Le fasi costruttive

 

Disegno di R.PARENTI.Sezione generale O-E, da R.Francovich-S.Gelichi '80. «Il complesso architettonico costituisce il frutto della successiva fusione di due corpi di fabbrica ben distinti: l'alta e massiccia torre di guardia, nettamente emergente sul tessuto edificato circostante, e l'adiacente cortile fortificato, che vi si addossa sul lato orientale e nel quale si aprivano, in serie, le porte di accesso alla città, ulteriormente difese da un massiccio antiporto sporgente verso l'esterno» (R.FARINELLI - R.FRANCOVICH  2000, p.139). Probabilmente l'impostazione dell'impianto della torre è del 1334, con la definizione contestuale dei due nuclei fra il 1344 e 1345.

«Essere riusciti a determinare tre fasi costruttive principali per l'intero complesso del cassero, è il risultato di una lettura degli innesti e degli spigoli delle murature, soprattutto esterne, integrato dalle evidenze dello scavo. L'esistenza di una parete scarpata sul lato est della torre, a cui aderiva il cortile con le porte, ci permette di ipotizzare una prima fase progettuale, e costruttiva, relativa alla parte basamentale della torre, e che non prevedeva la presenza di un cortile addossato. In effetti, in una costruzione a pianta rettangolare, la realizzazione di tutti e quattro i lati scarpati, fa pensare o ad un edificio isolato, sul tipo della più antica torre del Candeliere, unita con un ponte alle fortificazioni dell'ampliamento trecentesco di Massa Marittima, oppure ad una costruzione posta a cavallo delle mura. La presenza di una base scarpata è comunissima ad un gran numero di torri e costruzioni fortificate, anche in aree assai lontane tra di loro, per comuni esigenze difensive. Tre pareti inclinate, su quattro, erano visibili dal livello del terrapieno cinquecentesco dei bastioni medicei, per circa 100-120 centimetri, fino alla grossa cornice rotondeggiante; sul quarto lato la presenza di una parete scarpata era intuibile solamente dai due innesti delle pareti nord e sud del cortile, in quanto la parte interna, al di sopra del pavimento al quale giungeva la scala cinquecentesca, era stata scalpellata per ottenere una parete a piombo. La conferma definitiva è venuta dal rinvenimento del profilo inclinato di tale parete sotto una recente mazzetta nell'apertura tra la stanza I e la stanza II. La costruzione della torre, giunta un corso sopra la cornice, quota 700, deve aver subito un ripensamento progettuale assai radicale, tale da far costruire, addossato alla torre, un cortile posto a cavallo della strada diretta a Siena.
 
La diversa definizione del coronamento esterno in epoca medievale è ipotizzabile dalla presenza di una serie di beccatelli a semipiramide rovescia, con funzioni di mensole per la serie di archetti sporgenti, tipici dell'architettura civile senese. Tale coronamento, del quale non rimane nessuna traccia oltre il livello di imposta dei presumibili archetti, era costruito sull'angolo formato dalle pareti sud ed est, comprese fra la torre e la parte della muratura soprastante la porta nord, che costituiva il fronte esterno della porta, tra l'altro l'unica parte del parametro esterno perfettamente a piombo fino al livello di campagna. La quota dei beccatelli è leggermente superiore all'imposta della volta a botte e quindi faceva ipotizzare una diversa definizione del volume interno, quasi certamente senza l'attuale volta di copertura.

La tipologia del cortile, attraversato da una strada, era già stata sperimentata a Siena, nelle porte Romana e Pispini di pochi anni precedenti ; ma in questi casi era un rafforzamento delle strutture difensive, anche se con intenti rappresentativi e monumentali, dovuto alla necessità di frapporre un maggior numero di ostacoli prima della porta di accesso finale, generalmente sovrastata da un torrione costruito sul filo del circuito murario. La forma del cassero di Grosseto non può essere considerata un adattamento di tale tipologia a costruzioni già esistenti (a Paganico esiste un cassero, la porta senese, pressoché uguale a quello di Grosseto), bensì una struttura originale che doveva rispondere ad esigenze e funzioni diverse. Non è improbabile che tale tipologia fosse il risultato delle esigenze dei senesi: potersi difendere sia da attacchi esterni che da quelli interni alla cerchia muraria e poter controllare una importante strada di accesso a Grosseto. Il cassero senese, dopo il periodo di sporadiche manutenzioni del secolo XV e fino alla metà del XVI, è stato oggetto di una profonda e radicale trasformazione, con l'arrivo delle truppe medicee.
 
La necessità di profondi restauri e le mutate esigenze militari portarono Baldassarre Lanci a progettare la costruzione di un volume assai compatto, con la riduzione dell'altezza della torre, la copertura del cortile e il tamponamento delle porte e il conseguente spostamento della strada scansanese nei pressi dell'accesso della città. Il rialzamento del paramento esterno del cortile, sopra la linea dei beccatelli, fino all'estradosso della volta a botte del primo piano della torre, è stato effettuato con bozze provenienti quasi certamente dalla riduzione della torre, mentre la costruzione della volta, lunga m. 11,40 e larga m. 7,20-7,30, rendeva possibile la realizzazione di un vasto terrazzo a quota costante, adatto all'uso delle artiglierie. Attualmente sembra mancare il terrapieno di protezione delle batterie, essendo il parapetto in laterizi largamente insufficiente a fornire un efficace riparo.

L'interramento della parte basamentale

La tecnica costruttiva adottata e le caratteristiche stilistiche indicano chiaramente il Cassero come opera realizzata da maestranze senesi. Il fortilizio grossetano ha, infatti, forti analogie con la porta e il cassero di Paganico, costruita da Lando di Pietro nel 1334, e le arcate ogivali della porta richiamano gli archetti del penultimo cornicione della Torre del Campo in Siena, costruiti fra il 1338 e il 1341. Tipicamente senese è la tecnica della costruzione delle fondazioni con muri a sacco e fìlaretto in cotto sottostanti l'elevato in pietra e la disposizione delle bozze con giunti strettissimi.

del complesso medievale, fino ad una quota di cm. 600, non permette di riconoscere l'innesto al cassero della cinta muraria e neppure l'esistenza di altre costruzioni che potrebbero essere state edificate. Infine le trasformazioni successive del volume del cassero hanno inciso in maniera sporadica e sono state, comunque, asportate in gran parte dall'intervento del 1976 e quindi di difficile lettura e comprensione» (R.PARENTI '80, pp.175-176).