«Al piano, presso la marina, nella Tenuta dei Lorena, vi è la cappella curata dell'Alberese, con due altari: il maggiore dedicato a S.Antonio Abate e l'altro alla Madonna del Rosario, a S. Rabano e a S.Apollonia. In una nicchia davanti a quest'altare vi è un dipinto in tela rappresentante la Madonna col Bambino, opera di qualche pregio eseguita e donata da una Granduchessa dei Lorena. Anticamente era una chiesa priorale, e la sede primitiva era sul colle dell'Uccellina, di cui fra poco diremo. Fabrizio Carrer - così un'iscrizione - dei Marchesi Finari di S. Rabano fece costruire dalle fondamenta questa cappella ad onore di Dio, del beato Giovanni Battista e per salute delle anime: 1587. - L'altare della Madonna del Rosario fu aggiunto soltanto molti anni dopo, cioè nel 1694, a spese di Giovanni Boldrini di Montalcino, fittavolo della tenuta, che allora apparteneva ai cavalieri gerosolimitani. A tempo della dominazione lorenese in Toscana si festeggiava solennemente ogni anno all'Alberese, con l'intervento di tutti i Canonici di Grosseto, la festa di S.Rabano, arcivescovo di Magonza, uno degli uomini più dotti del secolo nono, ricordato anche da Dante (Parad. XII. 139): anzi da documenti certi del 1722 apparisce che la cappella era dedicata da prima allo stesso Santo, di cui conservasi in prezioso reliquiario parte delle ossa» (G.FABRIZIANI '05, pp.540-541).

Sulla porta della chiesa è collocata l'arme dei marchesi Finari con questa epigrafe «Rev. Fr. Fabricius Cerretius March. Finarii S. Rabani praeceptor hanc ecclesiam ad honorem Dei, beati Ioannis Baptistae et animarum salutem a fundamentis erexit, anno Domini MDLXXXVII ». La lapide ricorda l'edificazione della cappella del "Palazzo dell'Alberese", avvenuta a seguito delle vicende che portarono all'abbandono dell'Abbazia di S.Maria Alborense: «Su di una collina che si protende verso la riva sinistra del fiume Ombrone poco lungi dalla via Aurelia, nel declivo orientale del gruppo costiero dell'Uccellina
sorgeva un castello che poi divenne sede della Prioria dell' Alberese, ed oggi, dopo varie trasformazioni ridotto ad agenzia della tenuta omonima. Fino dal secolo XV in quel luogo fu edificato in aiuto al presidio dell' antico fortilizio, già monastero AIborense, un palazzotto dall' illustre cavaliere e priore fra Beuccio di Ser Cristofano Capacci nobile senese. Un po' più tardi, cioè nel secolo XVI quando le piraterie saracene inquietavano senza tregua i nostri mari, i cavalieri abbandonato il forte colla chiesa sul monte, stabilirono di fortificarsi in basso nel palazzotto priorale, e veniva inalzata con i criteti dell'arte militare una sicura e così ben guernita fortezza, ossia castello nuovo dell' Alberese. Infatti è dato di osservare anc'oggi l'andamento delle muraglie esterne a forma di sprone con caratteri propri delle costruzioni importate fra noi dopo le disaslrose guerre fra Spagna e Francia. Sappiamo che nel 1568 una nuova incursione di pirati turchi tentò di dare il saccheggio a questo castello, ma per il pronto accorrere delle milizie grossetane fu scongiuralo tale flagello, tantoché il Granduca Cosimo I gratificò i grossetani per tale prova di valore. Nei primi anni del secolo XVII si smantellò Il castello nuovo dell' Alberese e fu ridotto a fattoria da un priore di casa Medici (D'ambo i lati della porta d'ingresso della fattoria odierna esistono due stemmi medicei ognuno con questa iscrizione "D. Antonio Medici Commendatore Hiero-
solimitano. Anno MDCVIII"). Risale alla seconda metà del secolo XVI la edificazione della chiesa tutt'oggi officiata, dedicata al patrono dei gerosolimitani, S. Giovanni Battista, mentre la tenuta ossia prioria dell' Alberese s'intitolava di San Rabano dall' antico romitorio ivi esistente.
 

Epigrafe posta sulla facciata della chiesa. Trascrizione di Don Vittorio Burattini ( da M.INNOCENTI '98, p.108).
"Il reverendo frate Fabrizio del Carretto marchese di Finale, precettore di san Rabano, eresse questa chiesa dalle fondamenta in onore del beato di Dio Giovanni Battista e per la salvezza delle anime l'anno del Signore MDLXXXVII"

 

Trovasi scritto che si conservavano nell'antico monastero benedettIno le reliquie di quel  santo e  che quando fu abbandonata la chiesa, dividendosene le spoglie

tra l' abate commendatario, la confraternita di S.Pietro in Grosseto e quella di S. Stefano in Montiano, dette reliquie furono lasciate alla cura del primo, e di poi gelosamente custodite nella nuova chiesa sotto tre chiavi, tenute, una per ognuna, dalle tre ridette parti. Nella seconda domenica di maggio di ogni anno tanto l'una che l' altra Compagnia si recava processionalmente alla chiesa dell' Alberese ad onorare le reliquie di San Rabano. In quella circostanza l'amministrazione della tenuta doveva somministrare ai confratelli intervenuti completo trattamento. Sorsero in progresso di tempo varie differenze fra le due confraternite, tantoché il gran Priore dei cavalieri gerosolimitani di Pisa, fra Tommaso Del Bene, da cui dipendeva la tenuta di S. Rabano dell' Alberese, pronunziò due sentenze di pace, una sotto dì 30 ottobre 1719 l'altra ai 21 marzo 1721. In virtù delle leggi granducali della seconda metà del secolo XVIII, l'ordine dei cavalieri di Malta, fu costretto a vendere l'Alberese che nel 1783 fu aggregato al Comune di Grosseto. Passò quindi questa grande tenuta in enfiteusi a vari signori, e finalmente i principi Corsini nel 1838 la cederono al granduca Leopoldo Il che da saggio sovrano non solo ma anche da solerte proprietario cercò di ampliarla, bonificarla, e renderla così maggiormente ferace e salubre» (A.CAPPELLI '10, p.57).