Dall'Ordine di Malta alle Regie Possessioni
 
«Pianta dimostrativa della Tenuta dell'Alberese, Giuseppe Baccani perito, 30 maggio 1805 (Tenuta Regionale dell'Alberese, Palazzo Granducale dell'Alberese). Acquarello e china su carta ruvida; cm 43 x 54; est in alto; senza scala; planimetria con squadratura marginale.

 

La planimetria - per quanto frutto di un lavoro speditivo come l'autore (un perito non inserito nell'amministrazione pubblica) onestamente non manca di precisare - si qualifica come prodotto di grande interesse per la puntuale restituzione delle principali componenti paesistiche della grande tenuta gerosolimitana tradizionalmente gestita dai principi Corsini, che l'avrebbero rilevata a livello nel 1815. Si riportano i proprietari confinanti (Stefanopoli e Giuggioli di Grosseto, Bonnesi di Montiano, i senesi Marsili del Collecchio, ecc.), i pochi insediamenti sparsi (convento diruto di San Rabano, palazzo con i vicini fabbricati della Fienilessa e dell'osteria, il mulino, il Granaione poi detto Magazzini, la casa di Val di Solco,

le torri di Collelungo, della Trappola e delle Vecchie Saline), i paduli della Giuncola e dell'Alberese, di Piscina Statua e dell'area costiera tra Tombolo marino e Ombrone (detto prima "terreno paludoso" lungo il fosso pedagno Nuovo e poi "Tombolello paludoso e salmastroso" ), i vari fossi e canali alcuni evidentemente realizzati da poco tempo dai conduttori Corsini (oltre al Pedagno Nuovo e a quello Vecchio, i corsi d'acqua Malaspesa, Reale, Corsica tutti drenanti la pianura con imbocco in vari punti dell'Ombrone), le strade (la Grosseto - Orbetello, con più a valle la vecchia "Strada Aurelia detta del Diavolo" con le "Vestige del ponte Aurelio oggi detto del Diavolo", la via della Giuncola, ecc.). Sorprende constatare, per quanto riguarda il diverso uso del suolo, l'ampia rilevanza dei seminativi arborati nei confronti dei terreni acquitrinosi di piano e di quello "Montuoso, scosceso, macchioso" dell'Uccellina", mentre non risulta indicato il seminativo nudo che sicuramente prevaleva. La presenza di alcune lettere alfabetiche in rosso alle basi del meandro della Voltina (tra le località Barca e ponte del Diavolo) sembra indicare un progetto di raddrizzamento del corso dell'Ombrone». (D.BARSANTI-L.BONELLI CONENNA-L.ROMBAI [a cura di], Le carte del Granduca. La Maremma dei Lorena attraverso la cartografia, Catalogo della Mostra in Grosseto, Fortezza delle Mura, 26 ottobre - 27 novembre 2001, Biblioteca Comunale Chelliana, Grosseto 2001).

 

Il 19 luglio 1808 l'Ordine dei Cavalieri di Malta è soppresso. L'Alberese entra a far parte del Demanio dell'Ombrone e la famiglia Corsini, che già dal 1798 corrisponde l'affitto al governo francese, continua nella conduzione della tenuta secondo un nuovo contratto. Questo è redatto nel 1811 a cura del direttore del Demanio, che a questo fine incarica l'ingegner Giacomo Passerini di effettuare una perizia sullo stato della tenuta. Il contratto non ha attuazione in ragione delle vicende politiche che conducono alla Restaurazione conseguente alla caduta di Napoleone, e ne è fatto uno nuovo allorché i beni del soppresso Ordine dei Cavalieri Gerosolimitani vengono incorporati dall'Amministrazione dei Beni Ecclesiastici della Toscana. «Tutta la documentazione relativa all'affare Corsini fu richiamata da Parigi e finalmente il Direttore dei Beni Ecclesiastici di Siena presentò "il suo definitivo progetto di contratto", approvato dal granduca Francesco III, con sovrana risoluzione, il 12 dicembre 1814 e rogato il 23 settembre dell'anno successivo dal notaio Carlo Redi di Firenze. Nel 1826 l'ingegner Filippo Passerini eseguì tutte le operazioni "occorse all'occasione dell'affitto della tenuta di Alberese al signor dottor Anton Giuseppe Collacchioni della Pieve di Santo Stefano". L'affitto ebbe decorrenza dal 5 dicembre 1826. Con "pubblico Istrumento del 28 settembre 1831", la tenuta entrò a far parte dei beni delle Regie Possessioni. Ai Corsini, "livellari rinunzianti", fu riconosciuta "per fino che esisteranno persone comprese nella concessione, l'annua corresponsione di lire settemila"» (M.INNOCENTI '98, p.46). Il ritorno della tenuta sotto l'amministrazione dello Scrittoio delle Regie Possessioni Toscane è voluto dal granduca Leopoldo II nel quadro del suo programma di «buonificamento» della Maremma: ciò è indispensabile perché, nonostante sia da lungo tempo oggetto di tentativi di bonifica, il territorio dell'Alberese rimane ancora con estese aree palustri. Nel 1839, con la Tenuta della Badiola di Castiglione della Pescaia, è infine acquistata dallo stesso granduca, ed al patrimonio privato lorenese rimane fino alla prima guerra mondiale.
 

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