In primo piano la Torre di Collelungo costruita probabilmente dai Senesi nel XIV secolo, restaurata a più riprese nella seconda metà del '500 e nel '600 dai Medici, e poi ancora nel '700, secondo le descrizioni del Warren e del Conti. Sullo sfondo Castel Marino.
L'alluvione che nel 1758 causò ingentissimi danni in tutta la pianura grossetana, riducendo anche le saline della Trappola in condizioni tali da dover essere abbandonate, provocò la profonda modificazione della linea di costa per un lungo tratto a sud della foce dell'Ombrone. L'enorme quantità di detriti trasportati a mare dal fiume, che si depositò sulle spiagge ai piedi delle colline dell'Uccellina, interrò notevolmente le cale sottostanti la torre di Colle Lungo, in primo piano nella foto, ove sullo sfondo è quella di Castel Marino (cfr. Archivio di Stato di Firenze. Segreteria delle finanze ante 1788, n° 367, fasc. "Petizione in genere", ins. "Silvio Zucchini e compagni", 15 aprile 1775). Nota infatti qualche anno dopo il capitano Innocenzio Fazzi nella sua Relazione topografica del Littorale...del 1767: « si trova la "Torre di Collelungo" sopra una punta alquanto elevata dell'orizzonte del mare, che a guisa di lingua estendesi in esso. Essa comanda due cale dette di Levante e di Ponente e la Cala Francese. Le due prime sono talmente interrite dalle deposizioni dell'Ombrone, che i bastimenti non vi si tengono sicuri con i venti foranei, ma con i venti di terra vi approdano dei pinchi, barche, tartane e pollacche, che si gettano all'ancora sotto il tiro del cannone, e per mezzo dei loro covecchi caricano legna, carbone ecc.»   (Archivio di Stato di Firenze, Ap-
pendice Segreteria di Gabinefto, f. 220). Dopo questo evento il fenomeno non si arresta: nella rilevazione della zona della torre nel 1823 ("Catasto Leopoldino") l'estremità del costone su cui sorge la torre è ancora circondata dall'acqua del mare, e dunque da allora ad oggi la linea di riva è ha proceduto verso il mare di circa 200 metri ad est e circa 350 metri ad ovest del costone stesso.  Col verificarsi di questo  fenomeno è venuta meno la ragione della particolare ubicazione della torre,  che anziché  sulla

Archivio di Stato di Grosseto. Comunità di Grosseto. Sez.M, f.6, 1823 Febbraio 8. Particolare.

punta del costone è costruita in posizione più arretrata, ovvero dove il restringimento del costone stesso consentiva la migliore vigilanza sulle due cale, «Secondo il Pecci questa torre fu costruita dopo che fu abbandonata quell' altra detta di Castelmarino, che le resta in faccia verso ponente e che oggi è mezza diruta. Il Nicolosi conferma dicendo: che costituì la prossima e più antica di Castelmarino. La tipologia edilizia della torre corrisponde infatti a quella delle torri cinquecentesche della zona, e cioè a pianta quadrata con basamento a scarpa delimitato da un cordolo. La struttura muraria è in pietrame locale a pezzatura mista con bozze angolari finemente squadrate. Certamente doveva essere intonacata con la caratteristica malta di calce, pozzolana e inerti grossi, tipica di tutte le fortificazioni locali e di cui ancora rimane traccia. La torre si trovava, prima dei recenti restauri, priva di copertura e fortemente lesionata dalla caduta di un fulmine e dall'azione del tempo, ma erano ancora leggibili le feritoie ad andamento orizzontale sopra il basamento e la porta d'ingresso incorniciata con bozze in pietra ben squadrata. In alto grossi mensoloni, fra i quali si trovavano le caditoie, formati da blocchi di pietrame stondato, sorreggevano la muratura perimetrale della terrazza di copertura. Sopra, come si può vedere chiaramente dal disegno del Warren, il tetto a padiglione poggiava su setti murari. La rampa di accesso all'esterno dell'edificio era quasi completamente diruta. La torre si trova menzionata fra le opere di Simone Genga, come afferma il De Vita, e fra le fortificazioni rilevate e descritte dal Warren durante la sua visita del 1749...L'edificio, a fianco della torre, menzionato nella precedente relazione, esiste ancora, ma è quasi completamente diruto; rimane solo la parte bassa della struttura muraria. Non si trova invece più traccia della cappellina, menzionata dal Pecci, che faceva parte del complesso: La Torre di Colle Lungo, parimente di pietre quadre, quivi nel 1757 fu fabbricata una Cappellina, in cui si celebrava l'Inverno ogni Festa la Messa per comodo de' Pescatori. Anche questa torre fa parte delle opere di difesa documentate da Pietro Conti nel 1793 su preciso incarico di Ferdinando III, motivato dall'impellente necessità di rafforzare le difese costiere. Oltre
alle notizie che già possediamo, si ha notizia che nel 1787 fu approvata la costruzione di un piccolo edificio a fianco del principale e di una cisterna per rendere più confortevole il soggiorno del Presidio. In questa pubblicazione si trovano anche, chiaramente rilevati, i cinque piani della torre e di essi viene documentata l'utilizzazione da parte del tenente castellano e dei soldati. Nelle carte del Catasto Leopoldino del 1823, conservate presso l'Archivio di Stato di Grosseto, alla sezione M della Comunità di Grosseto, compaiono la torre, l'edificio a fianco e la cappellina. La carta è disegnata dal geometra Luigi Banti. Dalle tavole indicative dello stesso Catasto veniamo a conoscenza che la proprietà a quel tempo era della Regie Fabbriche e che gli edifici dovevano essere in buono stato di conservazione altrimenti, a fianco della denominazione, si troverebbe scritto "diruto". Riportando le citazioni quindi troviamo: parto 328 corrispondente alla torre di Collelungo parto 329 corrispondente alla chiesa parto 330 corrispondente alla casetta.   Fu la caduta di un fulmine infatti che il 31 agosto 1847 devastò l'intero complesso.    Da

Archivio di Stato di Firene, Regie Fabbriche, c.29. "Situazione di Grosseto e Lago di Castiglioni", post 1750 (particolare). Nel sistema di difesa litoranea la Torre risulta in contatto visivo con quelle di Castel Marino distante in linea d'aria mt.640 e della Trappola distante mt.4.980. con la quale divennero diretti i contatti per le segnalazioni dopo che la prima fu dismessa dalle funzioni di vigilanza costiera.

numerosi documenti, rinvenuti presso l'Archivio di Stato di Firenze, si apprende che il fulmine, colpendo la polveriera che si trovava sulla terrazza di copertura, provocò l'esplosione della polvere in essa contenuta; di conseguenza saltò in aria la grande tettoia che copriva la torre facendo franare la volta che sosteneva la batteria e danneggiando la muratura perimetrale...Nella rovina andò perso anche gran parte del materiale d'artiglieria, mentre tutti i membri del presidio rimasero fortunatamente incolumi. A quel tempo vi erano stanziati un caporale, otto cannonieri e due cavalleggeri al posto del castellano con cannoniere, sufficienti all'epo-
ca del Warren. Il restauro dell'edificio, momentaneamente sospeso per mancanza di fondi, veniva sollecitato nel 1848 perché era indispensabile per la difesa del tratto di costa che va dalla foce dell'Ombrone al porto di Cala di Forno. Si deve però dedurre che la spesa preventivata per il 1849 non venne mai sostenuta, dal momento che, come si può chiaramente vedere, non fu eseguito alcun intervento alla torre. Da quest'ultimo documento emerge però un altro importante elemento, ovvero la presenza di un rivellino con piano di calpestro in terra battuta, la cui copertura a lastrico è ritenuta inutile. Evidentemente, essendo una struttura per la difesa avanzata della torre, non poteva trovarsi che dal lato rivolto verso il mare nel punto in cui attualmente il terreno degrada e il forte declivio può essere stato una causa della sua distruzione» (N.MAIOLI URBINI '94, pp.67- 69).

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