Le "vene argenti et plumbi et auri"
 

Archivio di Stato di Siena. Capitoli 2, "Caleffo dell'Assunta", c.24. 1213 Settembre 19. Il conte Ildebrandino infeuda il castello di Batignano a Manto di Guglielmo, eccettuate le miniere di argento. «Nos Ildebr(andinus) comes palatinus qd. comitis Ildebnandini palatini infeudamus tibi Manto qd. Guilielmi castrum Batinniani et turrem cum omnibus hominibus nostris, curte, districtu, terris, tenimentis, excepta argenteria quam in nostrum demanium reservamus: de qua tantum tibi iure recti feudi largimur, quantum vicecomitatui inde pertinere possit. Pro investitura recepimus a te fidelitatem. Actum apud Grossetum in palatio comitis».

«Anche quando lo sfruttamento minerario non costituì il movente iniziale per la formazione di un potentato familiare in una determinata regione, alcuni esponenti dei gruppi egemoni si premurarono di controllare le attività economiche di spicco, tra cui quelle estrattive, conseguendo di riflesso un maggiore radicamento politico-patrimoniale del proprio casato sul territorio. Con la crescita della domanda e del prezzo dei metalli, la diretta tensione espansionistica verso le aree produttrici di tali beni aumentò, e progressivamente emerse con maggior consapevolezza la finalità di assicurarsi il dominio sulle risorse del sottosuolo; attraverso tali meccanismi molte delle principali "dinastie feudali" adottarono, in tempi e modi relativamente diversi, politiche patrimoniali sempre più nettamente finalizzate al controllo delle aree estrattive. Gli Aldobrandeschi furono uno dei gruppi aristocratici che più precocemente si distinse per la costituzione di un potentato ter-
ritoriale con caratteri pubblicistici comprendente importanti distretti minerari… In quest'ottica possiamo inquadrare…l'influenza sulla regione immediatamente a nord di Roselle, comprendente i distretti ferro-cupro-argentiferi di Batignano e Montorsaio» (R.FARINELLI - R.FRANCOVICH '94, 454-457). È dunque da ritenere che, assieme alla posizione sulla antica via che collegava Roselle all'area di Murlo, le risorse minerarie del territorio determinino la costruzione di un castello nel pianoro superiore del sito dell'odierno Batignano, castello che la documentazione del XII secolo attesta dominato da una famiglia locale, i Visconti, vassalli degli Aldobrandeschi, alla quale costituisce appannaggio una quota delle entrate derivanti dalle miniere. Ed è appunto con l'acquisizione, dal vicecomes Ugolino Scolari, di parte dei diritti dei Visconti sulle miniere che inizia nel 1178 la serie degli atti con cui Siena entra in possesso di Batignano. Ugolino concede, infatti, al comune senese la terza parte della quota a lui spettante «vene argenti et plumbi et auri et cuiusque metalli que extrahetur de castello de Batignano et curte et districtu eius et de curte et districtu de Monteorsaio, quam modo habeo et in antea adquisiero in his finibus et in aliis usque Rosellem, Montorsaium, Turrim, et usque Umbronem». II visconte concede anche «liberam potestatem fondendi predicta metalla et Iaborandi ubicumque voluerint in predictis locis»; nonché l'«usum aque et usum platearum et fornaces fieri» e la facoltà di «accipere ceppos de Batignano et predictis locis, tantos quanti necessarii fuerint ad laborationem tertie partis vene metallorum comuni civitatis Senensis concesse» (Arch. di Stato di Siena. Capitoli 1, cc.19-19t, ed. G.CECCHINI n.29). Ed ancora alle risorse minerarie è fatto preciso riferimento allorché Batignano, nel 1213, è infeudato dal conte Ildebrandino a Manto del fu Guglielmo, ma con la riserva al proprio «demanium» delle argentiere.