente dai fratelli Giovanni Antonio e Francesco Mazzuoli. Sulla fronte del nuovo altare rivolto verso la navata centrale è il paliotto d'altare in argento e rame dorato, realizzato nel 1782 dall’argentiere senese Giacomo Bonechi per l' altare della Madonna delle Grazie. Sulla parete a destra dell’altare la lapide funeraria del gesuita Antonio Tommasini e quella posta dal vescovo Primo Gasbarri in ricordo della consacrazione della cattedrale avvenuta il 4 aprile 1655; sulla parete a sinistra una tela raffigurante S.Bernardino sovrasta la lapide posta in memoria del vescovo Paolo Galeazzi. Dietro l'altare l'abside col seicentesco coro ligneo.
 
In mezzo al coro era il grande leggio, attualmente nella navata destra, ove erano custoditi gli antichi graduali ora conservati presso il Museo Diocesano. Al termine del restauro del coro, attualmente in corso, il leggio tornerà alla sua vecchia collocazione.

Il rilievo raffigurante Dio Padre, ora nel Museo Diocesano d'Arte Sacra, ornava lo specchio quadrangolare del timpano dell'altare maggiore. Rimossa e parzialmente distrutta l'intera formella timpanata durante i restauri della Cattedrale eseguiti tra il 1859-65, l'altare fu trasformato assegnandogli l'attuale conformazione. Il rilievo risale probabilmente all'ultima fase costruttiva dell'altare: infatti fu pagato a Tommaso Redi nel settembre del 1650

Il coro ligneo fu realizzato tra il 1628 e il 1630 dai maestri legnaioli senesi Uliviero di Lorenzo e Giacomo Frittelli. Ha 19 stalli per i canonici, con quello centrale destinato al vescovo, sormontato dalla scultura di San Lorenzo. I sedili sono ornati da ampie volute, e gli specchi della partitura sono separati da colonne rastremate con trabeazione liscia. Gli inginocchiatoi a balaustrini torniti sono arricchiti da paraste con volute e testine angeliche e da zampe leonine che chiudono le volute di sostegno.
 

 

 

 

Il ricco paliotto d'argento e in rame dorato è opera (1782) dall'argentiere senese Giacomo Bonechi.

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