Il castello di Batignano
 

Archivio di Stato di Firenze. Capitani di parte Guelfa, Cartone XXI, n.7. "Diogesi di Grosseto", particolare dell'area da Grosseto al confine con la diocesi di Siena. Secolo XVIII. Situato sulla via che collega Siena a Grosseto ed alle saline del Querciolo, il castello di Batignano è collegato con quello di Montepescali da una via che transita sulle colline che si affacciano sulla pianura grossetana e che conduce alla valle del fiume Bruna. Nel territorio fra Batignano e Montorsaio nel medioevo vi è una intensa attività mineraria.

È probabile che l'edificio rettangolare con paramento a fìlari orizzontali di conci di pietra sbozzati esistente sul pianoro sommitale sia il cassero del castello, e dunque che su questo pianoro si sia realizzato il primitivo nucleo castrense. Una cinta muraria databile fra XIII e XIV secolo, con rifacimenti del XVI, in cui si aprono due porte, cinge il pianoro inferiore in cui si è sviluppato il borgo ad una quota più bassa di sei metri rispetto a quella del cassero. Una via dal nome 'Via di Mezzo', sottostante il lato orientale del pianoro sommitale, rappresenta il limite fra area di espansione e nucleo originario dell'abitato. Già nel 1476 è documentato che l'area del castello ha subito profonde modificazioni: «dove prima c'era la rocca ora sono case» (Archivio di Stato di Siena. Consiglio Generale 236, c.203r). «Lungo via di mezzo, dal lato che dà verso via del Castello, sono visibili quattro imboccature

di grotte. Secondo notizie raccolte sul luogo questi cunicoli sono molto profondi e attraversano l'intero abitato. Potrebbero essere le miniere citate nel documento del 1178 dove appunto è detto chiaramente che sono interne al castello» (C.CITTER '96, p.9). Sorto, probabilmente, in ragione dell'opportunità di dotare di un fortilizio in posizione strategica un'area attraversata dall'antica via di collegamento fra il territorio rosellano e l'entroterra senese e chiusino, e ricca di risorse minerarie, il castello di Batignano è documentato dal 1119 esser dominato da una consorteria signorile locale, detta dei Visconti, legata da rapporti vassallatici con quella comitale degli Aldobrandeschi. «Verso il 1178 Ugolino Visconte cedevaai rappresentanti del Comune di Siena un terzo dei

La "Porta Senese" agli inizi del '900, quando ancora esisteva l'arco della porta.

propri diritti sulla "vena di argento, di piombo, d'oro e di ogni altro metallo che si estrae presso il castello di Batignano e nella sua corte e distretto, e nella corte e distretto di Montorsaio"; i Senesi avrebbero potuto compiere gli scavi in tutto il territorio castrense ed anche nei borghi del castello, purchè non fosse recato danno alle mura. Alla cessione si accompagnava un giuramento di alleanza, che avrebbe dovuto essere esteso a tutti i residenti di B. e ai custodi della torre, e che interessava anche l'altro castello dei Visconti, San Giovanni d'Asso. Nelle clausole del giuramento era inserito l'accenno a un rapporto di subordinazione feudale dei Visconti, che l'alleanza con Siena non avrebbe dovuto pregiudicare. I Visconti erano infatti inquadrati nel vasto dominio territoriale e nel sistema di rapporti di vassallaggio che faceva capo ai conti Aldobrandeschi. La signoria aldobrandesca sul castello di B. è positivamente documentata nel testamento del conte Ildebrandino VIII (1208), poi nella concessione feudale compiuta nel 1213 dal suo figlio primogenito, Ildebrandino Maggiore, in favore del nobile Manto di Grosseto: a questo personaggio, che è nominato tra i vassalli degli Aldobrandeschi nel noto privilegio di Federico II del 1221, e che aveva una sua residenza
nel castello di Civitella, venne conferito in beneficio il castello di B. con la sua torre e con tutti i diritti pertinenti ai Visconti (ma la miniera d'argento sarebbe rimasta sotto la diretta autorità degli ldobrandeschi). Morto Manto, i diritti già appartenenti ai Visconti nei castelli di San Giovanni d'Asso e di B. passarono per via di matrimonio ai signori della Suvera (1231). Tra il 1261 e il 1276 una serie di atti di sottomissione della comunità di B. sancivano l'inserimento del castello nell'ambito della giurisdizione senese (ancora verso la fine del secolo, peraltro, è attestato l'alto dominio degli Aldobrandeschi di Santa Fiora). Nel '300 avrebbero esercitato signoria in B. i Forteguerri, poi i Piccolomini. Nel 1363 la Repubblica ne riacquistò il diretto controllo, versando ai Piccolomini una somma notevole. Pochi anni dopo veniva compilata una prima redazione di Statuti della comunità di B. Soggetta al generale spopolamento delle terre maremmane e dello Stato senese, la comunità si sarebbe ripresa nel '400 per l'immigrazione di numerosi Corsi; ma dal 1475 una serie di provvisioni emanate dalla Repubblica attestano una situazione di tensione tra i Corsi e gli antichi residenti, e verso la fine del secolo furono emanati regolamenti molto restrittivi contro i coloni corsi insediati in B. e negli altri paesi della Maremma» (P.CAMMAROSANO-V.PASSERI ’85, r.24.4). Nonostante l'espulsione dei corsi - nel 1532 ne è rimasta solo una nel castello, delle 11 "allirate" nel 1464 su 140 fuochi (Archivio di Stato di Siena. Lira 59 bis) - Batignano, nella desolazione della Maremma, rimane uno dei centri più vitali. Già sede di una «dogana salis» di Siena nel 1298, nel 1493 è vicariato ad elezione comunitativa con tassa semestrale (Ivi. Balia 38, "Podesterie e vicariati" cc.42r-49v) e nel 1544 ha un vicario eletto dalla comunità fra i notai senesi, dipendendo dal podestà di Campagnatico soltanto nella giurisdizione criminale (Ivi. Statuti di Siena 49, cc.191 ss.). Nella "Presta del sale" del 1532 il castello ha una popolazione sopra fra 500 e 600 abitanti, cioè sui livelli del 400, a fronte di una situazione di generale spopolamento del territorio maremmano, grazie anche ad una immigrazione non soltanto corsa, ma anche di "lombardi" e di famiglie del senese e del fiorentino. Dalla "Visita Corbinelli" del 1615 ( Ivi, Quattro Conservatori f.1705, "Visita della Maremma della Città di Siena fatta l'anno 1615 dal Signor Carlo Corbinelli, provveditore dei Signori Quattro Conservatori dello Stato di Siena per S.A.S") emerge che il territorio batignanese è quello che ha il maggiore incremento delle semine in Maremma: passa da un totale di 131 moggia seminate nel 1568 a più di 350 moggia nel 1615. Il risultato è ottenuto grazie alle maggiori quantità di terra concesse ai "faccendieri", cosicché mentre nel 1568 un solo un faccendiere seminava fra 10 e 20 moggia, vi sono nel 1615 quattro faccendieri che seminano da trenta a quaranta moggia, ed altri oltre venti. (cfr. E.FASANO GUARINI '79). Gia nel 1638, però, la situazione appare completamente mutata: «E' terra dove si governano malissimo le cose pubbliche e private, diminuita notabilmente di gente e robba et agumentata nel poco rispetto e timore verso l'offitiali di giustitia» (Ivi, Governatore 825, cc.746-753, "Visita delle terre dello Stato e comunità di esse fatta da Giovanni Biringucci proveditore de' Conservatori"). Alla fine del '700 nella Relazione di S.A.R. del suo viaggio fatto nella Provincia inferiore e superiore di Siena, nell’aprile e maggio 1787 Batignano è descritto come luogo di «aria cattiva», con una popolazione ridotta a 250 abitanti, con molte case in rovina, con gravi problemi igienici provocati dallo stato del cimitero e dalla cisterna del paese. Nei primi decenni del XIX secolo: «A Batignano, su 89 nuclei residenti (ivi comprese 8 convivenze per 40 persone, quasi tutte straniere, occupate nella "Fabbrica di Cristalli" nel già Convento di S.Croce), , quelli legati direttamente all'agricoltura sono 55, comparendo anche molti lavoratori occupati nelle attività artigianali e terziarie. Prevalgono sempre i lavoratori dipendenti "a salario", con 35 nuclei (11 garzoni, una guardia giurata e ben 23 giornalieri, per i quali non è da escludere, in certi casi, una proprietà particellare), rispetto a 4 "coloni", 4 agricoltori possidenti (probabilmente coltivatori diretti autonomi e benestanti, dato che hanno sempre una serva e/o un garzone), 3 affittuari e 9 "proprietari", nelle cui famiglie si registra sempre uno o più servitori» (L.ROMBAI '80, pp.133-134).
 

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