Archivio di Stato di Grosseto. Uffizio dei Fossi, b.562, c.401. Anno 1765. Il disegno di Giuseppe Montucci fa parte della serie realizzata dall'agrimensore in occasione delle "allivellazioni" effettuate dagli amministratori dell'Opera di S.Maria di Grosseto, secondo quanto disposto dal motuproprio del 30 marzo che riunì il diritto di pascolo alla proprietà del terreno. Il fosso nasce presso il confine con territorio di Montiano ed attraversa un'area in cui si trovano le terre di Melosella, Poggio Lungo, Valle Maggiore, Barbicaia, Monte Calvoli , Sante Marie, Volta di Sacco, Giuncola, Sono rilevate la "Via di Dogana" e la "Via che va a Orbetello".

Nel 1258 un mugnaio di nome Martino di Guglielmo vende a due fratelli, Raniero e Ildebrandino di Rustichella, un pezzo di terra in distretto di Grosseto, nella «contrada dicta Raspesce» (Archivio di Stato di Siena. Archivio Generale. 1258 Giugno 2). È questa la prima attestazione di un toponimo derivato dal nome di un fosso che si immette da destra nell'Ombrone, al di sotto di Volta di Sacco, dopo aver attraversato una stretta valle fra le colline a nord-est della piana di Alberese, e poi la pianura, fra Volta di Sacco e la Giuncola. Il corso del fosso, che riceve le acque del Borghignano e della Melosella, interessa terre che nel medioevo fanno parte del patrimonio della Grancia di Grosseto dell'Ospedale di Santa Maria della Scala, alcune delle quali provenienti da quello della Misericordia di Grosseto, acquisito dall'ospedale grossetano emanazione della grande istituzione senese. Nel 1349 (Ivi. Ospedale di S.Maria della Scala 1406. "Grancia di Grosseto", c.86. 1349 Giugno 7), infatti, il ricco corso -trapiantato in Maremma- Giovanni Arrighi dona «alla casa della Vergine Maria della Misericordia» un pezzo di terra «nella contrada di Rispescia alla Giuncolella». Questo pezzo di terra è verosimilmente quello che è annoverato nel 1469 nell'elenco dei beni acquistati dall'Ospedale dalla Casa della Misericordia nel 1466 (Ivi. Ospedale di S.Maria della Scala 1406. "Grancia di Grosseto", c.41v. 1469): «Un pezzo di terra posto in Calcistefano di moggia quattro confina da due lati le vie che vanno a Talamone e di verso Grosseto la bandita e lorti di Rispescia». L'accenno al confine di questo appezzamento con terre in cui sono coltivati ortaggi si riferisce ad un'altra proprietà che la Grancia ha già da tempo nei pressi del fosso, come attesta un "Inventario dei beni spettanti all'Ospedale di S.Maria della Scala in Grosseto", redatto nel 1430. A c.25, infatti, è registrato un pezzo di terra «iuxta fossatum rispescis», presso la via di Talamone, la carraria e i beni dell'ospedale».
L' "Inventario", oltre all'accorpamento di terre gestite dalla Grancia attorno al corso del Rispescia, conferma l'importante informazione fornita dalla carta del 1469, ovvero quella dell'esistenza del transito di due vie nell'area attraversata dal fosso prima del suo immettersi nell'Ombrone proprio di fronte a Grosseto, di là dal fiume. Anzi fornisce una preziosa precisazione circa le caratteristiche di una di queste vie, definendo « via carraria» quella ad ovest della strada per Talamone. "Carraria" è termine che nel medioevo definisce una
strada su cui possono transitare carri e, dunque, lastricata. La via in questione non può essere una strada medievale, per quanto antica, in quanto il suo abbandono in ragione del formarsi del Lago di Alberese, con la realizzazionepiù a monte della via per Talamone, dovrebbe farne risalire la costruzione in età romana. Forse quella «carraria» è la stessa strada, al di là del fiume,che costituisce l'asse longitudinale su cui si sviluppa Grosseto, ovvero un tratto dell'antica Via Aurelia.

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