L'Opera Nazionale Combattenti
 

«Alberese: 14 ottobre 1923. Occupazione da parte dei combattenti dell'immensa tenuta degli Asburgo e Lorena , usurpata per anni dal Duca Lante della Rovere Pietro di Bagnaia» (M.INNOCENTI '98, p.79

L'attuazione del contratto relativo alla vendita della tenuta (assieme a quella della Badiola) al duca Lante della Rovere, che ne entra in possesso alla fine del 1914, è complicata dall'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria nel maggio del 1915. Il duca, sentito il governo italiano, rifiuta di pagare le rate successive alla prima, pagata alla firma del contratto, ed effettua il deposito di un rateo presso l'ambasciata di Spagna, in attesa del chiarimento della situazione.
 

Questa si evolve secondo la rivendicazione della confisca della tenuta come bene austriaco in Italia, di cui si fa promotore il giornale grossetano Etruria Nuova, e che giunge ad interessare il parlamento nazionale. Le vicende della guerra non consentono che sia data soluzione alla questione, e questa arrriva solo nel 1921, con l'incameramento al demanio dello Stato delle due tenute già della famiglia Lorena. Il 17 marzo del 1922 il prefetto di Grosseto effettua l'esprorio della tenuta che nell'ottobre dello stesso anno è affidata in gestione

all'Opera Nazionale dei Combattenti. «Non è che quel decreto venne pacificamente accettato e rispettato: da una parte i seguaci del Della Rovere, dall'altra gli ex combattenti, dettero origine infatti a contrasti e agitazioni varie, che richiesero anche frequenti ricorsi a ufficiali giudiziari e forza pubblica...Nel corso del '24 l'Opera Naz. Combattenti poté comunque assumere in concreto - oltreché sulla carta - la gestione della tenuta di Alberese... una vasta tenuta a coltura estensiva (2/3 del seminativo era lasciato a pascolo) con ben scarso margine per produzioni industriali, ortofrutticole e comunque specializzate. Né l'O.N.C., che aveva acquisito Alberese con il preciso compito di completarne la bonifica idraulica e di attuarvi una bonifica integrale (come a Coltano o a Maccarese), riuscì anche in seguito a modificare sostanzialmente il carattere mono-bicolturale dell'azienda, a parte la colonizzazione di altri terreni...
 

O.N.C., Le tenute di Alberese e Badiola, 1925. Tenuta di Alberese. Situazione delle colture e l'appoderamento nel 1924. Da M.INNOCENTI '98, p.90.

Fenomeno di rilevante importanza sociale - direi etnica - fu all'Alberese, nel dopo guerra, l'avvento dei veneti. Giunsero da zone del nord-est italiano che aveva conosciuto i disagi del conflitto contro l'impero austro-ungarico, ed appartenevano a gruppi familiari numerosi, con scarsa terra e nessuna prospettiva di lavoro. E non trovarono di certo assistenza sociale e morale adeguata, ad attenderli, poco meno che stranieri in un territorio ancora malsano e da bonificare. Non contratti di lavoro equi, non orari possibili, non rispetto della scolarità per i bambini, non ripartizione dei raccolti secondo il teorico rapporto mezzadrile, con il pretesto dei debiti da estinguere. E così nacque un'isola etnica veneta nel cuore della Maremma, che solo diversi decenni più tardi, faticosamente, ha cosciuto i processi dell'integrazione. L'O.N.C. assumendo nel '26 la gestione dell'Azienda, non trovò dunque una tenuta ben organizzata, e con  programmi  colturali  e  amministrativi
corretti e di facile attuazione. Ebbe così inizio da parte del Genio Civile e dell'O.N.C. stessa una serie di lavori, intesi sia a completare un risanamento idraulico, sia alla sistemazione colturale dell'Azienda. Risultati di queste iniziative furono: il completamento dell'argine sinistro dell'Ombrone, lo scavo dei canali Essiccatore principale e Scoglietto-Collelungo, e la canalizzazione delle acque confluenti all'ldrovora di S. Paolo (1938) verso Bocca d'Ombrone. Nel periodo del '25 al '35, una parte della zona bonificata venne affittata con contratto novennale a miglioria, ma successivamente, la gestione delle zone coltivabili avvenne soltanto per mezzadria e per conduzione diretta mediante salariati. Le unità poderali della tenuta, affidate per quanto possibile a ex-Combattenti, vennero stabilite con una superficie fra i 15 e i 25 ha, per uniformità con altre zone toscane che presentavano analogie pedologiche e colturali. Nel 1953, praticamente a conclusione delle iniziative dell'O.N.C., l'Azienda
disponeva di 132 poderi della superficie media di ha 22,7, occupanti in totale il 44,3% della sua intera estensione. Ciascun podere, dotato di una quindicina di bestie vaccine, di un vigneto e di un uliveto, coltivava per lo più grano e piante da foraggio, ed era accudito da una famiglia con 5 o 6 unità lavorative. Il restante 55,7% della Tenuta, pari a 3.759 ha, era invece condotto per salariati fissi e giornalieri (150 famiglie), che lavoravano nelle aree boschive, nei prati-pascoli permanenti, e in diverse zone di golena oltreché nell'oliveto aziendale. Fino quasi al termine degli anni quaranta il criterio colturale cui ci si ispirava all'Alberese era quello della quarteria (un anno a seminativo e tre a pascolo) che venne sostituita negli anni cinquanta da un più razionale avvicendamento quadriennale (I-grano; Il-colture di rinnovo; III-grano-leguminose da foraggio; IV-foraggere). Rispetto ai 1.350 ha seminati nel 1926, il seminativo raggiunse negli anni '50 poco meno di 3.000 ha (corrispondenti grosso modo alla superficie condotta per mezzadria), ancora coltivati in prevalenza a grano sia tenero che duro (quest'ultimo circa il 25%)...Per l'evoluzione del popolamento, basti ricordare che nel 1925 vivevano ad Alberese 18 famiglie di mezzadri, delle quali 12 in poderi doppi o di vecchio tipo, e 6 in dimore singole ma non per que-

Tenuta di Alberese. Pianta della tenuta nei primi anni Cinquanta. Da M.INNOCENTI '98, p.91. Sono rilevati i canali realizzati per la bonifica.

sto meno vecchie. Nel 1953 le famiglie di mezzadri erano diventate 132, per un totale di 1233 anime. E si contavano inoltre ad  Alberese: 53 famiglie di salariati fissi per un totale di 200 unità; 28 famiglie di avventizi fissi perun totale di 39 unità; 31 famiglie di avventizi fissi industriali per un totale di 130 unità; 23 famiglie di impiegati agricoli per un totale di 79 unità; 44 famiglie di addetti ad altri settori per un totale di 178 unità. In totale, dunque, erano 331 famiglie per complessivi 1859 abitanti, dei quali 630 originari del Veneto.Sempre nel '53, il 55% della popolazione era infine di sesso maschile, mentre la densità delle zone appoderate si manteneva in soli 36,2 abitanti per Kmq...L'Ente di riforma fondiaria, all'inizio degli anni '50, interessò soltanto per riflessi marginali l'azienda. Nacque infatti nel '52, al confine nord-orientale dell'Azienda, il villaggio bracciantile di Rispescia, intitolato a S.Maria, che costituì semmai un esperimento nuovo di organizzazione del lavoro rurale, e un incentivo verso l'evoluzione della condizione contadina nella zona. Nel '54, infine, i coloni di Alberese ebbero in proprietà quelle stesse terre che già avevano duramente coltivato per venti anni» (G.GUERRINI '83, pp.111-119). Nel 1975 la legge istitutiva del Parco Regionale della Maremma include nei confini del parco stesso le terre rimaste in gestione dell'O.N.C., che dal 31 marzo 1979 il passano alla gestione della Regione Toscana.

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