I ruderi del monastero di S.Benedetto, eretto presso la chiesa di Santa Maria Alborense, in ragione dell'originaria necessità che la fondazione avvenisse in posizione strategica a controllo della viabilità, del litorale marino e della foce del fiume Ombrone, sono situati in una eccezionale posizione panoramica, e costituiscono una testimonianza fra le più significative del romanico toscano. L'abbazia è oggi comunemente detta "di San Rabano": in realtà questa dedicazione apparteneva ad un tempietto nel quale era ritenuto fossero conservate le reliquie del santo, posto nei pressi della "Strada della Regina". Di questa sono ancora visibili le tracce e collegava il monastero con la via romana Aemilia Scauri, che transitava a valle, presso l'odierno centro abitato di Alberese. Una insegna di pellegrinaggio, trovata nello scavo archeologico del monastero, forse testimonia come questo fosse luogo di tappa per i pellegrini che percorrevano l'antica consolare. L'abbazia si trova nel cuore del Parco Naturale della Maremma, del quale costituisce l'emergenza architettonica più importante. E' a circa trecento metri sul livello del mare, nella selletta tra i colli di Poggio Lecci e Poggio dell'Uccellina, raggiungibile per mezzo di un sentiero percorso dalle visite guidate organizzate dal Parco.

Il complesso monastico, costruito secondo i tipici canoni benedettini, è costituito dagli edifici adibiti alla vita comune dei monaci e dalla chiesa dedicata a S.Maria. Il 7 aprile del 1101 Ildebrando, vescovo di Roselle, concede all'abate Domenico "Abbatem Alborensem" le decime dovute per le terre di proprietà del suo monastero: è questa la più antica attestazione dell'esistenza del "Monasterium S.Mariae in monte Aborensi positum", la cui fondazione è, dunque, da ritenere con sicurezza avvenuta nell'XI secolo, forse ad opera della famiglia comitale degli Aldobrandeschi, proprietaria della Curte Astiano che nel nome ricorda la mansio romana di Hasta, da localizzarsi poco a sud di Alberese. Un membro di questa famiglia, il templare conte Idobrandino, nel suo testamento del 1208 accenna al fatto di aver tenuto nelle proprie mani il thesaurus Alborensis ecclesiae. L'abbazia apparteneva al territorio della diocesi di Sovana, ma la dipendenza da essa delle chiese S.Benedetto di Grosseto e di Montecalvoli, appena al di là dal fiume Ombrone di fronte alla città che sostituirà Roselle come sede episcopale dal 1138, è ben presto ragione di controversie fra vescovi rosellani ed i monaci: sono documentate liti per la proprietà di chiese e terre, e nel 1122 l'abbazia trova protezione in papa Callisto II, che minaccia il vescovo di pene canoniche qualora non cessi di molestare il monastero, definito nelle sue epistole "beati Petri iuris". Nel quadro della crisi del sistema benedettino nel XIII secolo i monaci abbandonarono l'abbazia, fatta oggetto di ruberie e violenze, che divenne Grancia o Casa di San

Benedetto dell'Alberese, ovvero il suo patrimonio fu trasformato da papa Bonifacio VII in "commenda", che nel 1307 fu affidata da Clemente V ai cavalieri del priorato gerosolimitano di Pisa. Durante le lotte fra Grosseto e Siena la famiglia grossetana degli Abati si impadronì del monastero, trasformandolo in un vero e proprio fortilizio, dotato di alte torri, che, nel 1333, con la vittoria

Pianta della chiesa di Santa Maria. L'edificio fu eretto fra i secoli XI e XII, a conci rettangolari di pietra, ad una sola navata, con il un transetto che forma due cappelle laterali.

Scavo archeologico del complesso monastico. Insegna di pellegrinaggio raffigurante S.Nicola di Bari. Sec.XIII

 
senese su Grosseto rimase sottoposto a Siena, sebbene il suo possesso fosse fortemente rivendicato da Pisa. Nonostante che nel 1378 papa Urbano VI decidesse il ritorno dell'abbazia ai gerosolimitani, Siena continuò ad esercitare su di essa il proprio predominio tanto da stabilire, nel 1438, lo smantellamento delle sue fortificazioni, fatto questo che determinò anche il decadimento del complesso monastico. Nel 1474 la residenza priorale dei gerosolimitani fu trasferita dal monastero al luogo ove è oggi il centro abitato di Alberese, ed il monastero venne definitivamente abbandonato alla metà del XVI secolo. Le reliquie custodite nella chiesa di S.Maria furono portate nella cattedrale di Grosseto, dove, come testimonia il visitatore apostolico Francesco Bossi nel 1576, erano oggetto di grande venerazione.
 

 

Il campanile. Con la fortificazione dell'abbazia nel XIV secolo il campanile originario viene rialzato per adeguarlo alla funzione di vera e propria torre di difesa e di avvistamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

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