Il secolo XVIII
 

Archivio di Stato di Firenze. Piante delle Regie Possessioni 606. "Pianta della Tenuta dell'Alberese". Di Ansano Ruini. Anno 1719.

Il peggioramento delle condizioni ambientali determina, nella seconda metà del XVII secolo, una successione di affittuari che ne provocano il continuo degrado, anche per l'impossibilità di una conduzione economicamente vantaggiosa della tenuta, Particolarmente fallimentare è la conduzione della famiglia grossetana Ariosti, affittuaria dal 1698 al 1738: al termine della loro gestione la tenuta aveva «le fosse non cavate... i bestiami non accomodati... le fabbriche non resarcite et in specie del molino ridotto in stato che non vi si può macinare» e i prati «che hanno sofferto». È questa la "fotografia" della tenuta fatta, nel 1739 (Archivio di Stato di Firenze. Scrittoio delle Regie Possessioni 3778, XV, 3), dal notaio Giuseppe Bianchi, nella relazione da lui redatta in occasione della restituzione di Alberese ai Cavalieri di Malta. La decisione dello Scrittoio delle Regie Possessioni di rinunciare all' amministrazione della tenuta apre, per questa, un periodo in cui vengono effettuati importanti interventi per tentare di

metterne finalmente a frutto le grandi potenzialità. Protagonista di questo periodo è la famiglia Corsini: «il 17 ottobre 1733 con "motu proprio", il pontefice Clemente XII (Lorenzo Corsini, che resse il pontificato dal 1730 al 1740), "ascrisse e aggregò tra i cavalieri di giustizia dell'Ordine Gerosolimitano della lingua italiana" il pronipote Lorenzo Maria Clemente Corsini ancora "infante", figlio del duca Filippo, e il 17 marzo dell'anno successivo gli conferì il Gran Priorato di Pisa. Solo dal 1740, tuttavia, don Lorenzo Maria entrò in pieno possesso dell'Alberese, la cui amministrazione fu affidata al duca.

 

Archivio di Stato di Siena. Quattro Conservatori 3052-30. "Pianta di tutta la pianura di Grosseto colle sue adiacenze per discorrere dei bisogni di quella nel 1748". Particolare dell'area della tenuta di Alberese. Sono registrati, oltre al Palazzo ove risiedeva il "ministro" della famiglia Corsini, i nuovi edifici di Val di Solco e di Spergolaia ed i "Fossi nuovi per scolo" scavati nel biennio 1740-42.

Nel biennio 1747-1748 venne compilato un "libellus censualis seu cabrevatio bonorum vid. praeceptoriae sancii Rabani" iniziato il 6 febbraio e terminato il 26 aprile 1748 che, oltre la descrizione accurata del palazzo e della chiesa, contiene quella delle "22 partite" in cui fu diviso il territorio alberesano, la cui estensione fu "ritrovata essere di misura alla senese moggia 1.888, staia 7 e tavole 20...II grande patrimonio della famiglia era amministrato dalle due "case" di Roma e Firenze: al "ministro", che si avvaleva della collaborazione di un computista per le scritture contabili e risiedeva nel palazzo, era affidata la gestione amministrativa e l'organizzazione dei lavori da compiersi nella tenuta....I lavori erano a conto diretto; a due compagnie, delle quali una di aquilani, erano affidati quelli autunnali e primaverili: in particolare gli aquilani erano preferiti per i lavori di escavazione e "netta" delle fosse, della costruzione, della "rinfiancatura" e dell'eventuale "riattamento" dei "bastioni", spesso in parte rovinati, oltre che dalle piene del fiume, dal transito del bestiame brado. Le faccende estive erano affidate, invece, a "operanti" avventizi: la "raccolta e ammontinatura" dei fieni e la "fattura de fienili" erano assegnate principalmente "a cottimo", mentre la segatura e la "trita" dei grani e delle biade a opera.....Il grano era inviato a Livorno utilizzando anche lo scalo della Trappola. Presso le due fonti di Acquaviva e Spergolaia esistevano due orti, con alberi da frutto e due vigne. L'olivicoltura ebbe sempre scarsa attenzione, anche se nel 1748 si osservò che esisteva "fra la valle dell'Antoniella e Valle Calda un grande oliveto, benché trasandato e lasciato in abbandono"...Nel 1740 i fabbricati in muratura ("fabbriche") erano il palazzo, la chiesa, il molino, la casetta di Val di Solco e "uno stanzone ad uso di granaio, lungo braccia sessanta e largo braccia 12, chiamato il Grana-
rone e posto dove oggi sono i Magazzini. Per tutto il periodo del loro possesso, i Corsini, oltre alla ristrutturazione dei fabbricati esistenti e ad interventi di manutenzione ordinaria, limitarono la loro attività edilizia alla costruzione di pochi edifici: nel 1756 fu costruita la "nuova osteria" o "dispensa nuova" (attuale podere Le Frasche) e tre anni più tardi, fu edificato presso la chiesa un granaio...Numerose, invece, le capanne sparse su tutta la superfìcie aziendale. A Spergolaia nel 1761 era un capannone per i "buovi" e nel quarto di Cerretale una capanna per servizio degli aquilani....L'amministrazione Corsini intervenne economicamente fin dall'inizio, oltre che per l'acquisto di bestiame, per la realizzazione di opere di bonifica. Per lo studio degli interventi da farsi e la loro realizzazione fu chiamato l'ingegnere Giuseppe Morozzi e i lavori iniziarono nel 1740. Dapprima vennero "rinfiancati" gli argini molto danneggiati dal transito del bestiame brado. Nel biennio successivo venne scavato il "fosso maestro al Pedagno" ....venne costruito il controfosso della Corsica e scavate ben 6.937 canne di fosse e fossette nei piani per migliorare lo scolo delle acque. Il mulino, ridotto in pessime condizioni, venne riattato.. Furono costruiti due ponti sui fossi Pedagne e Corsica. Nel 1743 lavori ordinari di manutenzione e la costruzione dei controfossi "de Tramezzi" e "della Mala Spesa". ...Nel 1752 Morozzi fu sostituito dall'ingegnere Bernardo Sgrilli di Poggibonsi, a cui successe tre anni più tardi il fiorentino Giovanni Maria Veraci. Nel 1756 furono effettuate 42 "opere" dagli aquilani "a fare un gorello per l'acqua di Piscina Statua all'effetto di tentare di condurla al mulino" e l'anno successivo fu costruita la cateratta al fosso della Corsica e oltre 4.246 canne di nuove siepi per impedire il libero transito del bestiame brado. La situazione idrogeologica dell'Alberese peggiorò notevolmente in seguito alla costruzione operata dallo Ximenes dell'argine alla destra dell'Ombrone negli anni 1768 e seguenti...» (M.INNOCENTI '98, pp.45-53). Verosimilmente è a causa di questo che, nonostante gli sforzi fatti, nel 1787 viene annotato che la «tenuta è un vasto deserto pessimamente coltivato, anche nei migliori terreni, dove alla riserva di qualche bestiame non si vede nessuno» (P.L.D’ASBURGO LORENA, Relazioni sul governo della Toscana, a cura di A.SALVESTRINI, Vol.III, Firenze 1974PROVINCIA INFERIORE E SUPERIORE DI SIENA 1787). Nel 1798, con l'occupazione di Malta, la Repubblica francese incamera i beni dell'Ordine, e dunque la famiglia Orsini versa al governo francese il canone dovuto per l'Alberese, fino al ritorno della tenuta all'amministrazione delle Regie Possessioni.

Torna su