Il secolo XVII
 

Archivio di Stato di Firenze. Scrittoio delle Regie Possessioni, 3541, ins. n.1"Carta Topografica della Tenuta dell'Alberese". Allegata alla "Relazione dei beni della Maremma ...fatta l'anno 1607 da Francesco Giraldi".

Alla nomina di Antonio Medici come successore di Fabrizio del Carretto nell'incarico di commendatario di Alberese, segue ben presto (1598) la cessione in affitto della tenuta al granduca Ferdinando I, «per servizio delle razze delle cavalle di sua altezza serenissima e suo bestiame vaccino», e l'esclusione di "tagliar legna per vendere". Se, dunque, inizialmente l'utilizzazione della tenuta - amministrata dallo Scrittoio delle regie Possessioni - non è prevista in maniera differente da quella precedente, nondimeno il Governatore delle Possessioni di Maremma, Cosimo Fabbroni, riesce a risanarne il bilancio fin dai primi anni della sua gestione. Dal 1607 il Fabbroni inizia nella realizzazione di interventi finalizzati all'ampliamento della superficie coltivabile, perseguendo dunque quell'obiettivo di grande produttività che per la tenuta è ritenuto possibile nella relazione al granduca di Francesco Giraldi, grazie anche all'alto prezzo dei grani. Fino al 1612, i terreni seminabili furono circa 15 moggia. In quell'anno il Governatore (Archivio di Stato di Firenze.Scrittoio delle Regie Possessioni, 2509, fasc. I, lettera del 13 giugno) fece «diceppare circa moggia 12 di terreno per sementare dal Casino verso la marina per agiungere la sementa et sementare almeno ogni anno 25 o trenta moggia di grano...talché se ne caverà più di pastura et questo altro anno ho fatto fare colti per moggia 25 di sementa» L'anno successivo Fabbroni comunicò al Granduca che «all'Alberese ci sarà circa moggia 100 di grano della lavo-

reria che si fa a nostra mano» e nel 1614 150 moggia. «Il tipo di contratto che fu scelto per l'avvio e lo sviluppo della cerealicoltura fu la cosiddetta mezzadria a riempiera o a ricopriera, e fu stipulato nel 1613 tra Lorenzo Papini "al presente fattore della fattoria di Alberese et Castiglione della Pescaia" e "messer Taritio di Antonio Bardottini da Grosseto". Il contratto (Archivio di Stato di Firenze. Scrittoio delle Regie Possessioni, 2509, fase. F, "Negozi e rescritti dai 1613 ai 3623", n. 9) aveva la durata di tre anni...A Taritio dovevano essere affidati "tutti li bovi e bufali, cavalli, masseritie di campo, fieni et paglie et altro che ci fussi per conto del campo... per dovere tutto pagarsi i tre anni ogni anno la rata, in tanto grano buono et mercantile, condotto nel magazzino di Alberese o alla barca secondo che farà di bisogno, a tutte sue spese"... Le sinergie, diremmo oggi, fra Scrittoio e affittuari portarono a risultati incredibili: dalle 150 moggia di grano raccolte nel 1614, si passò a ottocento nel 1615 e addirittura mille nel 1616 e nel 1617 in soli sette anni i terreni seminativi passarono dalle 25 moggia del 1613 alle circa 200 del 1620. Questo risultato fu possibile grazie ad una intensa attività di dicioccatura e di disboscamento, in netto contrasto con gli accordi contrattuali...Nel 1635 venne modificato il tipo di concessione, passando dalla mezzadria a riempiera all'affìtto. Il nuovo tipo di contratto presentò numerose novità: il conduttore doveva corrispondere al concedente un canone, misurato in moggia di grano, stabilito annualmente (nel 1635 fu di 250 moggia) e le spese di coltivazione furono poste tutte a carico del conduttore, che, inoltre, fu "obbligato seminare moggia ottanta di grano e non più a fine che le terre si riposino e si riduca questo lavoro in terzeria". Nonostante il nuovo ciclo di lavorazione fosse stato prolungato di un anno "la fattoria dell'Alberese... non rendeva più quel frutto che aveva reso per il passato, perché parte di quelle terre erano stracche dalla continua cultura (sic!) e parte avevano scoperto il salmastro." Vennero inviati esperti "ingegneri e fattori di campagna" che riferirono "che non ci è miglior remedio che voltare sopra dette terre il fiume Ombrone, aprendogli una bocca in luogo detto Campon Rosso o vero al Ponte dei Diavoli, acciò che la torbida che porta, in progresso di più anni, ricolmasse e rassettasse le stracche e salmastre e ne rasciugasse altre» (M.INNOCENTI '98, pp.40-41). Infatti, per quanto numerosi siano gli interventi dello Scrittoio delle Regie Possessioni, particolarmente sull'arginatura dell'Ombrone e sul corso dei fossi Corsica e Pedagno, nondimeno le continue alluvioni provocate dal fiume riportano il territorio a condizioni di degrado forse anche peggiori di quelle del secolo precedente.
 

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