La via romana sul tombolo di Grosseto
 


Osservatorio Ximeniano di Firenze, Collezione delle Piante, e Prospetti delle Fortificazioni situate lungo il Littorale Toscano che si conosce volgarmente sotto la denominazione di Littoral Grossetano per quanto si estende trà il Confine dei Regj Presidj di Napoli, e l'altro del Principato di Piombino . 1793. Di Pietro Conti. Particolare del tombolo grossetano, in cui corre la «Strada della Trappola», che per un lungo tratto ha lo stesso tracciato dell'antica via romana, come attestano memorie del '700 ed '800.

«Dalle vecchie saline dunque della Trappola fino alla Fossa di Castiglioni vi corrono miglia 12 di spiaggia marina, lungo la quale è una selva di pini, larga circa un miglio e mezzo, dove più e dove meno, che si dice il Tombolo o la Pineta di Grosseto. Per la lunghezza di questa Pineta si stende la consolare antichissima via Aurelia, che il volgo di quei contorni chiama la Strada del Diavolo. Questa viene dal Principato di Piombino, passa in Pian d'Alma e prima di arrivare a Castiglioni della Pescaia si divide in due, e mettendo in mezzo lo stesso Paese, si riunisce poi alla Fossa del detto Castiglioni, vedendosi pe' mentovati luoghi sempre a pezzi. Di qui prendendo la Pineta, come si è detto, segue per tutto questo tratto quasi senza interruzione, e si perde poi all'uscir della macchia. Si riconosce nuovamente al passo del Fiume Ombrone, e indi ricomparendo nella gran Prioria dell’Alberese in luogo detto la Spergo!aia,  tira  a  pezzi verso Orbetello
fino al passo dell’Osa, sempre poco distante dal mare come si accenna nell'altra volta citata dimostrazione del Piano di Grosseto. In oggi di essa strada non è praticata, che un sol pezzo, non di grande estenzione, e molto ben conservato, nella giurisdizione d'OrbeteIlo; del rimanente, o è coverta dall'erba, o dalla macchia, e talora da grossissimi alberi che vi sono nati, vedendosene solo il rialto a guisa di tumulo. Non è per questo che non conservi sotto il suo lastrico poiché nell'inverno del 1759 nel fare un canale murato pel corso dell'acqua salata dal mare alle nuove Saline fu demolito un pezzo di circa tre miglia di detta strada per fare il rinfianco al detto Canale, e non solo truovarono tutto il detto lastrico semplicemente, ma ancora nella maggior parte lo truovarono a doppio, cioè uno sopra l'altro, essendo lo strato inferiore di pietre più grosse, che serviva forse di fondamento ne' luoghi più arenosi (già che nel taglio, che faceva pel detto Canale truovarono tutto il suolo, per quanto è larga la pineta, di fonda rena marittima fino alla Padulina, che comunica coll'istesso Lago di Castiglioni, e sulla quale si distendono le nuove Saline). Questa strada, ordinariamente, è larga otto in dieci delle nostre braccia, e le pietre che la compongono sono di mole ordinaria, ecettuate quelle de' due filari laterali, che sono un poco più appannate. La qualità d'esse pietre, per quello riguarda il tratto della Pineta, è di una cava, che esiste sotto le stesse muraglie di Castiglioni per la parte del mare, da dove, in occasione delle ridotte nuove Saline, ne hanno cavate altre, vedendosi poi per la via d'Orbetello costruita da altra qualità di pietre, si deduce che si servirono per fabricarla, di quelle, che somministravano i Poggi più vicini» (J.BOLDRINI, Relazione ..., in V. PETRONI s.i.a., pp.169-170). Con questo passo della sua Relazione il Boldrini riferisce, dunque, delle tracce di una via romana rimaste nel "Tombolo" di Grosseto, ed oltre a dare delle preziose informazioni sulle dimensioni e la tecnica adottata nella costruzione della strada - che individua come l' «antichissima via Aurelia» - documenta anche una delle cause per cui il suo tracciato non sia più visibile.   Ovvero testimonia come essa sia stata utilizzata per fornire pietra da costruzione, e secondo Gio-
vanni Antonio e Pietro Pecci non solo per le saline: lo Ximenes e gli ingegneri inviati nel 1758 «acciò osservassero e considerassero se il porto di Castiglion della Pescaia si fusse potuto ridurre di maggior fondo... subito arruolarono lavoratori aquilani, pisani e paesani, co' quali fu dato principio, con calore, a lavori, fecero demolire lungo tratto dell'antica strada Aurelia, che ancora si conservava, e con que' materiali fecero costruire i bracci per difendere il nuovo porto e diedero mano ancora alla costruzione di magazzini e abitazioni per le nuove saline, di già nel Tombolo destinate» (G.A-P.PECCI, Giornale Senese [1715-1794], anno 1758, c.40r). Nondimeno nel 1790 il viaggiatore inglese Richard Colt-Hoare, descrivendo il tombolo, nota che «la Via Aurelia attraversava questa foresta ed è ancora visibile». Anche dopo la realizzazione delle saline delle Marze il selciato della via romana continua a fornire materiale a chi costruisce nella zona: nel 1845 il medico e ispettore delle maremme toscane Antonio Salvagnoli Marchetti informa che, «per servirsi delle sue pietre nella costruzione della via regia di San Rocco e delle casette delle vicine tenute", è stata distrutta l'antica strada del Tombolo, di cui egli stesso ha potuto vedere il tracciato «per qualche tratto manifestissimamente nella parte del tombolo denominata l'Unguentina di proprietà del sig. Giuseppe Ferri». (A. SALVAGNOLI MARCHETTI 1845, p.15). Una carta del 1280 (Archivio di Stato di Siena. Conventi 162, "Caleffo di S.Galgano", II, c. 318. 1280 Marzo 21) riferisce di un «loco dicto Carraiola», che probabilmente è toponimo derivante dalla presenza dell'antica strada romana selciata, e dunque idonea al transito dei carri, in prossimità della foce del Lago di Castiglioni, che è superata mediante un traghetto, la cui esistenza nel 1269 è attestata da quella di un «locho dicto barcha» (Ivi,c.328).

 

 

«Del lastricato di una via romana furono trovate traccie in varie epoche e in vari luoghi; ma non ne fu mai tenuto conto esatto: si sa ad ogni modo che ne apparvero a circa 7 Km a est di Castiglioni, più a nord verso il pian di Rocca.....» Così R. BIANCHI BANDINELLI, Roselle (Apparso in Atene e Roma, N.S., VI [1925], pag. 155), a proposito della viabilità romana nel territorio rosellano. La foto offre, probabilmente, l'unica immagine esistente di queste tracce, scomparse con la realizzazione della "Strada delle Collacchie" di cui l'antico selciato, coperto dalla breccia che si nota ammucchiata ai suoi lati, ha fatto da massicciata. Le colline che sullo sfondo sono quelle che delimitano a Nord-Ovest Pian di Rocca. Pertanto, stante le notizie riferite da Bianchi Bandinelli sulle tracce di strada romana trovate in questa zona, sembrerebbe logico concludere che si dispone di un bel primo piano del selciato della strada litoranea, che qui giunge dal tombolo grossetano, per dirigersi verso il porto di Scabris (ovvero verso Portiglioni di Scarlino) e, dunque, a Pisa. Si tratta cero della strada restaurata alla fine del secolo XIII sotto il dominio pisano, e ricordata ancora negli Statuti di Castiglione della Pescaia del 1418. Proprio per il tipo di collegamenti che assicura, non sembra improponibile l'ipotesi che il tracciato della strada sia quello della Aemilia Scauri, costruita nel 109 a.C.. Da questa ipotesi dissente Carlo Citter, che ritiene che questa strada romana non sia una consolare, ma originariamente solo una via importante per i collegamenti locali, che comunque in età imperiale potrebbe aver assorbito tutto il traffico di lunga percorrenza nord-sud.