Dal castello al "Palazzo"
     
 

 

 
Dal castello al "Palazzo"
 
«Nel 1587 l'edificio era utilizzato "per habitazione de lavoratori et guardie" (B.C.G, Catasto di beni immobili di tutti i benefizi e luoghi pii della città e diocesi di Grosseto, stilato... nell'anno 1587, c. 61r) e quale struttura avesse alla fine del XVI secolo la si può desumere dalla descrizione che ne abbiamo nel cabrero del 1597: "Più il suddetto palazzo habitabile e grande con le porte lastrate di ferro con sotto due stalle, grande forno e una stanza. Più a mezza scala un camerino. Più a cima della scala un mezzano, due sale con due camere e uno stanzuolo. Più alla cima un salone grande et con una campana nuova e due tiri di ferro. Più a torno detto palazzo un revellino". (A.S.F., Corporazioni religiose soppresse

dal governo francese. Convento, n. 132, ins. 1, pp. 1 - 13). La costruzione, quindi, era formata da un unico corpo a tre piani fortificato, con rivellino e porte rinforzate con lastre di ferro. Nel cabreo del 1719, stilato dal cancelliere vescovile di Grosseto Felice Antonio Drelli, l'edificio risulta modificato; oltre ad una diversa sistemazione delle stanze interne al palazzo, alla parete posta ad ovest furono addossate due costruzioni adibite a stalla: "... salito un monticello pervenni ad un portone, che resta nel

Archivio di Stato di Firenze, Scrittoio delle regie Possessioni, 889. Cabreo della tenuta di Alberese. Pianta del Palazzo. 1747-1748. «Si accedeva al palazzo superando "un portone che dà l'ingresso sul cortile o sia piazzetta (1)..., munito di una forte imposta di legno per chiudersi con suo chiavistello di ferro. Il detto portone è coperto di una tettoia o padiglione di terre cotte, sopra di cui si sale per una scala laterale di pietra e mattoni appoggiata alla muraglia davanti, che recinge di dentro il detto cortile ossia piazzetta. A mano destra in detto cortile vi è un'apertura, che forma un portico (5), dentro il quale a mano destra dell'entrare vi è una stanza ad uso di bottega di fabbro (4) e a fronte di detta stanza vi è una porta di dove si entra in tre stanze ad uso di stalle (12), l'ultima delle quali è a tetto; in detta stalla a tetto vi è una scala di mattoni, per cui si sale in una stanza a tetto per uso degli stallonai e dentro al portico e alla prima stalla vi riesce per di fuori un recinto (6) di muraglie basse, scoperto, con una mangiatoia murata per uso delle cavalcature dei pastori e d'altre genti che stanno al servizio". Il portone d'ingresso aveva ora "una tettoia a padiglioni di terrecotte" ed il piano terreno era ancora composto di undici stanze, destinate però ad usi diversi; la vecchia caciaia, ad esempio, "in oggi si pongono i salami". C'era un'altra stanza, non indicata nel precedente cabreo ed usata come cantina, che si trovava "più a basso" e che era raggiungibile scendendo "più scaglioni".Il primo piano era composto di 10 stanze "due a tetto stoiate et una di esse con cammino fatto di nuovo e le altre a palco". Per mezzo di una scala di mattoni si saliva "al piano a tetto di detto palazzo, quale è composto di stanze tre, una ad uso di pellaio, ed una ad uso di granaio et altra ad uso di colombaia"».

recinto d'una muraglia, che forma una piazzetta che rimane davanti al palazzo... e sopra del qual portone si scorgono le vestigie d'un rivellino, al quale si sale per mezzo di una scala di pietra, che resta per la parte di dentro della muraglia, che forma la detta piazzetta e che racchiude la medesima, in modo che non vi si puole entrare dentro che per detto portone, quale viene munito di una forte custodia di legno con suo catarcione di ferro. Passata la detta porta e piazzetta, pervenni ad altro portone per quale s'introduce nel palazzo, che... ha la sua custodia di legno ricoperta di lastre di ferro". Il piano terra era formato da "due lunghe stanze per uso di cantina" e da ben altri nove locali, dei quali uno serviva "per uso dei maestri di fabbrica" e due "per uso diverso"; inoltre vi erano una caciaia, uno "stanzino per riporre il vino per servizio de padroni", una carbonaia, un forno al quale era annessa una dispensa e un tinaio. La scala per accedere ai piani superiori era "di fronte al portone"- A metà scala si trovava "uno stanzino che serve per riporvi la sembola". Il primo piano era riservato alla residenza dei padroni e degli eventuali ospiti, con cucina, cui era annesso "il farinaio"; uno "stanzone", diviso in due da "un tramezzo di tavole", era per metà riservato alla servitù e per metà "ad uso di bottega di bastieri... Salendo poi altra scala che conduce nel palco superiore del palazzo" si trovava una stanza detta il pellaio "ove pongono a stendere le pelli de bestiami morti e da quella s'entra in altra stanza detta il piccionaio et a man destra seguono due altri stanzoni ad uso di granaio... Uscito il portone del palazzo, a man destra si trova una stanza ad uso di stalla, dalla quale si passa in altra stalla più grande che serve per tenervi i stalloni per dare alle cavalle e per di fuori vi è un chiostro scoperto e circondato di muro con sua mangiatoia per uso delle cavalcature de pastori e d'altre genti che stanno al servizio" (A.S.F., Regie possessioni, 6914c, cabreo 1719, cc 15r - 17r). Nel "cabreo compilato negli anni 1747 e 1748 dall'illustrissimo signor Duca don Filippo dei Cor- sini come padre e legittimo amministratore dell'illustrissimo gran Priore don Lorenzo Clemente Maria de Corsini" si hanno finalmente la pianta e il prospetto del "casamento" (A. S. F., Scrittoio delle Regie Possessioni, 889, pp. 619 - 625). Nel 1757 vennero effettuate 60 "opere" di muratori e 98 di manovali "per ricrescere il portico e serrarlo" Nel periodo di possesso dell'Alberese della famiglia Corsini, il palazzo fu adibito ad abitazione del personale di fattoria. Oltre al ministro, al quale erano riservate due stanze, abitavano nell'edificio il "fornaro", il cappellano, il cuoco, il fabbro e il computista. Una stanza era riservata ai "forastieri" e un'altra, per molti anni, al fattore della tenuta del Pozzino e Tre Aie. Nel piano terra erano la "caciara", la dispensa, la "sellaria" e la stalla.(A. C., stanza 1, scaffale 3, filza IV, n. 618, inventario 1766). Fino al 1846 almeno, la struttura del palazzo rimase pressoché inalterata, anche se la destinazione d'uso di molte stanze venne modificata. Sul lato
ovest erano ancora le "tre stalle, la prima in volta a crociera divisa da arco..., la seconda... con scaletta laterale per accedere all'abitazione dello stalliere e del barrocciaio e la terza... divisa da due archi... e coperta a tetto meno che della parte di legno che è a palco per essere ricavalcata da una stanza a tetto accessibile per una scala a pioli e finalmente da una chiostra a tergo; vi corrispondono due pollai, uno dei quali a tetto ed ivi contigua la bottega di fabbro, pure a tetto". In parte modificata risulta anche la destinazione d'uso delle stanze interne. Nell'inventario del 1870, appare la "cella cisterna", scavata sotto il giardinetto antistante il palazzo ed in quello del 1882, al primo e secondo piano, risultano due "latrine" con una predella e un lavamani di ferro con catinella, brocchino e vaso (A. S. F., Asburgo - Lorena, n. 88, fasc. Alberese - mobili e biancheria. Inventario 1882). Nel 1901 "si munirono di reticelle metalliche gli alloggi del signor ministro, del signor agente e quelli dei sott'agenti signor Batocchi,

Il "Palazzo" in una foto aerea scattata prima della nascita del borgo di Alberese.

signor Polacci, signor Consumi; non che la finestra nello scrittoio di quest'ultimo. Fu pure impiantato un uscio, provvisto della stessa rete, tra il1 o e il 20 piano. Tutto ciò allo scopo d'impedire nei notati ambienti l'accesso agli insetti e specialmente alle zanzare". Nel 1904 la casa d'agenzia venne fornita di un impianto di illuminazione ad acetilene. Un gasometro della capacità di "trenta fiaccole" (ancora oggi è visibile la piazzola sulla quale si ergeva il casoltino che lo conteneva) posto sul retro del palazzo raccoglieva l'acetilene prodotta» (M.INNOCENTI '98, pp.91-94 ). Passato in proprietà dell'Opera Nazionale Combattenti, e poi della Regione Toscana, il palazzo è stato oggetto di un ottimo restauro operato dall'Azienda Agricola di quest'ultima, che vi ha sede.